I finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, Dipartimento Reati contro la Pubblica Amministrazione, hanno dato esecuzione questa mattina a un’ordinanza di custodia cautelare (arresti domiciliari) emessa dal Giudice per le indagini preliminari nei confronti di quattro persone, residenti nella provincia di Palermo, cui sono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, al riciclaggio, alla commissione di delitti contro la Pubblica Amministrazione quali reati di falso e la tentata truffa ai danni dell’INPS, nonché al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il provvedimento odierno segue l’esecuzione di un fermo per indiziato di delitto eseguito nei giorni scorsi nei confronti di ulteriori tre soggetti, ritenuti responsabili dei delitti di associazione per delinquere finalizzata alla produzione di documentazione attestante il falso tale da consentire la permanenza sul territorio nazionale di soggetti extracomunitari.
Nei confronti degli indagati sono in corso, inoltre, un sequestro preventivo emesso d’urgenza dal Pubblico Ministero per cautelare i proventi della frode fiscale, ammontanti a circa un milione di euro, nonché diverse perquisizioni per reperire ulteriori elementi utili ai fini investigativi per altri scenari criminali perpetrati dagli arrestati, alla luce anche della loro pericolosità e capacità delinquenziale.
L’attività di servizio ha riguardato l’operatività criminale di due associazioni a delinquere, tra loro collegate, finalizzate alla commissione di gravi reati fiscali ed economico-finanziari e ha fatto emergere uno spaccato delinquenziale che ha posto in luce la potenzialità criminogena delle frodi basate sull’utilizzo strumentale di società “cartiere” e sull’emissione/utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Nel corso delle indagini, infatti, è emerso che alcune aziende non operative in tutto o in parte sono state nel tempo utilizzate per consentire:
- a imprese beneficiarie della frode di ottenere indebiti vantaggi fiscali;
- di riciclare i proventi illeciti così ottenuti;
- di attestare falsamente la sussistenza di contratti di lavoro per consentire a soggetti extracomunitari di ottenere permessi di soggiorno;
- di certificare le condizioni per permettere ad alcuni cittadini italiani di tentare di accedere alle indennità di disoccupazione.
A fare da trait d’union tra le due associazioni è stato individuato un ragioniere palermitano, più volte nel tempo destinatario di inchieste giudiziarie anche nel settore fiscale, tanto da essere stato radiato dal proprio albo professionale.
L’avvio delle investigazioni ha tratto origine da mirate investigazioni economico-finanziarie nei confronti di una serie di aziende operanti nel campo dell’edilizia che, prive di una reale struttura tecnico-imprenditoriale, hanno nel tempo ingenerato un vorticoso sistema fraudolento basato sull’emissione e sull’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per importi milionari.
Terminale di questo circuito di documenti fiscali fittizi è risultata essere un’impresa del centro-nord che proprio in Sicilia si era aggiudicata un importante appalto pubblico (mediante la CONSIP S.p.A.), risultata in due anni aver ricevuto fatture per quasi 2 milioni di euro.
Lo sviluppo delle indagini, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palermo, ha, poi, consentito di acquisire evidenze probatorie circa l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che traeva i suoi compensi dalla formalizzazione di fittizi rapporti lavorativi a favore di circa 150 cittadini extracomunitari richiedenti il rilascio e/o il rinnovo del permesso di soggiorno.
Tale sodalizio criminale, di cui è stata dimostrata l’operatività criminale fino al mese di febbraio 2019, è risultato composto da cittadini italiani, tra cui il citato ragioniere, nonché da extracomunitari che – ciascuno per la propria etnia di riferimento – hanno operato quali referenti e procacciatori di connazionali interessati all’ottenimento della falsa documentazione per richiedere il rilascio e il rinnovo dei titoli di soggiorno, in modo da legittimarne la permanenza sul territorio nazionale.
Eloquente in tal senso è il contenuto di una conversazione telefonica intercettata, in cui uno straniero, dopo avere ottenuto, dietro pagamento, il fittizio contratto di lavoro dal ragioniere, chiede al professionista: “… vedi se ci sono lavori capito. Anche poco soldi non c’è problema”.
È stata altresì rilevata una tentata truffa ai danni dell’INPS (che ha rigettato le domande) in quanto è emerso che il professionista aveva falsamente attestato fittizi rapporti di lavoro nei confronti di cittadini italiani per far loro accedere ai benefici dell’indennità di disoccupazione (c.d. NASPI).
Sulla base delle complessive risultanze investigative, pertanto, la scorsa settimana la Procura della Repubblica di Palermo ha emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di tre extracomunitari, cui le Fiamme Gialle hanno già dato esecuzione, traducendoli presso la locale casa circondariale.
Il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale, in sede di convalida del provvedimento, ha emesso un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare domiciliare nei confronti di altri quattro indagati, oggi in esecuzione.
L’odierna operazione eseguita dal Nucleo di polizia economico-finanziaria sotto la direzione della Procura di Palermo – Dipartimento Reati contro la Pubblica Amministrazione, da un lato conferma il peculiare approccio operativo della Guardia di Finanza, che punta a colpire nella loro globalità tutti i fenomeni che si connotano per la capacità di mettere a rischio contemporaneamente più interessi economici e finanziari e, dall’altro, testimonia la costante e capillare azione di contrasto ai contesti di illegalità connotati da maggiore gravità, anche grazie all’integrazione delle funzioni di polizia economico-finanziaria con lo sviluppo di indagini di polizia giudiziaria, con l’obiettivo di aggredire non solo i soggetti responsabili di gravi condotte criminali, ma anche i loro patrimoni al fine di assicurare l’effettivo recupero delle somme frutto, oggetto o provento delle condotte illecite.