Il figlio di un prete

La notizia d’essere figlio di un prete sconvolge il mittente dell’email ma non la Chiesa Cattolica, che sa quanto siano numerosi i preti che hanno generato dei figli, che sono stati abbandonati o affidati a terze persone o, tramite il suo intervento, a Istituti che mai potranno sostituire una famiglia che è composta da padre, madre e figli.

 

di ANDREA FILLORAMO

Ho ricevuto un’email, che trascrivo quasi integralmente. Il mittente è un uomo che ha saputo d’essere figlio di un prete.

Caro Preside
Sono un ex alunno del Liceo (……………….). Di lei mi ricordo perfettamente di quando era lì preside. Le scrivo dopo aver letto in internet quanto lei scrive dei tanti preti che pur avendo dei figli, continuano ad esercitare il ministero. Sono anch’io figlio di un prete e conosco quindi molto bene la sofferenza, la disperazione di quanti sono stati non riconosciuti dal loro padre.
Io ho saputo che mio padre era un prete quando ero nel secondo anno di università, quando mia madre, prima di entrare in sala operatoria, operata di cancro, temendo di morire, con sensi profondi di colpa, mi ha rivelato quello che fino a quel momento era per lei un segreto, cioè il nome di mio padre, che adesso è uno stimato monsignore.
Egli, dopo 39 anni dalla mia nascita ancora preferisce la sua carriera a me e a mia madre, che mi ha cresciuto facendo anche da padre, che non mi ha mai fatto mancare nulla e mi ha educato ad essere vincente nella vita, e a prendermi sempre le mie responsabilità in tutto quello che faccio; mi è stata sempre vicina.
Recentemente ho conosciuto mio padre, più spinto dalla curiosità che dal desiderio d’incontrarmi con lui. Egli mi ha riconosciuto ma si è rifiutato di trarre le conseguenze di quell’incontro. Fra l’altro mi disse: “Se sei mio figlio dovresti ringraziarmi per averti dato la vita che è il più grande dono di Dio…ringrazia anche tua madre, che io sempre raccomando al Signore. Importante è, poiché c’è tanta gente che mi stima, di non divulgare questa notizia che causa solo scandalo” etc……………………………………………………………..”
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La notizia d’essere figlio di un prete sconvolge il mittente dell’email ma non la Chiesa Cattolica, che sa quanto siano numerosi i preti che hanno generato dei figli, che sono stati abbandonati o affidati a terze persone o, tramite il suo intervento, a Istituti che mai potranno sostituire una famiglia che è composta da padre, madre e figli.
Questo vale non solo per i figli dei preti ma per tutti i bambini abbandonati, che sono tanti, che attendono che un uomo e una donna allarghino generosamente non solo le braccia ma il cuore per far sentire loro che qualcuno li ama.
La rivelazione e l’accettazione della personale paternità con tutte le conseguenze da parte dei sacerdoti, in questi ultimi tempi, comincia anche se a stento a farsi strada particolarmente nel clero giovane e anche di mezza età.
E’ questo, per esempio, il caso di don Gianfranco, parroco di una parrocchia di Ischia, che, appena saputo che la donna, che aveva con lui una stabile relazione, aspettava un bambino che era ovviamente suo, comunicò il fatto al suo vescovo, che “profondamente addolorato”, condivise con lui la difficoltà di mantenere l’impegno del celibato e, quindi, caldeggiò la pratica presso la Santa Sede per esonerarlo dal ministero.
Tale soluzione non è stata gradita, però, dai parrocchiani, che avrebbero voluto che il parroco continuasse il suo ministero in parrocchia pur con una moglie e un figlio e, quindi, noncuranti dello scandalo, hanno dimostrato senza ipocrisia un’apertura mentale, che il vescovo, che era costretto a far osservare la secolare e discussa legge del celibato, non poteva avere.
Attraverso i social essi, infatti, hanno fatto sentire la loro voce, facendo, altresì, notare la contraddizione tra questo caso in cui il sacerdote è stato sospeso e le migliaia di casi in cui vengono molestati bambini da parte di preti che sono stati coperti dai vescovi e dai loro superiori e mantenuti in sevizio ministeriale attivo.
A tal proposito scrive Emiliano Fittipaldi: “Negli ultimi due lustri, contando solo i condannati e gli indagati, sono oltre 200 i sacerdoti italiani denunciati per atti di lussuria con adolescenti. Molti di più di quelli che hanno scoperto i cronisti del Boston Globe che diedero il via all’inchiesta Spotlight del 2002… Eppure in Italia lo scandalo non è mai esploso, a differenza che negli Stati Uniti, in Australia, in Irlanda o in Belgio in tutta la sua gravità. “Ciò che mi preoccupa qui è una certa cultura del silenzio”, disse monsignor Charles Scicluna quando faceva il promotore di giustizia della Congregazione della dottrina della Fede. Una tendenza all’acquiescenza che sembra coinvolgere le vittime, le famiglie dei credenti, le gerarchie e anche parte dei media: secondo alcuni osservatori non è un caso che siano proprio i paesi tradizionalmente più cattolici – come l’Italia, la Spagna e quelli del Sud America – quelli in cui il fenomeno della lussuria sui più piccoli sembra avere, nei pochissimi dati ufficiali disponibili, dimensione contenuta”.
E’ certo che il mittente della email inviatami non può aspettarsi nulla da un prete-padre, che guarda soltanto alla sua carriera ed è insensibile davanti ad un figlio, aldi là di quanto si possa dire dell’istinto della paternità che magari molti studiosi mettono in dubbio.
A mo’ di esempio, citiamo la francese E. Auntier, in “Elogio della madre” del 2003, che sostiene la teoria “culturale” della paternità e che afferma: “Non sembra che si possa parlare realmente di istinto nel padre, ma piuttosto di un attaccamento che si costruisce nel corso degli scambi con il bambino. Il sentimento paterno è riflesso, cosciente, al contrario dell’istinto materno”.
Altri studiosi e ricercatori invece propenderebbero per l’esistenza, anche nell’uomo, dell’istinto paterno. Maria Montessori nel 1950 in “Il segreto dell’infanzia”, scrisse: “l’istinto di maternità non è collegato solo con la madre, per quanto, procreatrice diretta della specie, abbia la massima parte in questo compito protettivo: ma è nei due genitori e talvolta pervade tutta una società di esseri”.
A mio parere non amare un figlio è un gesto completamente contro natura; significa quasi uccidere una persona a cui si è data la vita. Un figlio dovrebbe essere la cosa più preziosa per un genitore anche in termini di istinto naturale, da tutelare e proteggere sempre. Arrivare a negarlo è un’esecuzione.
Se questo vale per tutti, vale in modo particolare per un prete che ogni giorno, recitando il Padre Nostro esalta il concetto di paternità che si identifica con Dio.