Diffusi titoli di informazioni del giorno d’oggi: “Pitbull azzanna bambino”. “Zingaro ruba a turista in centro”. “Rom investe pedone sulle strisce”. “Immigrato molesta ragazza per strada”. “Extracomunitari bivaccano su panchina ai giardinetti”. (Desueti): “Meridionale bivacca in stazione”. “Siciliano non fornisce le sue generalità al vigile”. “Ebreo fermato per accertamenti: non esponeva la stella di Davide nella vetrina del suo negozio”.
Titoli mediatici che coinvolgono i “mostri”, di oggi e dell’epoca.
Vediamoli.
A qualcuno sembra che faccia notizia che un cane morde un umano (in forma lieve, come nel caso specifico)? No. In genere farebbe notizia l’umano che morde il cane. Ma se si tratta di un pitbull, la notizia c’è e “alla grande”.
Ma quanti sono i pitbull che mordono gli umani? Non ho dati, ma credo che siano proprio pochi rispetto ai morsi dei cani agli umani, visto che di pitbull in giro, praticamente non ce ne sono e chi ha un qualche cane che potrebbe assomigliarli, se glielo chiedi, ti dice subito “è un Amstaf” (American Staffordshire, simile al pitbull ma, a differenza del cugino vituperato, è una razza riconosciuta e sdoganata dal fatto di essere il tipico cane delle scene tv delle famiglie americane).
Non ricordo di aver letto qualcosa tipo “Bimbo morso da un pastore tedesco”… che riguardo a morsi imprevisti, non è da meno a nessun altro cane. Ma il pitbull è il cane cattivo per antonomasia, e io stesso, proprio stamane, di fronte a un titolo del genere richiamato in prima pagina di un giornale, mi sono andato a leggere l’articolo, cosa che probabilmente non avrei fatto se il titolo fosse stato “cane morde bambino”, articolo che altrettanto probabilmente non avrei trovato perché, come nel caso di specie, si trattava di una piccola e quasi innocua aggressione da parte del cane.
E’ evidente che questo approccio mediatico e non solo, nasce dal fatto che il cane, se non risponde alle aspettative di “pelouche animato”, è un pericolo e va messo all’indice. Se poi questo non-pelouche è anche un pitbull, figuriamoci…
Reati, illeciti, fatti insoliti con le parole “Zingaro”, “Rom” (per i più apparentemente dotti), “immigrato”, “extracomunitario”, sono più frequenti del pitbull di sopra.
Con l’aggiunta che – mentre nel caso del nostro mastino, abitualmente si tende a deviare il proprio percorso di pedone se si ha l’impressione che se ne sta per incrociare uno, e la cosa finisce lì – quando c’è una qualche brutta storia che coinvolga uno di questi soggetti, ci ritroviamo anche cortei improvvisati, proteste vibranti… fino a più o meno tentativi di assalto ai quei campi che ospitano alcune persone di queste etnie (zingaro, rom) o di questa condizione umana (immigrato, extracomunitario).
E’ evidente che questo approccio mediatico e non solo, nasce dal fatto che se non sei uno stanziale, ma un nomade (zingaro, rom), ciò costituisce di per sé un attentato alla mia condizione stanziale.
E se non sei un stanziale, ma uno che viene a chiedere aiuto (migrante, extracomunitario), ciò costituisce di per sé un tentativo di rodere la sicurezza e la certezza che mi sono creato (magari usando prodotti dei Paesi da cui provengono queste persone, pagandoli dieci volte meno di quanto sarebbero costati se prodotti in Italia, ma la memoria e la riconoscenza devono combattere con egoismo e violenza culturale…).
Poi ci sono quelli che ho chiamato “desueti”. “Meridionale”, a cui fino a poco tempo fa in alcune parti del Paese non si affittavano neanche le case. “Siciliano” che, di per sé, veniva (e ancora oggi in parte lo è) assimilato a mafioso, e quindi (come nell’esempio di sopra) è normale che non fornisca le sue generalità ad una qualche autorità di polizia. “Desueti”, ma ancora di attualità, quantomeno storica.
E, infine, c’è l’ebreo. “Desueto” ufficialmente per quanto riguarda le persecuzioni e le stragi razziali della metà del secolo scorso, ma se ti capita di stare in un ambiente di filo-palestinesi, altro che “desueto”… L’ebreo è di per sé colpevole di tutti i problemi che ci sono in Medio Oriente, a partire dalla Palestina della striscia di Gaza, e relative ripercussioni su tutte le guerre in qualche modo collegate a quell’area geografica.
E’ in questa cultura, alimentata in modo sostanzioso dai media a diverso livello, che oggi ci muoviamo e in cui dovremmo affrontare la complessità delle sfide e dei problemi della nostra epoca.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc