Brexit e dilemmi: Essere o non essere. E’ questo il problema. E’ la celebre frase di Amleto nell’omonima tragedia di William Shakespeare. Siamo nel regno di Elisabetta I e, oggi, nel regno di Elisabetta II, si compie un atto che ricorda i dilemmi amletici: essere in Europa.. o non essere in Europa.
La Camera dei Comuni (l’equivalente della nostra Camera dei Deputati) vota contro l’uscita regolamentata dall’Ue ma, poi, vota contro l’uscita non regolamentata dalla Ue. Tutto questo dopo quasi 3 anni di trattative e con la scadenza ultima del 29 marzo per decidere cosa fare.
Sono gli effetti della politica della autosufficienza, del sovranismo, dell’idea che isolarsi conviene in un mondo globalizzato e con due superpotenze, gli Usa e la Cina, in lotta per la supremazia.
Alla mente ci vengono le dichiarazioni di quel genio della politica, Danilo Toninelli, subito dopo i risultati del referendum sulla Brexit: “I britannici hanno scelto la Brexit. Ha vinto la democrazia e perso l’Europa delle banche. Il vento del cambiamento è sempre più forte”.
Ecco il vento del cambiamento cosa ha prodotto: imprese, banche, agenzie e scuole internazionali si trasferiscono nella Ue e a rischio ci sono decine di migliaia di posti di lavoro.
Chissà se i nostri sovranisti, ovvero nazionalisti di turno, avranno capito la lezione: isolarsi non conviene.
Sembra che non abbiano capito.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc