L’enopolium nell’antica Roma era l’osteria, luogo dove si serviva il vino. Per secoli è stato un ritrovo, soprattutto maschile. Si beveva e spesso, ottenebrati dai fumi dell’alcol, si finiva per alzare la voce, litigare, fare una scazzottata e mostrare i coltelli. Da questa situazione nasce l’esclamazione “ma dove diamo all’osteria?”, per rilevare un comportamento rumoroso e poco consono al luogo dove si è.
La sensazione è che questo governo, o meglio i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, abbiamo scambiato le sede governativa per l’enopolium, ovvero l’osteria: non c’è giorno, da quando il governo si è insediato, che non ci siano frizioni, attivate la mattina e ricomposte il pomeriggio, senza soluzione di continuità.
I due vicepremier, hanno assunto il ruolo di governo e opposizione, scambiandosi le parti di volta in volta. In questi ultimi giorni, poi, in vista delle elezioni europee, ebbri di poltrone, si è passati alle critiche con chiari riferimenti corporali.
Quello che ci chiediamo è come sia possibile governare, con i due vicepremier in continua lite, durante la quale si alza la voce, si mostrano i pugni e si tirano fuori i coltelli quando si approssimano le elezioni.
Chiedere ai due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, in qualità di osti, se il vino che vendono agli italiani è buono, ne riceveremo la classica risposta: boono! Non siamo per nulla convinti.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc