Adriana Firicano, il coraggio di mostrare l’autenticità di una Barlady

Adriana Firicano da Palermo e Francesca Armanno da Giardini Naxos (Messina) sono tra le 10 finaliste di Lady Amarena Italia, in programma a Bologna il 15 ottobre. La vincitrice della fascia tricolore si sfiderà il giorno successivo con le colleghe internazionali per eleggere la signora della mixology del pianeta.

IMG Press ha incontrato Adriana, Barlady palermitana,per metterne a nudo l’anima: c’è molto della nostra storia. E il tono sarà dissacrante. Per esempio sulla contestazione dei giovani, e un po’ anche sul femminismo. Intendiamoci: non vogliamo certo deridere tanti giovani che si sono buttati e hanno creduto in queste vicende: solo, a distanza di molti anni, si è capito che non sarebbero state poi così definitive, che il mondo non sarebbe poi cambiato molto. C’è dell’ironia, ma affettuosa. Sull’oggi invece non mostreremo nulla, non sapremmo cosa dire: sarebbe cronaca, e probabilmente in ritardo sui tempi. Persino il linguaggio fa resistenza. Perché se è vero che la “ristorazione è donna” – con oltre il 50% degli impiegati nei pubblici esercizi che appartiene al “gentil sesso” (dati Fipe 2019) – è innegabile che esistano ancora nicchie creative in cui la presenza femminile è considerata un’eccezione, annegata – anche linguisticamente – nel genere “dominante”. Tutti conoscono il Barman. Molti meno la Barlady, il controcampo rosa che in questi ultimi anni sta portando uno spirito di innovazione in un settore storicamente presidio maschile. E il tema è quanto mai attuale, risvegliato a livello internazionale dall’esplosione del movimento #metoo oggi esteso a una riflessione più generale sul ruolo della donna con il #TimesUp sempre più condiviso: lo ha affrontato persino Julianne Moore al Festival del cinema di Cannes in questi giorni, parlando di parità di genere nel cinema e, dal cinema, alle professioni più diverse. Del resto l’attenzione alla salute e il prendersi cura del prossimo fanno parte del patrimonio genetico di ogni donna, andando ad integrare capacità e competenze. Creatività, sensibilità, etica, legame con la tradizione sono i valori aggiunti che la componente femminile sta portando nell’universo della mixology. E così, facciamo il proposito di spegnere ogni tanto gli apparecchi televisivi che rischiano di catturarci in un’atmosfera di apparenza e di spettacolo senza fine. Liberandoci dalla tirannia dell’opinione corrente, troveremo la pace e l’approvazione delle nostre coscienze. Nel frattempo, per riflettere, vi consigliamo di sorseggiare il cocktail La Lupa. Ingredienti: 50 ml di Bulleit Bourbon 10 Years Old, 20 ml Fabbri Sciroppo Amarena, 20 ml fresh lime juice, Un Rametto di menta. Ci vogliamo rovinare: per IMG Press  questo aperitivo è il top, una Lady Amarena mica da ridere…

 

Adriana Firicano sei tra le dieci finaliste di Lady Amarena 2019, l’unico concorso esclusivamente riservato all’altra metà della mixology e promosso da Fabbri: il segreto del tuo successo? 

Ho 23 anni, parlare di successo mi sembra ancora troppo presto. Sicuramente non nego il fatto che essere stata selezionata come finalista Italiana da un marchio così importante come Fabbri, mi riempie di gioia, ma la strada è ancora lunga. Il segreto del mio successo (se cosi lo vogliamo chiamare) si descrive in due parole: passione e umiltà. Da piccola ho sempre coltivato tante passioni ma il mondo del bar  mi ha letteralmente rapita. Proverò a spiegarlo con un aneddoto che risale a ben 10 anni fa: avevo 13 anni quando vidi per la prima volta un barman noto a Palermo prepare un drink. Mi guardò e disse :”adesso farò una magia” prese un piattino gli mise l’assenzio e lo accese. Fu in quel momento che rimasi totalmente affascinata da quel mondo che ben presto avrebbe preso tutta la mia vita. Da lì in poi sono cambiati tutti i miei progetti e se chiedevi cosa volevo fare da grande la risposta non era più voglio fare la filosofa  ma “La barman”. Mi scuso in anticipo con i lettori e con le mie colleghe, ma a 13 anni non sapevo che esistesse una parola al femminile che descriveva ciò che volevo fare da grande. A Palermo Era visto ancora come un lavoro prettamente maschile. Non nego il fatto che mia madre, insegnante di lettere, è sempre stata impaurita da questo mondo notturno e pensare che la sua unica figlia avrebbe intrapreso questa carriera la spaventava davvero moltissimo. Andando contro al parere della mia famiglia essendo però sostenuta da mia zia, una sorella maggiore per me, ho iniziato la mia gavetta nel 2014 esattamente qualche mese dopo aver compiuto 18 anni. lavoravo tutti i fine settimana e studiavo per raggiungere quello che sarebbe diventato il primo obiettivo raggiunto “La maturità”. Se vi state chiedendo se è stato facile non solo trovare un equilibrio fra studio e lavoro, ma anche abbandonare le uscite il sabato con le amiche, le festività a casa con i parenti, ed la spensieratezza dei primi anni di maggiore età… beh, sarebbe davvero bello rispondere affermativamente ma hai chiesto sincerità, quindi NO, non è stato per niente facile, soprattutto perché ribadisco, ancora non ero al bar, ero un tuttofare, o stavo in sala, lavavo e asciugavo montagne di bicchieri e finivo tardissimo. Mi bastava però guardare il bar da lontano, e vedere dei miei colleghi che preparavano drink che tutto passava, la stanchezza, la paura di non farcela e di non essere all’altezza, i rimproveri dovuti a un po’ (per usare un eufemismo) di bicchieri rotti. La chiave del successo per me è questa, essere sempre orgogliosi di ciò che si è e quando non si hanno più i piedi per terra ricordarsi sempre da dove si è partiti.

Tre cose fondamentali per essere una barlady? 

Purtroppo stare al bar per una donna non è per niente facile ma Non voglio fare tutti quei discorsi già sentiti mille volte. Ho detto che avrei parlato con estrema sincerità e non posso negare che in soli 5 anni di carriera lavorativa me ne siano successe di tutti colori quindi sicuramente la prima cosa fondamentale che dovrebbe avere una barlady è avere un carattere forte; essere attenta ai dettagli e continuare a studiare moltissimo, inutile negare la differenza di prestanza fisica una barlady e un barman. C’è, esiste. Ma in questo lavoro contro tutte le aspettative, della prestanza fisica non è poi così importante; essere ospitali con in cliente. 

Dietro il banco che generazione ritrovi? 

Ho avuto la possibilità di lavorare in moltissimi locali. Ho fatto da spettatore partecipante alle serate di moltissime persone a Palermo. Il bar è come il teatro, ti metti la maschera  e con il sorriso più grande che hai, lasci tutti i problemi personali fuori dal bar e cerchi di dare un momento felice al cliente. Non siamo medici, non salviamo vite umane, ma abbiamo la facoltà di poter far vivere un bel momento al cliente o di distruggere totalmente la sua serata. Non posso rispondere alla tua domanda, fare un analisi della società guardando solo una piccola parte della loro vita , non è semplice e sarebbe assurdo banalizzare. Posso dire però, che ogni giorni vedo molte persone, spesso gentili, altre un po’ meno , chi piene di sogni chi invece delusi dalla mia terra.

Oggi per molti giovani lavorare si traduce fare la fila nei call center… 

Questo è un argomento delicatissimo, e ho difficoltà ad esperire ciò che penso. Posso dire di essere stata molto fortunata, fin da piccola sapevo cosa volevo fare e mi sono stati dati anche tutti gli strumenti per farlo e per iniziare la mia gavetta. Possibilità che non tutti i miei coetanei hanno. Certo, ho sudato, ma non posso negare che quando sento dire che la mia generazione è considerata quella dei “fannulloni” o degli addetti al call center, mi rende molto arrabbiata. Un sacco di miei coetanei dopo essersi laureati con il massimo dei voti, hanno difficoltà a trovare lavoro e vengono sottopagati nei call center oppure decidono di partire lasciando la mia bellissima Sicilia. Come ho già detto, non mi sento in grado di dare un parere personale alla faccenda, posso dire però che ho dovuto separarmi da molti miei amici che sono partiti per cercare lavoro e molti di loro sono riusciti a superare il distacco dalla loro terra (tenendo per sé la nostalgia e il dolore) riuscendo a realizzarsi nella vita. Palermo è una città bellissima, ho sempre amato la mia terra, purtroppo però non posso negare la difficoltà nel trovare lavoro o ancora peggio dover accettare lavori di ripiego con salari minimi. Purtroppo siamo costretti spesso a dover partire e abbandonare tutto pur di avere la possibilità di sentirci realizzati. E’ triste e come ho già detto mi fa molta rabbia. Se vivessimo in un mondo utopico tutti dovremmo avere gli stessi strumenti economici le stesse possibilità di crescita , privi di qualsiasi tipo di raccomandazione o nepotismo. Non posso negare la verità dei fatti.

Il nome del tuo cocktail è “La lupa” ispirato alla celebre novella di Giovanni Verga, nome di un personaggio femminile forte, sicuro, “rivoluzionario”, che stravolge un mondo dominato dal patriarcato. Da dove nasce questa suggestione? 

Volevo mostrare quanto forme d’arte completamente diverse possano in realtà collimare. Adesso ad esempio sto creando la nuova Drink list del Teatro Real S.Cecilia, con la collaborazione di tutta la squadra della fondazione “The Brass group “ stiamo creando dei twist su dei drink storici a suon di jazz. Per quanto riguarda il drink che ho portato alla competition della Fabbri, ho scelto di farmi ispirare da Giovanni Verga: volevo portare con me un pezzetto della mia Sicilia Bedda. Per quanto riguarda il personaggio che ho scelto , è molto semplice capire il motivo. “La lupa ” rompe qualsiasi stereotipo di Donna, non si sottomette al patriarcato maschile , e se ne frega totalmente di ciò che pensa la gente. Beh, come poteva non affascinarmi?

Sicilia terra di Vulcani: a proposito si dice che il vulcano sia femmina. Ti rivedi in questa immagine? 

In realtà credo che ogni donna dovrebbe rivedersi in questa immagine.

Quando la gioia batte la rabbia? 

Lo racconterò in un aneddoto che mi è successo da pochissimo. Due clienti  ordinano due drink e fanno i complimenti ai drink chiedendo di fare i complimenti  al barman. La collega risponde che i cocktail li ha preparati una giovane barlady. Ero fuori in quel momento, ho visto i loro volti sotto shock. “ li hai fatti tu? “ Mi chiesero titubanti. E’ assurdo ancora ci sia gente che si stupisca di trovare una ragazza al bar, soprattutto nel momento in cui una donna è valida tanto quanto un uomo al bar. La loro espressione mi rimarrà impressa per molto tempo e posso anche dirti che mi da la carica per fare sempre meglio voglio. Voglio distruggere lo stereotipo “barlady-oggetto”dimostrando che donne valide meritano di stare  al bar esattamente quanto un uomo valido.

Per conquistare una donna che aperitivo consigli a noi maschietti per il primo appuntamento? 

E’ facile rispondervi inserendo qualche drink con qualche prodotto afrodisiaco ma in realtà per passare una bella serata  e far sentire la vostra lady a proprio agio, basta andare in un locale in cui i dipendenti sono soddisfatti di quello che fanno e felici di accogliervi. Se poi alla vostra lady piace il lime, Lo sciroppo d’ amarena rigorosamente Fabbri, la freschezza della menta, e un bourbon invecchiato 10 anni in quercia bianca… Provate a preparare “Una Lupa” e fatemi sapere che ne pensate… 

Metti il cuore su un tavolo: cosa ti manca per essere felice? 

Penso che chiunque ha delle mancanze. Posso dirti pero’ il motivo per cui in questo momento della mia vita sono felice. Ho una famiglia bellissima che sostiene ciò che faccio ed è fiera di me. Mi mantengo da sola da 4 anni e faccio un lavoro che amo, lavoro tantissimo è vero, ma riesco sempre a trovare degli spazi per condividere il mio tempo con chi amo. ah, ho un cane meraviglioso. Studio molto e metto passione in tutto ciò faccio,ed ho scoperto che ci sono moltissime persone che mi sostengono e che supportano il mio sogno. Sono arrivata prima al contest online ” Lady amarena Italia” 2019 della Fabbri, ma non è questo il punto, ho ricevuto in totale fra le due fasi del contest esattamente 1325 voti, un risultato fuori da ogni aspettativa. Amici, parenti, colleghi , Peppe Cirrito con la scuola o meglio direi con la famiglia “Noi amiamo il buon bere” mi hanno sostenuta e continuano a sostenermi dietro le quinte. Una delle tante cose che vorrei conquistare negli anni è la sicurezza in me stessa. Potrei sembrare una persona troppo sicura di sé, che non ha mai dubbi e che ottiene tutto ciò che vuole senza battere ciglio. Beh, non è così, ho avuto spesso dei momenti in cui mi sono sentita insicura e mi sono lasciata sottomettere dai dubbi e l’incertezza di potercela fare. Dover costantemente dimostrare di essere all’altezza è complicato. Soprattutto quando son diventata per la prima volta Capo-barman in un locale storico a Palermo. Purtroppo non basta una coccarda per essere rispettato, la tua squadra deve credere in te e stimarti. Ho avuto la fortuna di lavorare nella maggior parte dei casi con colleghi che non mi hanno solo apprezzata ma hanno contribuito alla crescita non soltanto lavorativa ma anche personale. Dover costantemente distruggere lo stereotipo della ragazza usata come donna-oggetto messa a gestire il bar solo perché è donna. Non è facile e non lo è stato per niente. Ho avuto la fortuna però di far parte di una squadra che ha creduto in me e che mi ha sempre dato una mano quando stavo per cadere. Ancora adesso sento molto la pressione di dover dimostrare di essere all’altezza di far parte delle 10 finaliste italiane di Lady Amarena della Fabbri. Ma ogni volta che cado, ogni volta che ho paura, ogni volta che credo di non farcela, mi ricordo di quella ragazzina che lavava i bicchieri e che avrebbe fatto di tutto per poter stare al bar e lì che trovo la forza di andare avanti e di non farmi paralizzare dalla paura.