C’era una volta una Federazione pallacanestro che distribuiva certezze indistintamente a tutti, e a tutti in modo equo. Volenti o nolenti ora si deve cambiare, ed ecco all’orizzonte una Federazione che semina più dubbi che certezze, più equivoci che regole.
Il basket a modo mio è lezione di etica: E’ andata male e andrà sempre peggio, se continua così. E francamente non vedo come possa non continuare allo stesso modo.
L’ultima tegola è il caso “Barcellona Pozzo di Gotto”: due formazioni, una in B maschile e un’altra l’Orsa, società satellite della prima, in C silver.
Orsa prima esclusa dal campionato e ora riammessa dalla Corte d’Appello sportiva dopo aver presentato una corposa documentazione. Sul tavolo dei giudici sportivi la disputa dei tornei obbligatori giovanili del Barcellona basket e dell’Orsa: dopo questa ultima sentenza – DOA alla mano – il Barcellona perde il diritto a partecipare al campionato Nazionale di Serie B dalla prossima stagione. Clamoroso!
Insomma, controlli, regole, dispute che lasciano veleni come se non bastassero già quelle recenti, vedi il caso Viola Reggio Calabria.
E così gli appassionati della pallacanestro si chiedono: la Federazione farà pagare allo stesso modo chi si trova in condizioni economiche diverse? Ah, che estate torrida per i federali: tra pressioni, polemiche, esposti, debiti, mancate iscrizioni.
Si dice in questi casi che l’errore spesso sia frutto della solita miopia: l’ingiustizia più grande, come diceva don Milani, è far parti uguali tra disuguali.
La Federazione insomma dimostra la sua debolezza quando vuol salvare capra e i cavoli e nel caso Barcellona è messa sulla cattiva china dalla Fip siciliana che come spesso accade negli ultimi anni, non ne azzecca una: ci sono due strade per adattarsi a questo vincolo, e secondo me stiamo imboccando quella più iniqua.
In cosa consiste l’iniquità?
Non certo, voglio dirlo subito, nell’entità delle pene delle sentenze ma nella diversa applicazione delle regole che ci sono e andrebbero fatte rispettare sempre.
Invece, purtroppo, spiace dirlo, con gli amici le leggi si interpretano e con i nemici si applicano.
Un amico, parla a un altro amico, che bussa alla porta dell’amico giusto… non possiamo nel 2018 ancora essere gestiti così. E ora di dire basta.
Purtroppo anch’io penso che, presto o tardi, sarà inevitabile prendere provvedimenti ancora più severi. Ma proprio per questo bisogna stare attenti a dar picconate al movimento della pallacanestro. Sono le tante piccole società che permettono ai grandi club di vivere bene. Sono le piccole e medie società che garantiscono ai federali i viaggi e le partecipazioni a questo o quel torneo. E così trattiamo allo stesso modo chi si comporta in maniera onesta e chi invece grazie agli amici, aggira le regole che l’onesto con molti sacrifici, rispetta.
Vale per i tesseramenti, l’iscrizione ai campionati, al rinvio delle partite. Il gran consiglio romano tace e rassicura. Ma quello che sta accadendo da qualche anno lo hanno visto tutti: mi chiedo perché il Presidente del Coni Malagò non intervenga per riportare serenità tra le società e gli stessi appassionati.
La nazionale non riesce a qualificarsi per le grandi competizioni – nel calcio è bastato questo per far dimettere Tavecchio – i campionati, dalla serie A a quelli minori, mostrano tante fragilità, dagli stipendi alle iscrizioni stesse, un rovescio burocratico e partecipativo, che va oltre il risultato del campo. Riflettete: il vero problema non è la prossima partita della nazionale, o chi sale o retrocede, vedi il caso “Barcellona – Orsa”, ma come evitare l’involuzione di una Federazione che all’improvviso si ritrova surclassata dalle sue stesse fragilità.