Scrivevamo, alcuni giorni fa, che il governo, ovvero il duo Salvini-Di Maio, di fronte alle difficoltà di realizzare le impossibili promesse elettorali, avrebbero escogitato qualcosa convincendo gli italiani ad acquistare nuovi titoli pubblici per far fronte al debito, il che equivaleva alla donazione pro Patria della fede nuziale d’oro in cambio di quella di ferro.
L’oro alla Patria, dunque, e lo strumento della donazione sono i Cir, i Conti individuali di risparmio.
Vediamo.
In sintesi, i Cir sono investimenti in titoli di stato, esenti da tassazione, impignorabili e insequestrabili. Così, stando alle ipotesi formulate.
Una domanda sorge spontanea: perché un risparmiatore italiano dovrebbe investire in questi titoli pubblici, visto che il nostro Paese ha 2.300 miliardi di debito, una crescita economica piatta, un governo che vuole ricorrere a deficit, in particolare per spesa corrente, e con uno spread che viaggia intorno ai 300 punti base?
Da aggiungere, per rendere più che problematico l’acquisto dei Cir, che le proposte economiche del governo Salvini-Di Maio sono state bocciate dalla Ue, dall’Ufficio parlamentare del bilancio, dalla Banca d’Italia, dalla Corte dei Conti e dal Fondo monetario internazionale.
Investire in Cir, in questa situazione, è un atto di fede, ma se l’oro alla Patria è per amor di Patria va bene, basta non lamentarsi dopo, e tener presente, ora, che i capitani Salvini e Di Maio stanno portando la nave Italia sugli scogli.
L’importante è che il popolo ci creda, si sfili l’anello nuziale d’oro per riceverne uno di ferro. Un film già visto.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc