Sembra che gli italiani siano i più euroscettici di tutta l’Unione: solo il 42% ritiene che la permanenza dell’Italia nella Ue abbia degli effetti positivi per il Paese. Non solo, ma il 38% ritiene che la propria voce non conti in sede comunitaria. Così i dati dell’Eurobarometro diffusi oggi.
Da essere Paese fondatore a più euroscettici il passo è notevole. Le domande e i perché sono tanti, e nella pratica si vede l’effetto coi risultati delle ultime elezioni europee, dove, a differenza del resto dell’Unione, in Italia sono stati premiati i partiti più euroscettici/contrari (differenza che muta in base alla influenza di questi partiti rispetto alla mediaticità dei contesti).
A nostro avviso ciò accade perché la base della politica di un Paese democratico, l’informazione, non viene osservata. Anzi, si fa molto per dire cose che non sono tali, ingigantendo aspetti numericamente e politicamente marginali. Non siamo soli in questo esercizio e comunicazione del potere: in Gran Bretagna ha vinto un referendum per uscire dall’Ue coi sostenitori che hanno convinto/informato gli elettori quasi esclusivamente con balle, mezze-verità e falsità (le cosiddette fakenews).
Che è quello che sta succedendo in Italia. Facendo credere che la nostra presenza e permanenza nell’Unione ci stia portando solo negatività economica, sociale, politica e umana. Quando è vero proprio il contrario. Esempi a iosa. Solo uno: ve l’immaginate se l’Italia non facesse parte dei Paesi che hanno adottato la moneta euro… un Italia con la sua moneta lira che dovrebbe avere a che fare col dollaro, lo yen, il renminbi, il rublo…. Suvvia… non stiamo giocando al Monopoli. E poi c’e’ tutto l’aspetto dei diritti individuali, con al primo posto quelli dei consumatori, dove tutte le nostre leggi sono mediate dalle direttive comunitarie… Insomma, saremmo un paese dei balocchi al pari di un Paese centroamericano in rapporto agli Usa….
Questi dati dell’eurobarometro potrebbero quindi essere modificati solo informando i cittadini su quello che accade realmente. Informazione che dovrebbe essere imperativa per i media dello Stato e professionalmente necessaria per i privati.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc