Non c’è il minimo dubbio, il Sindaco De Luca sta dimostrando di voler affrontare le grane dell’amministrazione cittadina con piglio decisionista. Se le risolverà lo vedremo in seguito, ma l’attivismo del neo sindaco non si può che apprezzare.
Con lo stesso stile assertivo crediamo che il primo cittadino debba affrontare quella che è la madre di tutte le battaglie: il Piano di Riequilibrio. Senza risolvere questo nodo finanziario è difficile pianificare tutto il resto, ed ora è il momento delle scelte: il Sindaco è di fronte alla decisione più importante del mandato, verificare se ci sono le condizioni per portare avanti il piano di riequilibrio o effettuare una scelta diversa.
Le preoccupazioni ci sono senz’altro: le censure che hanno portato la Corte dei Conti a dichiarare il dissesto del comune di Catania sono le medesime che nel tempo sono state formulate al comune di Messina ed alle quali i tre assessori alle politiche finanziarie della giunta Accorinti non hanno mai dato risposta. Anche se il DL “milleproroghe” approvato ieri al Senato, ha ridato alla città etnea la speranza di evitarlo.
Dissesto, che, è bene chiarirlo, così come è previsto dalle norme non è una scelta o una opzione politica ma una situazione irreversibile di crisi finanziaria dell’ente locale.
Questo non vale per il piano di riequilibrio dove, invece, le scelte politiche assumono un ruolo decisivo.
È stata una scelta politica, dell’Amministrazione Accorinti, per esempio, quella di finanziare il piano di riequilibrio con gli utili dell’AMAM s.p.a., che ha “indotto” i vertici dell’azienda a dichiarare per l’anno 2016 un utile al netto delle imposte superiore a 5 milioni di euro.
È stata scelta politica prevedere consistenti minori trasferimenti all’azienda trasporti e farla sprofondare in una situazione debitoria che sta emergendo in tutta la sua drammaticità.
Il tutto accompagnato da una situazione debitoria “indefinita” e che ognuno dei tre assessori della ex giunta Accorinti non ha mai con certezza quantificato.
È giusto proseguire su questa strada?
Il Comune ha un livello della spesa corrente non facilmente comprimibile, se non nel renderla più produttiva in termini di ritorno di servizi alla cittadinanza.
Si può, pertanto, distrarre una parte consistente delle entrate correnti per finanziare il piano di riequilibrio di fronte ad una città che necessita di una operazione imponente di spesa per renderla quanto meno vivibile? Non si può continuare a dissanguare una città, sottraendole risorse.
Rielabori rapidamente l’Amministrazione il piano di Riequilibrio, il termine dei 60 giorni non è lontano. Ma si evitino scelte economiche non sostenibili per la vita della città, perché spesso il rimedio può essere peggiore del male.
Documento di CapitaleMessina a firma di Paolo Bitto e Gianfranco Salmeri