CORONAVIRUS. Scuola e Università, sospese le attività didattiche fino al 3 aprile in Lombardia e 14 altre province

Zone rosse nel DPCM dell’8 marzo 2020. Procedure concorsuali in sola modalità telematica. Anief chiede l’estensione delle norme fino a Pasqua su tutto il territorio nazionale e la chiusura delle sedi, la sospensione dei concorsi e del Tfa sostegno, un reclutamento straordinario da GaE riaperte, graduatorie provinciali di istituto e graduatorie Ata 24 mesi, corsi abilitanti e di specializzazione a distanza per chi ha 24 mesi di servizio.

 

Per i virologi le lezioni devono rimanere sospese, tanto vale – afferma il presidente di Anief, Marcello Pacifico – prevederne fin d’ora la sospensione in tutte le regioni italiane per evitare, a priori, assembramenti che possano accelerare la diffusione del contagio. In migliaia già si stanno spostando dalle zone rosse nonostante il divieto. Sarebbe opportuno chiudere scuole, atenei, conservatori, accademie fino al 15 aprile per consentire con serenità ai docenti la programmazione a distanza della didattica. Chiudere e non sospendere la sola attività didattica in quanto la presenza nei plessi del personale amministrativo è inutile, persino uno spreco per i costi di funzionamento degli edifici. Ma oltre a pensare come concludere quest’anno scolastico, bisogna prepararsi all’avvio del nuovo anno scolastico. Servono centomila insegnanti e Ata da immettere in ruolo e per almeno un mese, se non di più, non sarà possibile svolgere in un terzo del Paese un concorso se non in modalità telematica e negli altri due terzi con un candidato che dovrebbe stare a un metro dall’altro. Pertanto, appare sensato sospendere per quest’anno scolastico le procedure concorsuali o selettive in programma, adottare un piano straordinario di reclutamento del personale da quelle graduatorie che sono utilizzate per la chiamata dei supplenti, e di formazione (abilitazione, specializzazione) attraverso le università con modalità telematica per il personale con 24 mesi di servizio che ha già maturato l’esperienza didattica nel sistema nazionale di istruzione, anche su posti di sostegno. Nel frattempo, come sindacato, abbiamo deciso di chiudere tutte le sedi nelle zone rosse, l’accesso al pubblico in tutte le altri sedi e di sospendere le mille assemblee sindacali in programma, garantendo consulenza telematica e telefonica, webinar tematici specifici. In collaborazione con Eurosofia abbiamo messo a disposizione la piattaforma telematica per facilitare la didattica a distanza. Il 10 marzo ci sarà la presentazione. Ci adopereremo per diffondere le raccomandazioni di cui all’allegato 1 del DPCM dell’8 marzo in ogni luogo al fine di collaborare con il Governo per il contenimento del virus. Alle autorità pubbliche, a tutto il personale, in particolare a quello sanitario va tutta la nostra vicinanza e il riconoscimento per il lavoro straordinario che stanno svolgendo. Supereremo insieme questo momento, bisogna stare uniti e attenersi alle disposizioni.

LE NUOVE ZONE ROSSE E IL DPCM 8 MARZO 2020

Basterà una sola settimana di sospensione delle attività didattiche per ridurre i rischi dell’espansione in Italia del Coronavirus? A sentire i virologi e gli esperti di epidemie sembrerebbe purtroppo di no: diventa infatti sempre più verosimile lo slittamento dell’attuale stop delle lezioni, fissato dal Dpcm dell’8 marzo 2020 al prossimo 3 aprile in regione Lombardia e delle altre 14 province della zona rossa (Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Novara, Verbania-Cusio-Ossola, Vercelli), rimasto al 15 marzo per tutto il resto del territorio nazionale.

Cosa dobbiamo aspettarci dal Coronavirus? Gli esperti epidemiologi e di trasmissione di virus su larga scala non hanno dubbi: occorre tenere la guardia alta.

LO DICONO GLI ESPERTI

Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore della Sanità e componente del comitato, riporta Repubblica, ha ammesso l’eventualità “di una proroga della chiusura delle scuole”. Dello stesso sapere si è detto il virologo Roberto Burioni. E pure Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano. Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene a Pisa, spiega che “la chiusura degli istituti scolastici potrebbe essere inutile se non sarà prolungata”.

Walter Ricciardi, docente di Sanità pubblica e consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, spiega che “i risultati di questa misura, la chiusura degli edifici scolastici, hanno un’evidenza se la stessa misura può essere prolungata nel tempo”. “Il picco del virus si attende per inizio aprile”, ha spiegato il dottor Federico Gelli, coordinatore dell’Unità di crisi della Asl Toscana Centro.

“Di fronte al possibile allungamento di data si sta provando a organizzare – tra mille difficoltà tecniche e culturali – il lavoro delle lezioni a distanza immaginando un rientro possibile il 6 aprile o mercoledì 15, dopo le vacanze pasquali”, desume il quotidiano romano. “I dirigenti scolastici più avveduti lo sanno: hanno messo in agenda anche date più pessimistiche”, con “ritorno a scuola il 4 maggio”.

Marcello Pacifico (Anief): “Chiediamo al Governo di far tornare alunni e personale scolastico – universitario esattamente un mese dopo l’attuale data di rientro: il 15 aprile, anziché il 16 marzo. Tenere lontani da scuola più di nove milioni di individui, chiedendo loro di rientrare direttamente dopo le vacanze pasquali, è fondamentale per contenere il contagio del virus. Gli scienziati concordano su questo. Nello stesso periodo, sarà possibile monitorare se si arriverà a una riduzione di contagi, come tutti speriamo, oppure se l’emergenza continuerà. Non c’è alcun motivo valido per cui le scuole debbano rimanere aperte: non svolgono attività che rendono servizi diretti al pubblico, la didattica in presenza è sospesa, la sanitizzazione è a opera di ditte specializzate e non coinvolge il personale Ata. In compenso, alunni, docenti e personale tutto, parliamo di oltre nove milioni di cittadini, hanno meno possibilità di contagiarsi”, conclude il sindacalista autonomo.

LA PROPROGA DELLA SOSPENSIONE DELLE LEZIONI NEL GIORNO DELLA FESTA DELLA DONNA

La sospensione delle lezioni ha un impatto sull’organizzazione familiare di 5 milioni 139.000 lavoratori (dipendenti e autonomi): a tanto, stima la Fondazione studi dei consulenti del lavoro, ammonta la quota di connazionali che dovranno conciliare l’attività occupazionale con la cura dei congiunti, soprattutto dei figli minori. E, di questi, 2 milioni 697.000 sono donne (su cui la gestione familiare ‘pesa’ di più) e 2 milioni 442.000 uomini. Il gravame della gestione degli allievi costretti a rimanere a casa, si legge, interesserà principalmente la platea ‘rosa’, ovvero “sia le mamme single (302.000 contro i 47.000 papà ‘soli) sia le lavoratrici dipendenti (2 milioni 234.000 contro un milione 809.000 addetti), ancora oggi costrette a dover scegliere tra la vita professionale e quella familiare in assenza di misure che favoriscano una vera conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.

Nel 2019 vi sono state 2 milioni 797.000 donne nella Penisola, corrispondenti al 14,5% del totale della popolazione femminile tra i 15 e 64 anni, che hanno ‘gettato la spugna’, rinunciando, cioè, del tutto ad impiegarsi, per l’impossibilità di ottenere un aiuto in ambito domestico. “Un dato estremamente elevato, se comparato al resto d’Europa, dove, al contrario, soltanto l’8,2% della platea ‘rosa’ non lavora per motivi familiari, e in forte crescita negli ultimi anni (tra 2016 e 2019 il numero delle inattive per tali motivi è aumentato di 619.000 unità), registrando un incremento del 28,4%”.

LA POSIZIONE DEL SINDACATO

Sulla necessità di lasciare alunni e personale scolastico lontano delle aule e dai locali scolastici, potenziali ricettacoli di virus, come confermato dagli esperti e dai virologi, Anief ribadisce quanto espresso da settimane: le scuole devono rimanere chiuse, perché la salute dei cittadini viene prima di tutto, ma con misure urgenti che tutelino il diritto dei familiari ad accudire i propri figli. In questo giorno, inoltre, ci sentiamo di reiterare al Governo la richiesta di un adeguato sostegno alle donne che hanno intenzione di operare nel mondo del lavoro, perché ci preoccupano gli ultimi dati nazionali che attestano un numero sempre maggiore di donne costrette a lasciare le occupazioni per dedicarsi alla cura dei figli e della famiglia.