Il materasso era noto fin dal neolitico (circa 9.500 a.C) e, da semplice giaciglio di paglia o foglie secche, ha subito una continua evoluzione, passando da sacchi pieni di vegetali fino a quelli a molle e a schiuma sintetica.
Nascondere i soldi nel materasso era una usanza di chi non si poteva permettere altri luoghi di sicurezza, oltretutto, la collocazione consentiva di tenere sotto controllo notturno denari ed oggetti preziosi.
Oggi, i soldi sono custoditi nelle banche, sicchè, si invoglia la tentazione di taglieggiare, in qualche modo, i risparmi degli italiani. Così, abbiamo letto la proposta della Confindustria di una tassa sui prelievi dal bancomat e quella della giornalista Milena Gabanelli di una doppia imposizione, una al deposito dei soldi in banca e una al prelievo.
Per evitare questi assurdi prelievi, si riaffaccia il pensiero di ricorrere al materasso come “banca” personale.
Il Governo non ha recepito l’iniziativa, ma è alla ricerca di denaro per far quadrare i conti per il 2020, considerato che il debito pubblico è arrivato a 2.408 miliardi. In attesa che il Governo produca un documento economico e programmatico, vari esponenti governativi si sono sbizzarriti a proporre nuove tasse.
Della cosiddetta razionalizzazione della spesa pubblica non se ne parla. Eppure, si potrebbe avviare un percorso virtuoso di attento utilizzo del denaro collettivo.
Nel campo farmaceutico, 13 anni fa, proponemmo una sperimentazione per la somministrazione di dosi individuali di antibiotici, con il medico che prescrive e il farmacista che consegna la dose idonea al paziente e non la confezione intera, che, spesso, non viene completamente utilizzata. Allora quantificammo il risparmio in 400 milioni di euro.
Oggi, riproponiamo questa iniziativa. Sperando che questo Governo pensi più a razionalizzare la spesa che a imporre nuovi balzelli.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc