Bambini, donne e uomini innocenti, anzi: “colpevoli di povertà” subiscono anche in questi giorni una repressione senza tregua da parte delle istituzioni e delle autorità.
I media, ormai, non ne parlano neanche più: loro – quotidianamente complici dell’intolleranza – si propongono ora quali uniche vittime del “potere”, omettendo il fatto che dello stesso “potere” sono una componente importante.
Non si dovrebbero più neanche definire “sgomberi” le azioni poliziesche contro famiglie e persone emarginate e in condizioni sociali tragiche. Così tragiche che la loro speranza di vita media, in Italia, è di circa 50 anni, contro gli oltre ottanta degli altri cittadini, quelli che non vengono braccati e perseguitati a un ritmo ormai quotidiano.
Cacciare via queste persone dai ripari di fortuna in cui tentano di sopravvivere è piuttosto un crimine contro l’umanità, un atto di intolleranza violenta. Atti di intolleranza violenta sono stati compiuti negli ultimi giorni a Milano, Roma, Torino, Bologna, Padova. In quest’ultima città alcune famiglie, non avendo alternativa, tornano continuamente in via Longhin, vicino al piazzale da cui partono le corriere per l’Europa dell’est. E ogni volta gli uomini in divisa tornano, per impedire loro di sostare, senza però proporre una misura di accoglienza, fosse anche temporanea.
Vicende simili si svolgono a Roma, nel quartiere Prenestino e in altre zone; a Gallarate, dove, nonostante l’intervento e la presenza di numerose associazioni umanitarie (in seguito all’azione civile partita da EveryOne Group), il sindaco prosegue nel suo atteggiamento di ostilità, assecondando i movimenti intolleranti presenti in città e riproponendo costantemente date di sgombero definitivo e di “bonifica” con le ruspe; a Zanè, nel vicentino, dove le forze dell’ordine non consentono la sosta di un gruppo di famiglie indigenti, a bordo di caravan.
E nessuno protesta? Chiederà qualcuno… In realtà le proteste ci sono, ma sono intemperanze rivolte contro le famiglie, denunce, atti di delazione, solleciti alle autorità perché mettano in atto un indiscriminato “via tutti”. E dappertutto è così, se si esclude il piccolo “miracolo” di Gallarate: una società incivile ha sostituito quella civile che, se esiste ancora, è disintegrata e non riesce a incidere sulle scelte istituzionali, che sono ormai improntate alla persecuzione dei poveri.
Roberto Malini