Chi usa il sarcasmo lo fa perché non possiede altro sentimento che lo spinga a relazionarsi col mondo in maniera naturale: ovvero con la serena consapevolezza del fatto che nei rapporti umani si possa trovare alternando soddisfazione a delusione.
Chi usa questo atteggiamento crede che la vita, nel suo normale agonismo quotidiano, debba rinchiudersi nella perenne vittoria senza che possa assistere a vittorie come pure a sconfitte. Crede, il sarcastico, che per battagliare con gli altri bisogna sopraffarli e non convincerli.
Il sarcastico, infatti, non ama persuadere, si limita a battere chi la pensa in maniera diversa da lui distruggendo, con ogni arma e qualunque modalità, il suo interlocutore. Il suo gesto è violento perché solo così può abbattere, sconfiggere, senza l’argomentare del confronto: colpendo come un pugile.
Il sarcastico non gioca a dama, non vive di strategia, ma pensa che il tattico comportamento dialettico si possa affermare in un ring fatto di lotta belluina, senza raffinatezze stilistiche ovvero senza immaginare altro se non la demolizione dell’altro.
Il sarcastico non ha ironia, perché colpisce senza intelligenza, ma solo per spirito prepotente e con quella animosità che che gli fa perdere il sorriso, sì da rendergli tirati, rigidi e nervosi i lineamenti di un volto che è specchio di rabbiosa veemenza.
Di contro il monocorde, se pure può vincere una battaglia, di certo perderà la guerra: quella che metterà alla prova chi sarà all’altezza e capace di lasciare traccia, condividendo il piacere con gli altri.
Rino Nania