Al Meeting di Rimini uno spazio rilevante viene riservato alle mostre che esplicitano ulteriormente il titolo, sempre diverso ogni anno, della manifestazione estiva di Comunione e Liberazione. Tra le varie mostre che hanno assolto in modo evidente tale compito, una è legata alla nostra terra: la Sicilia. Quest’anno infatti grazie alla esposizione dal titolo: “Si aprì una porta nel cielo. La Cattedrale di Monreale”, gli ospiti del Meeting hanno potuto vivere un’esperienza unica, immergendosi nella vita dei monaci benedettini del Duomo di Monreale di Palermo e nelle opere d’arte religiose come il Cristo Pantocratore e la Madonna Bruna.
Curata del prof. Mirko Vagnoni, dell’Università di Friburgo, con il coordinamento generale di don Nicola Gaglio, parroco e presidente della Fabbriceria del Duomo di Monreale, e di Sandro Chierici dello Studio Ultreya Milano, la mostra ha posto particolare attenzione al volto del Pantocratore, che domina l’abside e accoglie i fedeli con il suo abbraccio, mettendo in evidenza come il Duomo di Monreale rappresenti una delle testimonianze artistiche e di fede più belle del nostro paese, vantando inoltre il ciclo musivo più grande d’Europa e uno dei chiostri romanici più ampi e articolati dal punto di vista iconografico. L’intero complesso architettonico di Monreale, la cattedrale, il chiostro e il convento dei monaci, sono stati riprodotti su uno spazio di 700 metri quadri per 4,5 metri d’altezza ed è stato arricchito con le ricostruzioni del portale della facciata del duomo arabo-normanno eseguita da Bonnano Pisano in scala 1:1 e del grandioso mosaico bizantino del Pantocrator che nella basilica siciliana decora l’abside. La riproduzione del Cristo è stata realizzata su una stampa adesiva composta migliaia di foto in altissima definizione.
Uno dei protagonisti assoluti della mostra, che ha fatto anche da guida carismatica, è stato Calogero Zuppardo il quale, grazie alla sua professione di artigiano del vetro, ha avuto la straordinaria opportunità professionale di restaurare le vetrate del Duomo. Soffermandosi a chiacchierare di questa sua avventura, con gli occhi brillanti e pieni di gratitudine, ha ricordato che «portare le vetrate nel mio laboratorio era problematico per cui ho deciso di allestirlo nella torre meridionale dell’edificio. Dovevo lavorare due mesi, ma ho allungato i tempi perché quel posto aveva qualcosa di speciale». Restaurare le vetrate oltre che una opportunità deve essere stata anche una grande responsabilità «tanto è vero – ricorda Zuppardo – nell’arco trionfale del Duomo vi sono tre finestre, quando ho dismesso il vetro di quella centrale mi sono ritrovato davanti il Cristo Pantocratore, proprio in quell’attimo ho avuto vertigini e capogiri accusando la sindrome di Stendhal, tipica di chi si imbatte in opere di straordinaria bellezza». Lo sguardo del Cristo da allora non ha mai più abbandonato l’artigiano palermitano riportandolo alla fede, così come avvenne per la nonna che visse in un collegio proprio a Monreale.
La mostra “Si aprì una porta nel cielo. La Cattedrale di Monreale”, proposta al Meeting, ha costretto i visitatori a godere di una bellezza unica, allo stesso tempo però ha avuto il merito di non ridurre la percezione del luogo a una sola questione estetica. Il Duomo infatti è nato anzitutto come testimonianza della presenza contemporanea di Cristo. Per tale motivo nella costruzione furono coinvolti anche coloro che dovevano abitarlo e renderlo luogo vivo dove poter vivere un’esperienza vera di fede. Il Duomo di Monreale dunque non è un monumento utile solo a fare un salto nel passato, ancora oggi è un luogo vivo dove poter fare l’incontro con Cristo presenza viva e contemporanea.
Nicola Currò