#iononsonocomplicedeiviolenti rappresenta il senso profondo del messaggio nello sport, solo così potremo cambiarlo.
Il basket a modo mio
Non si può tollerare che i nostri palazzetti diventino, nel fatalismo generale e nell’impotenza colpevole della politica sportiva, una zona franca per violenti, con le partite – persino quelle di under – occasioni di violenza, minacce e regolamento di conti tra fazioni che con lo sport della pallacanestro non hanno nulla a che fare.
Che cosa ne pensa Fip Sicilia? Il presidente della Federazione italiana pallacanestro, Gianni Petrucci? Sarebbe importante un primo passo: chiedere, per esempio, alle società sportive di non sottostare a ricatti o intimidazioni e di allontanare i “violenti” tesserati e non, dai palazzetti.
Così da trasformare la partita, le gare tra under, in una grande festa. Le prime a essere coinvolte in questa campagna di prevenzione dovrebbero essere le stesse società sportive, attraverso azioni concrete e non generici appelli ai tifosi violenti a “stare buoni”.
#iononsonocomplicedeiviolenti
Ci sono palazzetti in Sicilia dove è vietato educare allo sport: guai a fiatare se le regole non vengono osservate, perché son botte. Spesso i violenti sono gli stessi tesserati Fip che dovrebbero conoscere l’etica (?): con la complicità di tanti che pur sapendo non intervengono. La gente, gli stessi tesserati sono sfiduciati nelle istituzioni. E non credono più a qualsiasi cosa.
Sappiamo tutto, ma abbiamo le mani legate
La frase che più ferisce le persone oneste, leali, etiche, è: “siccome in quel palazzetto, in quel luogo, ci può essere Tizio o Caio che ti hanno minacciato nel passato, forse è meglio che tu non vada alla partita…”. Un’ennesima riprova della tolleranza zero verso i violenti: la bontà d’animo della classe dirigente, mica per nulla lo sport trionfa nell’amore verso il prossimo. Come dire: guai a voi che vi professate testimoni di lealtà, di onestà, sarete puniti per questo. Una sorta di Daspo al contrario: forse per i non violenti, una lapidazione in piazza, sarebbe stata pena più equa.
Qualcuno obietterà che ci vuole coraggio a minacciare chicchessia in un momento delicato nella lotta contro il bullismo e il razzismo. Epperò, non è certo il coraggio che manca ai violenti di professione. Alle difficoltà evidenti nell’affrontare certe storie spinose, si aggiungono segnali che assomigliano sempre più alla vaghezza di idee e all’incertezza del Comitato regionale: così si rischia che i violenti continuino a interpretare i silenzi delle istituzioni preposte (FIP) come un segnale di vittoria.
#iononsonocomplicedeiviolenti
La Sicilia del basket vincerà la sfida quando vedremo le famiglie, fianco a fianco, incitare la propria squadra, i propri figli senza dover fare i conti con le minacce dei violenti.