È proprio il caso di dire: “meglio tardi che mai”. Dopo avere aperto all’insegnamento dell’inglese sin dalla materna, stavolta la Ministra dell’Istruzione va oltre affermando che “si dovrebbero rendere obbligatorie le lezioni di inglese con insegnanti madrelingua fin dalla primaria: assolutamente, e questa cosa di deve portare avanti anche alle superiori, è fondamentale”. Peccato che il proposito della Fedeli sia stato espresso da Anief da diverso tempo, già all’indomani dell’assurda cancellazione, risalente a dieci anni fa, di 10 mila posti a seguito della scellerata Legge 169/2008 che, assieme alla Legge 133/08, ha prodotto un maxi-risparmio per lo Stato a spese dei fruitori e dei lavoratori della scuola pubblica.
“In questi anni – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – il nostro sindacato ha sempre chiesto la reintegrazione di quei posti, che garantivano una maggiore qualità dell’insegnamento della lingua divenuta oggi indispensabile per muoversi nel mondo e nel mercato globalizzato. Come ci siamo battuti in tutti i modi per l’insegnamento su moduli, quindi per il tempo pieno, la cui sottrazione portò a un taglio di ulteriori 30 mila posti e ai peggiori risultati di sempre dei nostri bambini sull’apprendimento. E pensare che prima di quei tagli, voluti dall’ultimo Governo Berlusconi, l’Italia era al quinto posto dei rapporti PIRLS per apprendimento e formazione studentesca”.
In tanti avevano sperato, Anief lo aveva anche chiesto formalmente durante le audizioni tenute in Camera e Senato, che il decreto attuativo n. 65 della Legge 107/2005 potesse risolvere la questione; invece, la Buona Scuola non ha previsto alcun ritorno al maestro specialista della lingua inglese, né del maestro prevalente su moduli, né tantomeno ha abolito la Legge 169/2008.
“Ora che la Ministra uscente ammette la centralità dello stesso ripristino, invitiamo il nuovo inquilino di Viale Trastevere ad ascoltarci. Perché, in questi ultimi dieci, abbiamo già compromesso la formazione linguistica di tante generazioni. Non si può, per ragioni di mera economia, sacrificare il diritto a un’istruzione completa, specifica e migliore”, conclude il sindacalista Anief.