Il mondo dello sport italiano sta vivendo uno dei momenti più delicati e pericolosi del suo cammino. E tutto quello che si manifesta sui campi polverosi, nelle piste d’atletica, nelle palestre, negli stadi non può non far riflettere il capo del Coni, Giovanni Malagò.
Il caso Cataldi e la gestione della giustizia sportiva non è la storia meschina di un tentativo chissà quanto maldestro di tenere sotto scacco Malagò, ma l’ultima più scivolosa dimostrazione di come tutto l’immenso mondo dello sport viva in uno stato di doping emotivo colossale. Non ci sono più punte d’iceberg o mine vaganti. Non ci sono congiure o rappresaglie. C’è ormai soltanto un divenire quotidiano sempre più squallido e sempre meno credibile. In questa corsa affannata al risultato, all’inghippo, al cavillo, alla furberia, lo sport italiano è completamente sfuggito a se stesso.
Per troppo tempo il Coni ha dato l’impressione, magari sbagliamo a pensarlo ma è giusto che vada chiarito, di far finta che niente stesse succedendo: i molti manager maneggioni nel pallone, i molti dirigenti superficiali in diverse discipline, l’eterno plotone di troppo furbi costretti a passare in pochi anni da gestioni quasi goliardiche a problemi di amministrazione sempre più sofisticati e profondi. Non ultimo il doping.
I danni si sono affiancati sempre più ai danni portando in pochissimo tempo a una situazione economica fallimentare in molti settori – vedi il basket, dove si perdono ogni stagione lungo il cammino, società e tesserati – insomma, una strada quasi impraticabile dal punto di vista della credibilità.
Lo deve aver capito Malagò: ma gestire una struttura con tanti avversari pronti a fargli le scarpe non è facile. E poi ecco l’apertura, lo spiraglio, il tentativo di trovare nuove intese ed esplorare nuovi orizzonti. Più donne nello sport che decide, gestisce, governa. Nuove alleanze o cosa?
E no presidente Malagò non può nascondersi dietro il glamour di una rappresentante del gentile sesso! Che da qualche mese era tornato il sereno fra la Sindaca Raggi e il Presidente Malagò lo si era capito alla presentazione degli Internazionali di tennis di Roma, evento glamour di portata internazionale nella quale il numero uno dello sport nazionale aveva elogiato l’amministrazione comunale per le tante attività in favore dello sport e per i rapporti con il Coni.
Probabilmente le turbolenze sui cieli di Roma sono state superate grazie alle capacità dei piloti che stavano guidando la navicella Eurnova a Tor di Valle per la definizione del nuovo campo di gioco della Roma Calcio.
Che sia notoriamente il nostro massimo esponente dello Sport un galantuomo lo si sapeva da tempo e questo gli fa onore. Dobbiamo riconoscergli di aver voluto dare un segnale importante a tutto il mondo con l’obbligatorietà della presenza femminile nella governance sportiva. E’ stato stabilito infatti che dal prossimo ciclo elettorale, un terzo dei consiglieri federali dovrà essere donna.
Ma che vuole riformare la giustizia sportiva avocando al collegio di garanzia le controversie di natura elettorale questo presidente ci sembra troppo e ci lascia basiti.
Presidente saremo molto chiari è espliciti.
Con la decisione 28/2018 del collegio di garanzia che recita: “Con il secondo motivo di appello, la parte ricorrente si duole della erroneità della decisione della Corte Federale d’Appello, la quale avrebbe errato nel ritenere legittimo l’operato della Commissione Scrutinio e della Commissione Verifica dei poteri, poiché dalla carenza di trasparenza nella distribuzione delle schede ne sarebbe, invece, derivata la violazione della segretezza del voto, in spregio agli artt. 5 e 9 del Regolamento Organico della FIP. In particolare, la ricorrente sottolinea che la segretezza sarebbe stata minata dalla distribuzione con largo anticipo delle schede di votazione da parte della Commissione per la Verifica dei Poteri, che in tale compito avrebbe, tra l’altro, surrogato illegittimamente la Commissione Scrutinio. La doglianza è infondata atteso che il valore che le diposizioni regolamentari intendono salvaguardare è quello della segretezza del voto, che in alcun modo è dimostrato che sia stata violata dalla anticipata distribuzione delle schede di voto.
Inoltre, la violazione della segretezza non dipende dalle modalità di svolgimento dell’Assemblea di cui si chiede di inficiare il risultato, bensì dall’eventuale comportamento individuale del singolo elettore che ha inteso rendere pubblico il suo voto mostrando o divulgando il contenuto della scheda elettorale” e stata confermata la decisione della corte federale della federazione pallacanestro che ha affermato: “la ricorrente eccepisce che la commissione verifica poteri non si è limitata ad accreditare i partecipanti all’assemblea ma ha provveduto a consegnare loro con largo anticipo le schede di votazione, minando in tal modo la segretezza del voto nella stessa assemblea.
LA CENSURA E’ PRIVA DI PREGIO. LE SCHEDE DI VOTAZIONE SONO OVVIAMENTE CONSEGNATE IN BIANCO A CIASCUNO DEGLI AVENTI DIRITTO E IN NESSUN MODO TALE MODALITA DI SVOLGIMENTO DELL’ASSEMBLEA RISULTA MINARE LA SEGRETEZZA DEL VOTO DAL MOMENTO CHE CIASCUNA SCHEDA RESTA IN MANO AL DESTINATARIO E SARA COMPILATA AL MOMENTO IN CUI SI PROCEDERA ALLA VOTAZIONE. SE POI QUALCUNO DEI VOTANTI PROVVEDE A RIEMPIRE LA SCHEDA IN ANTICIPO E A MOSTRARE IL CONTENUTO AD ALTRI, LA CARENZA DI SEGRETEZZA NON E’ IMPUTABILE ALLE MODALITA DI SVOLGIMENTO DELL’ASSEMBLEA E AI TEMPI DI CONSEGNA DELLE SCHEDE, BENSI AL FATTO E RESPONSABILITA’ DELLA PERSONA CHE RENDE PUBBLICHE LE SUE SCELTE”.
Presidente Malagò non può essere che lo Stato italiano inserisce nelle schede elettorale il “tagliando antifrode” per avere la certezza della segretezza del voto, mentre nel mondo sportivo è possibile riempire le schede elettorali in anticipo e magari mostrando il contenuto ad altri. Con tanto di certificazione della corte di cassazione dello sport. C’è troppo di tutto e tutto sta avvenendo troppo in fretta per poter lasciare alla gente il tempo di assorbire. E di fidarsi di nuovo: quello che avviene sul campo come nelle stanze del Coni deve essere al di sopra di ogni sospetto. Visto che il Presidente Malagò vuole più donne al suo fianco ci permettiamo di ricordargli che “la moglie di Cesare deve non solo essere onesta, ma anche sembrare onesta”.
La speranza è che adesso non si faccia risoffocare dagli scrupoli e continui in questa voglia matta e disperatissima di sgombrare gli armadi da tutti i cadaveri giacenti.
Ciuff… e Tino