La saggezza dell’asino al tempo del Coronavirus

“Proporre, in Italia e in qualche altro paese di Europa, di abolire il « prefetto » sembra stravaganza degna di manicomio … Democrazia e prefetto repugnano profondamente l’una all’altro. Né in Italia, né in Francia, né in Spagna, né in Prussia si ebbe mai e non si avrà mai democrazia, finché esisterà il tipo di governo accentrato, del quale è simbolo il prefetto.

 

Coloro i quali parlano di democrazia e di costituente e di volontà popolare e di autodecisione e non si accorgono del prefetto, non sanno quel che si dicono. Elezioni, libertà di scelta dei rappresentanti, camere, parlamenti, costituenti, ministri responsabili sono una lugubre farsa nei paesi a governo accentrato del tipo napoleonico”.

Junius

Non ha torto Cateno De Luca.

Sbaglia. Sbaglia nella forma, sbaglia nei modi, sbaglia negli editti. Sbaglia per smania di protagonismo. Sbaglia perché preferisce la stella alla fascia. Sbaglia ma nella sostanza delle cose, a prescindere dalla teatralità del raglio, fotografa la realtà. Ed è ciò che serve!!!

La nostra capacità di risposta – la capacità di risposta dell’organizzazione sanitaria regionale, provinciale e cittadina – alla diffusione del virus, piaccia o non piaccia, non è sufficiente. Ciò non significa che non abbiamo eccellenze, professionalità, generosità nelle risorse umane mediche e paramediche ma che le strutture non sono adeguatamente attrezzate a fare fronte ad una emergenza di vaste proporzioni. Per essere di vaste proporzioni, qui da noi, basta il 5% di ciò che si è registrato in Lombardia.

Indicazioni e prescrizioni centrali, con la pretesa di efficacia estesa a realtà radicalmente differenti, sono espressione di un becero egalitarismo tra territori. Non si sono poste – e comunque non vi sono – condizioni paritarie diffuse e omogenee di opportunità, di crescita e di sicurezza.

Obiettivamente non so se in ipotesi (probabile?) di ulteriore diffusione del virus pandemico i contenuti del Decreto del Presidente del Consiglio siano, anche sul piano della prevenzione, a queste latitudini, “acqua fresca”.

So di certo che quando tutto passerà … le distanze cicatriziali saranno ancora più profonde. Tra nord e sud, tra chi può e chi non può, tra chi ha risparmi da parte e chi – se non lavora anche “a nero” – non va da nessuna parte, tra chi riceve soldi e chi li deve richiedere, tra chi investe in borsa e chi mette i soldi sotto la mattonella di un deposito postale o bancario, tra i dipendenti della P.A. e i titolari di partite iva, tra chi è solo e chi ha famiglia, amicizia e compagnia. Non si tratta di distinguere tra “chi resta a casa” e “chi se ne fotte” … questo è facile … ma tra chi resta a casa perché ha la barca all’asciutto e chi è costretto a uscire per correre ai ripari della mancanza di luce già tagliata.

Quando tutto passerà … occorrerà pensiero alto e nobile, occorrerà azione decisa e rapida. Le cose non possono restare così come sono.

Ora, si tratta di essere responsabili. La responsabilità impone a chiunque di non seminare panico ma neppure di essere leggeri. Impone di non assumere coca e di non distillare bromuro. A me gli inviti dei vip … che possono permettersi tutto … fanno girare le balle. Altrettanto gli inviti di peripatetici social.

Vi sono in gioco valori fondamentali: salute e libertà. Non siamo preparati.

Quando tutto passerà, residueranno tre domande: 1) Le informazioni da passare al popolo vanno dosate, orientate, filtrate? 2) I processi – nei momenti eccezionali – vanno governati dalla scienza o dalla politica … dagli scienziati al governo o dal governo degli scienziati? 3) Quale il ruolo delle Prefetture, originaria articolazione di un potere “forte”, al tempo della autonomia e dell’autogoverno?

Infine, lo dico sommessamente, avendo redatto, contribuito a scrivere, ispirato, ragionato o almeno letto i programmi amministrativi degli ultimi venticinque anni. La protezione civile a Messina non può restare nè al primo posto delle chiacchiere da propaganda elettorale nè dipartimento da cui diramare spot. Vi è un piano da dovere tradurre nelle cose, negli atti, nei fatti. Ah … Junius è Luigi Einaudi. Il virgolettato iniziale è tratto da un articolo del 17 luglio 1944 sulla Gazzetta ticinese.

Emilio Fragale