Era una splendida giornata d’autunno, quel 13 dicembre 2005. Di fronte alla Madonnina del porto – appostata in cima alla stele che domina Messina – Francantonio Genovese saliva le scale di Palazzo Zanca per prendere possesso del suo nuovo trono: il Municipio della città. Il suo esercito lo aveva protetto dagli attacchi di sorpresa del suo avversario, Luigi Ragno, comandante delle truppe del Centrodestra, non senza un dispendioso esborso di euro per fiaccare le schiere nemiche. Con il senno di poi, si può tranquillamente sostenere, riguardo all’ascesa al trono di Genovese, ribattezzato Franzantonio per via del suo legame societario con la potentissima famiglia Franza e definito BoKassa per aver mangiato i sogni e le speranze dei messinesi, che l’inadeguatezza dei comandanti di Ragno era aumentata proporzionalmente al loro grado. Per guidare unità scelte della cavalleria azzurra sarebbero occorsi due requisiti: ricchezze di idee e intelligenza politica. L’aver destinato Luigi Ragno a fare il sindaco, con il contorno di assessori inadatti al ruolo, aveva rappresentato il colmo della dabbenaggine. Le urne si erano prese la briga di bocciare impietosamente degli sciocchi e presuntuosi per promuovere chi, al contrario loro, è un cinico, un subdolo, un astuto affarista. Di questo Comandante in capo di Palazzo Zanca l’unica cosa che si può dire in suo favore è che mai si prese la briga di dirigere alcuna azione militare. Preferiva assistere da spettatore alle battaglie, a Destra come a Sinistra, a rispettosa distanza. Salvo poi aprire i cordoni della borsa al momento opportuno per ingaggiare questo o quello. Le pagine di questo libro raccontano un anno di storia politica vissuta nella città di Messina e la resistenza messa in atto da un manipolo di indomiti combattenti, per nulla vogliosi di finire i loro giorni sotto la tirannide bokassiana. Il tempo sarà galantuomo…
Benvenuti all’one man show sullo Stretto, in una città, sempre nelle ultime posizioni della classifica sulla qualità della vita, baciata dalla natura e stuprata dalla politica, dove esistono ancora famiglie costrette ad abitare nelle baracche mentre ci si prepara a festeggiare, con i relativi cospicui investimenti, il centenario del terremoto che l’ha rasa al suolo. A Messina fa tutto il sindaco Genovese, democristiano d’antan e socio in affari della famiglia Franza. Traghetti, alberghi, pallone, imprese, coop. Insomma, se la canta e se la suona. A riprova che nel Belpaese del conflitto d’interesse non gliene frega nulla a nessuno. Se sei Berlusconi, mille accuse per un facile ricatto morale epperò nessun fatto concreto; se sei di sinistra, silenzio di tomba. Con l’eccezione di questo diario, da leggere e meditare.