Purtroppo non possiamo che constatare un clima negativo, sia culturale che politico, di un Paese che si ostina, contro ogni evidenza, a dipingere i dirigenti scolastici come nemici del Collegio docenti o del personale Ata, come potenziali corrotti e corruttori che grazie all’autonomia scolastica penserebbero a interessi personali. Attaccati talvolta, verbalmente e fisicamente, da genitori violenti. Così non va bene: condividiamo a pieno il pensiero del presidente Mattarella e continuiamo a sperare ancora nella costruzione di una scuola migliore.
Durante l’inaugurazione dell’anno scolastico, davanti a una platea di mille studenti a Porto Ferraio all’isola d’Elba, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha parlato largamente di uno dei problemi che affligge le nostre scuole: scorrendo i dati, è emerso che in Italia un ragazzino su due è vittima di episodi di bullismo. Si è soffermato sul fatto che la società ha subito qualche tipo di strappo che è necessario ricucire, e al più presto: “Alcuni gravi episodi di violenza – genitori che hanno aggredito gli insegnanti dei propri figli – rappresentano un segnale d’allarme che non va sottovalutato. Il genitore-bullo non è meno distruttivo dello studente-bullo, il cui rifiuto cresce sempre di più nell’animo degli studenti, a scuola e nel web”.
Purtroppo gli atti di violenza contro insegnanti e dirigenti scolastici ricoprono una lista numerosissima: i casi alla fine dell’anno scolastico aumentano, con “l’esposizione dei giudizi finali e l’ira dei genitori per bocciature o voti inaspettati che si riversa sugli insegnanti”. Proprio all’inizio dell’anno scolastico, il presidente ha voluto lanciare un appello affinché ciò non si ripeta più e, a difesa di docenti e DS, ha fatto riferimento anche alle tante aggressioni verbali, certamente non meno violente.
Il giovane sindacato, nato con l’intento di tutelare i dirigenti scolastici, ha più volte denunciato ciò che appare una crepa, oramai, ben definita: ha infatti mostrato come “quasi la metà (esattamente 15 su 33) delle aggressioni note è stata opera di genitori”. Del fenomeno della violenza gratuita contro i docenti e dirigenti scolastici si sono interessati Anief e Udir che, qualche mese fa, hanno pure organizzato una giornata di discussione. Tutti i relatori – esperti, rappresentanti dei lavoratori, delle famiglie, dei discenti nonché dei dirigenti scolastici – si sono trovati d’accordo su un punto: l’escalation di violenza si deve anche e soprattutto allo scadimento dell’autorevolezza della figura del maestro e dell’insegnante agli occhi delle famiglie e dell’opinione pubblica.
Marcello Pacifico ha più volte affermato che “la scuola è una di quelle poche istituzioni che agiscono in modo diretto per il rispetto delle regole, la trasmissione della cultura e per rimarcare i valori cardini costituzionali dello Stato che vanno trasmessi sempre e a prescindere. Le famiglie e gli studenti che non gradiscono questo genere di messaggi, votati alla legalità e alla trasmissione di valori in tale direzione, si lasciano andare ad atteggiamenti intimidatori che sempre più spesso si tramutano in aggressioni fisiche”.
Il sindacalista autonomo sottolinea, altresì, come “siamo arrivati al punto che professori e presidi vengono percepiti come nemici dello Stato e, di conseguenza, delle persone. Contrariamente a ciò che si pensa siamo tutti al servizio dello Stato, del cittadino e, quando si parla di scuola, ci dobbiamo impegnare per garantire un servizio fondamentale per la nostra società. Viviamo in una società che ha perso i valori e si crede di poter rivendicare un diritto in questa maniera. Ma è questo ciò che vogliamo? Certamente no. Siamo fermamente convinti che l’educazione e la formazione, armi contro la violenza, debbano passare per le aule scolastiche sì, ma anche e soprattutto germogliare all’interno delle famiglie, embrione della società civile”.