Amnesty International si oppone incondizionatamente alla pena di morte, ritenendola una punizione crudele, disumana e degradante ormai superata, abolita nella legge o nella pratica (de facto), da più della metà dei paesi nel mondo.
La pena di morte viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti. Non ha effetto deterrente e il suo uso sproporzionato contro poveri ed emarginati è sinonimo di discriminazione e repressione.
Oggi, più di due terzi dei paesi al mondo ha abolito la pena capitale per legge o nella pratica.
Nel 2018, sono state messe a morte almeno 690 persone in 20 paesi, una diminuzione del 31% rispetto al 2017 (almeno 993).
Il dato rappresenta il numero più basso di esecuzioni registrato da Amnesty International nel corso degli ultimi dieci anni. La maggioranza delle sentenze capitali sono state eseguite nell’ordine in Cina, Iran, Arabia Saudita, Vietnam e Iraq.
La Cina rimane il maggior esecutore al mondo, ma la reale entità dell’uso della pena di morte in questo paese è sconosciuta perché i dati sono classificati come segreto di stato; per questo motivo, il dato complessivo di almeno 690 esecuzioni, non tiene in considerazione le migliaia di sentenze capitali che si ritiene siano eseguite in Cina ogni anno.