A un certo punto abbiamo perso il conto: dieci, quindici, forse venti. Erano i passaggi del sindaco di Messina all’interno di programmi televisivi e dirette social. Cateno De Luca ha invaso non solo il comune e la provincia ma anche l’etere. Se la prima volta potrebbe risultare simpatico, il suo essere fuori gli schemi un po’ acchiappa, ma poi, alla settima, decima, ventesima comparsata le terribili apparizioni per la promozione del suo bel faccione annoiano, se non peggio.
Qualcuno lo aiuti a ragionare, please. Qualcuno lo metta a riposo perché adesso è andato oltre ogni limite di decenza. Attacca tutti e litiga persino con la Chiesa, proprio lui che si professava devoto di Cristo.
D’accordo siamo nell’era social ma oggi ci sono ben altre cose di cui occuparsi: salute, economia, anziani, giovani e famiglie. Il Coronavirus ha messo in ginocchio il Paese, ha causato moltissime vittime pensate che sia il caso di scherzare, di fare uno sproloquio? A noi pare che il sindaco di Messina litighi pure con se stesso oltre che con gli imprenditori, i sindacati, i pendolari, i giudici e gli impiegati. Per spiegare il mandato ricevuto dal popolo ha sbandierato progetti da libro dei sogni: dare una casa ai baraccati, un tram volante stile Flash Gordon, servizi efficienti, cultura per tutti, ma soprattutto, ripianare i debiti del Palazzo. Mah!
L’esperienza insegna che non bisogna fidarsi di coloro che ci mettono moltissimo tempo a terminare il lavoro, a svolgere un compito, a portare a compimento un progetto. Sono persone, politici, che si distraggono con troppa facilità, che incominciano una cosa e poi si perdono per strada: come dimenticare la mission di De Luca sugli allegri sciatori di Madonna di Campiglio? Il nostro sindaco cento ne promette e nessuna ne mantiene: si può amare la poltrona e provvedere anche ai bisogni delle famiglie, nel rispetto delle leggi del Signore. Quando terminerà l’emergenza sanitaria chi si addosserà le colpe per i buchi nel Bilancio? Immaginiamo che qualcuno rendiconterà tutte le spese che la gloriosa macchina organizzativa del sindaco ha messo in atto per aiutare i cittadini. Ora nessuna Legge può autorizzare che esista una struttura, una istituzione, un Palazzo, in grado di non rispondere al piano politico complessivo. Il fatto è che un Comune gestito alla De Luca rappresenta una clamorosa e inaccettabile anomalia, indipendentemente dai suoi show – possono piacere o non piacere, possono essere ritenuti coraggiosi o volgari, non importa – il sindaco si è costruito un piccolo regno nell’Istituzione.
Ma è davvero incredibile che nessuno faccia notare al sindaco che mettersi a capo di una comunità significa essere serio, credibile, autorevole. Assistenzialismo e manganello non sono la cura per uscire dalla crisi: De Luca invece di litigare con la Camera di Commercio, con le poche imprese che ancora resistono sul territorio dovrebbe ricordarsi che prima di tutto viene l’interesse delle famiglie e quando questa priorità viene meno si lascia spazio alla criminalità, al clientelismo, alle pagliacciate. Chi è senza lavoro è facile preda dei delinquenti, degli usurai, perché la disoccupazione è stata sempre ben collegata con la criminalità organizzata. E non si dimentichi la salute. Affari, raccomandazioni, giochi di potere hanno impoverito il sistema ospedaliero: non a caso il numero dei morti è impressionante anche tra medici e personale sanitario. Impossibile non lasciarsi coinvolgere emotivamente dalle immagine drammatiche delle bare di Bergamo. Ma dovrebbe valere lo stesso per gli anziani provenienti dalla casa di riposo “Come d’incanto” deceduti dopo aver contratto il Covid 19.
Stupisce perciò che persone che dovrebbero avere a cuore le sorti non solo dei lavoratori, delle famiglie, della sanità, ma anche della legalità, siano intervenute in difesa di Cateno De Luca. In difesa di cosa?