Venerdì 23 novembre è il giorno del mitico Black Friday, giorno scelto dai giganti del commercio online per vendere di più. Apparentemente contro corrente visto che “tradizionalmente” prima di Natale i prezzi sono intoccabili e tendenti all’alto (parliamo ovviamente solo dell’Italia) e per risparmiare occorre attendere la Befana che, oltre a tutte le feste, porta via anche i prezzi alti e inaugura la stagione dei saldi.
Apparentemente, dicevamo, visto che anche il giorno prima di venerdì 23 e il giorno dopo, i prezzi del Venerdì Nero li troviamo e, anche se meno strombazzati, se siamo bravi li troviamo anche più bassi. Ma il mix di urla mediatiche che ci sommerge in questi giorni (abbiamo anche letto un triste “settimana del Black Friday”… ma non era venerdì, oppure venerdì significa anche settimana?) dovrebbe indurci a sentirci parte del “gruppo”, del “branco” e far vedere a noi stessi e ai nostri prossimi che siamo uguali agli altri… del resto, l’umano, non è perennemente in cerca della sua cosiddetta anima gemella, cioé uno che gli assomiglia con cui condividere grossomodo tutta la vita? Questo i “markettologi” lo sanno bene e usano questi aspetti della nostra cultura per indurci ad essere felici anche in altri ambiti che non il mix amore/sesso/famiglia.
In Aduc abbiamo dato i consigli per una riduzione del danno: cioè, se in qualche modo ti senti o ne vieni coinvolto, quantomeno cerca di non farti fregare in assoluto o farti fregare un po’ meno e, comunque, considerando che si tratta spesso di prezzi bassi, anche se non in assoluto e – ripetiamo – rintracciabili anche in altri momenti.
Questo vuol dire che siamo indulgenti, alla fin dei conti, verso l’orgia degli acquisti? No, come nei rave party ci sono i volontari che all’ingresso distribuiscono bottigliette d’acqua e consigli per sballarsi facendosi meno male possibile, e lasciando recapiti per chi non seguendo i consigli si sentirà male comunque, noi di Aduc ci mettiamo all’ingresso virtuale del commercio altrettanto virtuale dando i nostri consigli, e ricordando che se ci dovesse essere qualche “ferito” (acquisti andati male per svariati motivi), a mò di rave party, le nostre unità di soccorso, coi medici/consulenti sono a disposizione per lenire i distratti e/o i testoni che non vogliono mai sentire i consigli. E’ una sorta di giuramento di Ippocrate, al pari dei quello dei medici, che abbiamo fatto per “curare” tutti quelli che stanno male, anche se si fossero fatti male violando le più elementari norme del vivere civile – e informati, nel nostro caso.
E mentre ci infiliamo le casacche del Pronto Soccorso, siccome anche noi siamo umani e ci piace comprare spendendo poco, e talvolta anche quando non ci è strettamente necessario e utile, lo facciamo in altri momenti. Cioé ci facciamo un baffo delle sirene dei markettologi. Ma perché? Suvvia, è come andare al ristorante il sabato sera. Ovvio che talvolta andiamo a cena fuori anche il sabato, ma con consapevolezza. Per gli acquisti, invece, siccome non moriamo se non compriamo lo spazzolino elettrico il giorno 23 di novembre, lo facciamo per evitare:
– intasamento sui siti, con sistemi di criptazione per la sicurezza dei dati delle nostre carte di credito che talvolta vanno in tilt, e ci fanno ripetere l’operazione col rischio di comprare due volte la stessa cosa.
– corsa all’acquisto perché “altrimenti finisce l’offerta”, e ci facciamo venire la voglia anche quando questa non c’e’.
– acquisti fatti perché costano poco e, per l’appunto, stanno per finire le disponibilità, ma magari non è proprio quel modello di lavatrice che volevamo, per le funzioni tecniche e per i centimetri per inserirla in quello spazio preciso.
– corrieri che, nonostante il mitico servizio di, per esempio, Amazon, che ti consegna come un fulmine, nell’intasamento di questi giorni può accadere di tutto *.
Oh, ma che ce l’ha detto il medico che dobbiamo acquistare in questi giorni? Vogliamoci bene.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc