“In questo momento in cui i Paesi più facoltosi hanno voltato le spalle all’Italia, noi, che non siamo ricchi, ma neanche privi di memoria, non ci possiamo permettere di non dimostrare all’Italia che gli albanesi e l’Albania non abbandonano mai l’amico in difficoltà”.
Sono le parole del primo ministro albanese Edi Rama, nel comunicare che una equipe di medici e infermieri albanesi è in procinto di partire per l’Italia. Ringraziamo l’Albania.
E’ la memoria che ha superato fatti tragici, come quello dello speronamento italiano di una nave albanese che provocò 81 morti, o dell’ostracismo nei confronti degli albanesi, classificati prevalentemente come criminali. Alla memoria, breve, ci ricorda quel che è successo negli ultimi anni nei confronti dei nuovi migranti.
Ora, il nostro Paese è in emergenza sanitaria ed economica e che ha fatto finora l’Europa lo abbiamo già scritto (1) e ci evitiamo di ripeterlo.
Serve immettere liquidità nel sistema, suggerisce l’ex presidente della BCE, Mario Draghi.
Vediamo gli strumenti a disposizione.
1. Banca Europea Investimenti (Bei). Ha emesso obbligazioni per 450 miliardi. Le decisioni per gli investimenti sono prese a maggioranza, che ora è detenuta da Germania, Francia e Italia.
2. Fondo Europeo per gli Investimenti (Fei). Controllato dalla Bei, supporta l’accesso al reddito delle piccole e medie aziende europee.
3. Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (Feis). Moltiplica, con l’effetto leva, gli investimenti pubblici e privati, attraverso prestiti della Bei.
C’è, inoltre la BCE, che si è impegnata a comprare 220 miliardi di titoli di Stato italiani. Una cifra enorme che l’Italia può utilizzare per pagare le spese.
Si è parlato del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Il fondo emette prestiti per assicurare assistenza finanziaria ai Paesi in difficoltà. Ricordiamo, per memoria, che il Mes è stato approvato dal governo Conte1, con Di Maio e Salvini vicepremier, e dal Parlamento, in auge il governo Conte2, sostenuto da M5S e PD. Ora, il governo Conte2 e l’opposizione sono contrari all’utilizzo del Mes per le condizioni onerose previste da tale meccanismo.
Si discute di Eurobond (definiti Coronabond in questo momento) che sono titoli di Stato emessi dai Paesi dell’Eurozona. In sintesi, è una emissione di debito congiunto, il cui onere di restituzione è a carico collettivo.
La Germania, e altri Paesi del NordEuropa, osteggiano tale soluzione perché temono che se i governi nazionali saranno autorizzati ad emettere Eurobond, si aprirebbe il varco a spese “libere” che verrebbero successivamente addossate a tutti i Paesi partecipanti.
E’ stata richiamata la solidarietà, ricordando quella dei Paesi che tagliarono i debiti di guerra alla Germania e sottolineando che l’Olanda (il paese più contrario) gode di privilegi fiscali e che, quindi, non è nelle condizioni di alzare il ditino ammonitore.
Nei prossimi giorni si discuterà.
Certo è che se i meccanismi di solidarietà non saranno attuati si darà un duro colpo alla Ue e al suo futuro.
Riteniamo che la cancelliere Angela Merkel non vorrà concludere la sua carriera politica come la responsabile dell’affossamento dell’istituzione europea. Margini di manovra ci sono. Il ministro degli Esteri tedeschi, Heiko Maas, ha dichiarato: “Quello che conta è essere solidali, anche sul piano finanziario, aiutando dove c’è maggiore urgenza”. Il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, afferma che ci vuole più Europa.
I prossimi giorni saranno determinanti.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc