Nei miei articoli pubblicati su Mons. Vincenzo D’Arrigo, relative alle sue dimissioni della parrocchia dell’Annunziata, ho cercato di evitargli per quanto mi è stato possibile…
di ANDREA FILLORAMO
Ho scelto alcune email fra quelle che mi sono arrivate relative alle dimissioni dalla Parrocchia di Mons. D’Arrigo dalle quali ho tratto solo alcuni “estratti “e cerco di dare delle risposte.
Mi chiedo: “ma è sicuro che Padre D’Arrigo se ne va? Io non ci credo. Altre volte l’aveva detto ma non l’aveva fatto. Non può esistere l’Annunziata senza padre D’Arrigo né Padre D’Arrigo senza l’Annunziata”.
“Certo che tu sei stato molto bravo a scrivere due articoli su Mons, D’Arrigo, che bisogna saper leggere…”
“Forse avrebbe dovuto nell’ultimo suo scritto non solo accennare al rapporto di Padre D’Arrigo con i politici ma…”
“Finalmente la parrocchia si svecchia…”
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Nei miei articoli pubblicati su Mons. Vincenzo D’Arrigo, relative alle sue dimissioni della parrocchia dell’Annunziata, ho cercato di evitargli per quanto mi è stato possibile, di aggiungere all’immancabile dispiacere del distacco dalla Parrocchia con cui egli per 54 anni si è identificato, il rammarico di venire a sapere che c’è chi crede, ma a torto, che la comunicazione data da lui il 4 agosto u.s. possa essere un bluff reiterato nel tempo, senza pensare che mai P. D’Arrigo nel passato ha reso pubblica formalmente , come è avvenuto domenica scorsa, la lettera di dimissione dalla Parrocchia e l’accettazione da parte dell’arcivescovo.
Egli, quindi sicuramente non sarà più parroco dell’Annunziata a partire dalla seconda domenica di ottobre.
Varia e diversificata, come c’era da aspettarsi, è la reazione dei fedeli, ma occorre tener conto che Mons. D’Arrigo sa con chiarezza che accanto a quelli che gli sono sinceramente amici, e condividono appieno il suo modo di essere prete e parroco e che, quindi, si sentiranno veramente orfani quando egli lascerà la parrocchia, ci sono quelli che mai hanno accettato il suo modo di esercitare il servizio presbiterale,
A questi si aggiungono quanti ipocritamente gli hanno manifestato e gli manifesteranno il più vivo dispiacere per le sue dimissioni.
Nei miei due scritti pubblicati su IMGPress – lo ribadisco ancora – mi sono attenuto al rispetto che necessariamente si deve avere per chi per 62 anni ha svolto il ministero. Non sono venuto meno, però, alla mia coerenza, essendo convinto che la Chiesa e le sue istituzioni, comprese le parrocchie, inclusa, quindi, anche quella dell’Annunziata con l’insediamento del nuovo parroco,si devono riformare “ab imis et a fundamentis” .
Tenendo presente ciò, mi sono guardato bene di esprimere giudizi, come del resto ho già scritto, su un periodo così lungo di ministero di Mons. D’Arrigo.
Ho, però, avuto la possibilità di far conoscere le mie personali opinioni che qualcuno può definire anche criptiche o allusive e forse lo sono, che possono anche apparire, per questo, di incerta o di difficile lettura, ma nel contesto della mia scrittura non possono essere esplicitate più di tanto.
A tal proposito, per rispondere alle email pervenutemi, insisto sull’accennato tacito “parallelismo tipologico fra preti,” di un mio precedente articolo, in cui ho manifestato la mia preferenza nei confronti del prete povero, che imita Cristo che diceva: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc. 9, 51).
Insisto ancora su quello che ritengo l’inaccettabile sostegno alle opere parrocchiali da parte di alcuni politici che qualcuno può ritenere, forse sbagliando, un voto di scambio.
Non dimentico quanto ha scritto Papa Luciani, quand’era vescovo di Vittorio Veneto: «Pur avvicinando gli uomini, il sacerdote deve restare ‘l’uomo della dimensione verticale’ (Congar), tutto prete, solo prete, evangelico ‘sine glossa’, senza confusioni od equivoci, marcando bene il distacco tra ‘spirituale’ e ‘temporale’».
Quello che diventerà e per soli 33 giorni Giovanni Paolo I ha scritto inoltre: “Il sacerdote ha ancora — per esempio — la smania delle ‘Opere’, ( ……….) Adesso chi fa deve fare in grande (……..) e viene foraggiato dai ricchi. Cristo ha pianto sulle rovine di Gerusalemme; piange di nuovo sulle pietre delle grandi Opere costruite dai sacerdoti!”.
Continua ancora dicendo che bisogna sconfiggere il clericalismo ossia l’invasione degli ecclesiastici nel campo dei laici: “La ‘politica’, per esempio. Il sacerdote deve starne lontano. Per essere ed apparire l’uomo di tutti, per salvare l’universalismo e la trascendenza cattolica, per doveroso riguardo alle competenze altrui, per norma di prudenza pastorale”.
Mancano ancora due mesi prima che Mons. D’arrigo lasci la parrocchia, periodo forse necessario all’arcivescovo per scegliere il successore, verso il quale sicuramente il vecchio parroco eviterà di farsi vincere dall’invidia generazionale e non condizionerà, in alcun modo, l’opera di chi prenderà il suo posto, sapendo che se ciò dovesse accadere si tratterebbe di atteggiamenti distorti non privi di effetti negativi per l’equilibrio parrocchiale. Un garbato invito è rivolto anche al nuovo parroco, chiunque egli sarà: tenendo conto della forte personalità di Mons. D’Arrigo, e delle radici profonde che egli lascerà nella parrocchia, si guardi bene egli di vivere nella subordinazione psicologica che lo costringerebbe ad essere quello che non è. Questo – ne sono certo – non lo vorrà neppure il Monsignore.