La nuova edizione della Classifica Censis delle Università italiane.Anche quest’anno sono disponibili le classifiche delle università italiane elaborate dal Censis e divenute ormai un appuntamento annuale a supporto dell’orientamento di migliaia di studenti pronti a intraprendere la carriera universitaria. Si tratta di un’articolata analisi del sistema universitario italiano attraverso la valutazione degli atenei (statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensione) relativamente a: servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, strutture disponibili, comunicazione e servizi digitali, livello di internazionalizzazione.
Le novità introdotte quest’anno sono: l’occupabilità dei laureati delle università statali, il grado di soddisfazione per i servizi (aule, biblioteche, postazioni informatiche) di chi ha già frequentato l’ateneo, una mappatura di quelli che dispongono della «carriera alias», ovvero uno strumento Lgbt-friendly per agevolare le persone in transizione di genere (ad oggi hanno aderito 42 atenei statali su 58). A questa classifica si aggiunge il ranking dei raggruppamenti di classi di laurea triennali, dei corsi a ciclo unico e delle lauree magistrali biennali secondo la progressione di carriera degli studenti e i rapporti internazionali. Complessivamente si tratta di 63 classifiche, che possono aiutare i giovani e le loro famiglie a individuare con consapevolezza il percorso di formazione.
Prosegue la crescita delle immatricolazioni. Per il quarto anno consecutivo, nell’anno accademico 2017-2018 si è registrato un aumento delle immatricolazioni (+1,3% rispetto all’anno accademico precedente). L’istruzione universitaria è stata scelta dal 47% dei 19enni. Sono i gruppi disciplinari economico e ingegneria industriale e dell’informazione ad assorbire le quote più alte di immatricolati (rispettivamente, il 15,5% e il 12,5%).
Ma non in maniera omogenea su tutto il territorio. La distribuzione delle immatricolazioni non è omogenea sul territorio nazionale. Sono aumentati gli immatricolati negli atenei del Nord (Nord-Ovest +3,2% e Nord-Est +4,1%), mentre sono diminuiti quelli degli atenei del Centro (-1,2%) e del Sud (-0,1%). La flessione negli atenei del Mezzogiorno si inquadra all’interno di un fenomeno tradizionale: la elevata percentuale di studenti meridionali in mobilità extra-regionale. Nell’ultimo anno più del 23% è andato a studiare in una regione diversa da quella di residenza, a fronte dell’8,5% dei colleghi settentrionali e del 10,8% di quelli residenti nelle regioni centrali.
I mega atenei statali. Tra i mega atenei statali (con oltre 40.000 iscritti) mantiene la prima posizione in graduatoria l’Università di Bologna, con un punteggio complessivo pari a 90,8. Segue, come l’anno scorso, l’Università di Padova (88,7). Al terzo posto l’Università di Firenze (86,3), che, pur incrementando di 3 punti l’indicatore relativo alla dotazione di strutture per gli studenti, scende di una posizione. La Sapienza di Roma è stabile al quarto posto (84,3), inseguita dall’Università di Torino (83,0), che sale dal settimo al quinto posto e supera Pisa (82,5), che retrocede al sesto. Ultima tra i mega atenei statali è l’Università di Napoli Federico II, preceduta dall’Università di Catania. L’Università di Bari è terzultima e sostituisce la Statale di Milano, che guadagna una posizione.
I grandi atenei statali. L’Università di Perugia è ancora al vertice della classifica dei grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti), con un punteggio complessivo pari a 91,2. Tiene la seconda posizione l’Università della Calabria (90,2), che vede aumentare di 4 e 3 punti rispettivamente gli indicatori relativi alle strutture per gli studenti e all’internazionalizzazione. Mantengono la terza e la quarta posizione le Università di Parma e di Pavia (rispettivamente, 89,7 e 88,0 punti). Al quinto posto si afferma l’Università di Modena e Reggio Emilia (87,3), che rimpiazza l’Università di Cagliari, scivolata in nona posizione (83,5), soprattutto a causa della perdita di 13 punti per borse di studio e altri interventi in favore degli studenti e di 5 punti nell’internazionalizzazione. Segue al sesto posto l’Università di Salerno, che guadagna otto posizioni grazie agli incrementi dei punteggi per borse di studio, strutture, servizi digitali. Penultima tra i grandi atenei è l’Università di Roma Tre (79,0 punti). Chiudono la classifica, con il punteggio ex aequo di 75,5, le Università della Campania e di Chieti e Pescara.
I medi atenei statali. È l’Università di Trento a guidare la classifica dei medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti), con un punteggio complessivo pari a 97,0. Con un incremento di 9 e 7 punti rispettivamente negli indicatori relativi alle strutture per gli studenti e all’internazionalizzazione, l’ateneo guadagna due posizioni rispetto allo scorso anno e rimpiazza l’Università di Siena, che passa al secondo posto con 95,3 punti. La terza posizione è condivisa dagli atenei friulani: l’Università di Trieste e l’Università di Udine ottengono lo stesso punteggio di 91,2. Sono entrambe in ascesa, provenendo dalla quarta (Trieste) e dalla nona posizione (Udine): borse di studio, strutture per gli studenti, comunicazione e servizi digitali sono gli indicatori che, con diversa intensità, hanno agevolato la scalata della classifica. Invece scende dalla seconda alla quinta posizione l’Università di Sassari, penalizzata dalla perdita di 12 punti nell’indicatore sulla internazionalizzazione. Chiudono il ranking, rispettivamente all’ultimo, penultimo e terzultimo posto, l’Università di Napoli L’Orientale, l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro e l’Università di Napoli Parthenope.
I piccoli atenei statali. Nella classifica dei piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti) primeggia anche quest’anno l’Università di Camerino, con un punteggio complessivo pari a 93,0. Anche la seconda e la terza posizione restano invariate. Seconda è l’Università di Foggia (82,2), incalzata in terza posizione dall’Università di Cassino (82,0). Il quarto e il quinto posto sono occupati dalle Università della Basilicata (81,3) e dell’Insubria (80,5), che risalgono ciascuna di due posizioni. In penultima e ultima posizione ci sono rispettivamente l’Università del Sannio e l’Università del Molise.
I Politecnici. Al primo posto il Politecnico di Milano (con un punteggio complessivo pari a 95,8), al secondo il Politecnico di Torino (91,5), che fa retrocedere in terza posizione lo Iuav di Venezia, seguito dal Politecnico di Bari, che chiude la classifica.
Gli atenei non statali. Tra i grandi atenei non statali (oltre 10.000 iscritti) in prima posizione c’è anche quest’anno l’Università Bocconi (96,8), seguita dall’Università Cattolica (87,4). Tra i medi (da 5.000 a 10.000 iscritti) la Lumsa si colloca in prima posizione (90,0), seguita con un distacco minimo dalla Luiss (89,8), mentre lo Iulm è al terzo posto (83,0). Tra i piccoli (fino a 5.000 iscritti) la Libera Università di Bolzano continua a occupare il vertice della classifica (con un punteggio complessivo pari a 102,4), seguita dalla Liuc Università Cattaneo (91,0) e dall’Università Roma Europea (83,6), che passa dalla ottava posizione dello scorso anno alla terza. Chiude la graduatoria l’Università Lum Jean Monnet, preceduta dall’Università della Valle d’Aosta.
Più in dettaglio. Questi sono i principali risultati dell’edizione 2019/2020 della Classifica Censis delle Università italiane. Le graduatorie possono essere esaminate nel dettaglio sul sito del Censis, dove si possono interrogare in funzione dei personali obiettivi e percorsi di studio. Sul sito sono consultabili anche le classifiche della didattica delle lauree triennali, magistrali a ciclo unico e delle lauree magistrali biennali (rispettivamente raggruppate in 15, 6 e 14 gruppi disciplinari) ed è disponibile la metodologia utilizzata per la classificazione.