Si conclude con successo la seconda giornata della nuova edizione del “Corso Internazionale sull’asma grave e le comorbidità associate”, ideato ed organizzato dal Professore in Malattie dell’Apparato Respiratorio Nicola Scichilone, patrocinato dall’Università di Palermo e dalle maggiori società scientifiche nazionali e internazionali e promosso dalla UOC di Pneumologia del Policlinico Universitario di Palermo.
Al centro della mattinata di dibattito i setting acuti dell’asma grave. A destare maggiore curiosità la relazione della dott.ssa Alida Benfante, dirigente medico presso la UO di Pneuomologia del Policlinico e principal investigator dei maggiori trial clinici sull’asma presso il Centro di Riferimento Regionale per la ricerca e cura dell’asma grave al Policlinico “P. Giaccone”.
Sono ancora tante le sfide che il clinico deve affrontare nel trattamento dell’asma grave in corso di gravidanza. Si calcola infatti che a tutt’oggi l’asma bronchiale sia la condizione patologica più frequente, seguita da ipertensione e sindrome depressiva. A preoccupare gli specialisti soprattutto l’andamento imprevedibile che la patologia segue durante i mesi di gestazione: l’asma grave infatti può mantenere parametri stabili, può peggiorare o persino migliorare.
Accade quindi che le donne gravide con asma grave vadano incontro a severe esacerbazioni e a complicanze perinatali come nascita pretermine, ritardo nell’accrescimento intrauterino e preclampsia. Un dato preoccupante che incide anche sulle risorse economiche destinate alla cura della malattia, con frequenti ospedalizzazioni, visite non programmate e accessi non necessari ai servizi di emergenza-urgenza.
Secondo studi recenti, 2 donne su 5 in corso di gravidanza sospendono o riducono la terapia inalatoria con perdita di controllo e severe esacerbazioni (fino al 45% delle donne gravide). Obiettivo degli specialisti è quindi di vigilare sul benessere della madre e del feto assicurandogli un’adeguata ossigenazione durante i mesi di gravidanza.
Gli esperti consigliano dunque di stabilire un programma di cure in fase pre-concezionale includendo la sospensione del fumo di sigaretta, vaccinazioni e una valutazione della funzionalità respiratoria. Si rivela inoltre fondamentale concordare con il proprio specialista un adeguato action plan stabilendo, secondo linee guida, controlli frequenti ogni quattro settimane durante il periodo della gravidanza.
Stando inoltre agli ultimissimi studi, trattare l’asma grave in gravidanza è possibile. E’ stata infatti confermata l’assoluta sicurezza nell’utilizzo dei corticosteroidi inalatori come terapia primaria. La recente letteratura scientifica raccomanda la molecola budesonide nel trattamento della patologia.
“A differenza dell’ipertensione e della depressione in gravidanza – spiega la dott.ssa Benfante -, a rendere problematico il trattamento dell’asma è soprattutto la mancata conoscenza, e una certa diffidenza, nei confronti dei farmaci maggiormente utilizzati. Il rischio è quello infatti che le donne asmatiche gravide non vengano adeguatamente trattate. Ad oggi, invece, è stato dimostrato che i corticosteroidi inalatori sono assolutamente sicuri ma rappresentano anche un’efficace protezione contro i rischi della patologia in gravidanza”.
“L’asma grave in gravidanza semina panico nella paziente, nei familiari e nel medico stesso – afferma il prof. Nicola Scichilone -. L’intervento della dott.ssa Benfante è stato utile a far chiarezza sul trattamento dell’asma e a proporre dei modelli di gestione integrata e multidisciplinare tra lo pneumologo e il ginecologo per le gravidanze a rischio in pazienti che, pur in presenza di asma grave, possono e devono condurre a termine il periodo di gestazione”.