L’incontro sui migranti di Bruxelles del Consiglio europeo è stata l’ennesima dimostrazione del vuoto di potere istituzionale della Unione Europea. Hanno deciso cambiando alcune virgole non sostanziali rispetto alle regole già in vigore. E non avrebbero potuto fare altrimenti.
Visto che il Consiglio europeo è, per definizione, il contrario di quello che dovrebbe essere un organismo sovranazionale o federale per decidere ciò che è meglio o peggio per l’Europa nel suo complesso: lì decidono i singoli Stati nel pieno dei loro poteri nazionali.
Cosa succede il giorno dopo? Quello che accade in tutti i sistemi in cui agli aspetti decisionali si privilegiano quelli rappresentativi: tutti hanno vinto. Per cui, il francese Macron precisa che i “centri controllati” si devono fare in Italia, l’italiano Di Maio fa eco al suo premier Conte dicendo che vanno fatti in Africa (dove i Paesi africani coinvolti non ne vogliono neanche sentir parlare… se li avessero sentiti prima… ma c’è qualcuno che si sente padrone in nord Africa e non solo…).
E intanto sempre Di Maio se la prende con le ONG (emulando il suo ministro dell’Interno) che favorirebbero l’arrivo di clandestini. Poi ci sono i cosiddetti Paesi di Visegrad (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca), che festeggiano perché dicono che hanno portato l’Italia dalla loro parte.
Insomma: confusione.
Che, ripetiamo: non poteva essere altrimenti.
I “cattivi” delle ONG, dopo che ieri sono annegate 100 persone che, senza i blocchi in corso avrebbero potuto essere salvate da parte delle stesse ONG riescono ancora a salvare qualcuno che altrimenti sarebbe annegato (59 persone, oggi, grazie agli spagnoli – 4).
Quindi abbiamo la politica che continua a parlare a seguito delle non-decisione del Consiglio europeo, mentre i migranti continuano a partire, ad annegare e qualcuno ad essere salvato dai “cattivi”.
Torna tutto?
Dipende dai punti di vista e dai motivi per cui si fa politica. Ufficialmente tutti hanno un punto di vista umanitario, nessuno vuole uccidere nessun altro. Di fatto, non accade così. Tant’è che le ragioni (oggi dominanti) della politica si sostanziano coi cadaveri. Più di qualcuno ci dirà: sono vittime temporanee in attesa che la situazione si stabilizzi. Secondo noi, che mettiamo l’essere umano e l’ambiente al centro di tutto, si tratta invece di vere e proprie condanne a morte. E il fatto che siano comminate da Paesi in cui ci sono mobilitazioni continue contro le varie pene capitali inflitte in alcuni Paesi del Pianeta (vale per l’Italia come per la UE), ci addolora, ci preoccupa e ci fa denunciare la pericolosità ormai conclamata di chi sostiene di governarci.
Queste politiche dei nostri governanti ci portano alla morte.
Certo, qualcuno sosterrà il detto latino “mors tua vita mea”, cioé “disgraziato muori annegato, che questo mi consente di vivere”…. Ma quand’anche qualcuno fosse convinto da questo detto spietato e disumano (5), non è proprio così. Gli annegamenti nel Mediterraneo portano altri morti ovunque, se non oggi, domani e dopodomani: altri disgraziati continueranno ad arrivare; le nostre economie non possono fare a meno di quelle disastrate del terzo e quarto mondo, inclusi i loro abitanti che fuggono verso di noi. Cioè, non si può governare alla giornata, senza guardare oltre il proprio naso, ma lo si deve e lo si può fare pensando ai nostri figli e nipoti.
Per farlo occorre darsi i giusti strumenti di amministrazione e di potere. E se uno strumento è il Consiglio europeo, dove tutti vincono e tutti perdono e -soprattutto- tutti continuano a farsi male come prima, non si va da nessuna parte.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc