Dopo estenuanti e infruttuose trattative col Governo, la magistratura onoraria è costretta, seppure con riluttanza, ad esercitare nuovamente il diritto di sciopero per far sentire la sua voce sino ad ora inascoltata.
Per mesi si è trascinato, presso il Ministero Giustizia, un tavolo tecnico che doveva varare una riforma coerente col programma di governo giallo-verde, ponendo in disparte i decreti lunari varati nella scorsa legislatura e predisponendo uno statuto della magistratura onoraria rispettoso della funzione demandata a tale componente giudiziaria.
Assistiamo invece al consueto rituale dei rinvii e a un progressivo allontanamento dagli impegni politici che ci avevano fatto confidare in una nuova stagione per la giustizia italiana.
Abbiamo avanzato una proposta misurata e concordata con la magistratura di ruolo: mantenimento dell’inquadramento onorario, utilizzo full-time e retribuzione allineata ai parametri enunciati dagli organismi sovranazionali, quindi non inferiore ai livelli raggiunti dai dipendenti pubblici con titoli di accesso e responsabilità equivalenti.
Il Governo, tuttavia, non è riuscito a trovare i 100 milioni necessari a finanziare tale proposta (e i benefici economico-finanziari e fiscali che essa produrrebbe, già col solo smaltimento dell’arretrato inevaso) e si appresta a lasciare a casa tre giorni su sei i magistrati onorari, pagandoli 1.500 euro netti al mese e facendo la cresta sui loro accantonamenti previdenziali.
Omettiamo “per carità di Patria” una dettagliata elencazione delle ulteriori aberrazioni che accompagnano tale proposta, peraltro confliggenti con le indicazioni fornite dalla CEDU e dalla UE.
Se questo è il nuovo che avanza, abbiamo il dovere, oltre che il diritto, di opporci con ogni mezzo, a tutela non solo della nostra dignità, ma soprattutto della funzione che accudiamo e dei cittadini-elettori-utenti della giustizia, dei loro difensori e dei magistrati di carriera, atteso che su questi ultimi andrà a scaricarsi il peso di nuovi adempimenti e di nuovo arretrato.
Nel 2019, uno Stato come quello Italiano, ultimo nelle graduatorie OCSE che misurano le performance giudiziarie dei Paesi Europei, dovrebbe utilizzare appieno 5000 magistrati onorari già formati e in servizio, prima di allestire il propagandistico reclutamento di altro precariato part-time.
Si avalla e reitera invece la mortificazione di una categoria già messa a dura prova, della quale il Ministro Bonafede non ha dimostrato, sino a oggi, di avere maggiore considerazione rispetto a chi lo ha preceduto.
Gli effetti di questa incapacità operativa, di questo attendismo inconcludente, sono d’altronde evidenti e notori; ma non intendiamo essere coautori morali di questo avanzato fallimento, che vogliamo invece denunciare con tutta la nostra forza, invocando il sostegno della altre magistrature, dell’avvocatura e della società civile.
Il Presidente
Raimondo Orrù