NOTA DEL SEGRETARIO REGIONALE DI SICILIA FUTURA SULL’IDEA DI ITALIA UNITA IN UN’EUROPA FORTE, CAPACE DI AFFRONTARE LE SFIDE DELLA STORIA. “IL PONTE SULLO STRETTO, INDISPENSABILE PER LA RINASCITA DEL NOSTRO PAESE”…
In questi giorni Matteo Renzi ha voluto rilanciare il tema delle grandi opere e delle infrastrutture del Paese.
Un tema caro da sempre ad Italia Viva che ha ritrovato vigore e concretezza, anche grazie all’opportunità derivante dalle risorse che verranno garantite dagli accordi con l’Unione Europea. Un totale di circa 160 miliardi di euro di spesa non vincolata, cui si sommano i 37 miliardi di euro della quota vincolata per azioni ed interventi direttamente collegati all’emergenza Covid 19, insomma quasi 200 miliardi di euro per un’Italia che ritrova l’Italia madre e non più matrigna.
Dalla pandemia, quindi, insieme ai problemi che ormai tutti conosciamo e viviamo, potrebbe arrivare anche una grande opportunità di rinnovamento e riorganizzazione attraverso una vera opera di “perequazione”, soprattutto infrastrutturale, finalizzata a riequilibrare l’enorme divario che esiste, ancora oggi, tra Nord e Sud in settori strategici per lo sviluppo dell’intero Paese.
Opportunità che, è bene sottolinearlo, diviene ancora più interessante perché accade in un momento lontano da scadenze elettorali per la Sicilia e il Paese.
Proprio la crisi economica e gli impegni che in queste settimane verranno presi con l’Europa hanno, infatti, determinato delle condizioni economiche e politiche per le quali sarà impossibile immaginare ancora un’Italia a due velocità.
Nessuno Stato con questi dati economici potrà più permetterselo.
Avvicinare Nord e Sud non è però una questione solo di investimenti ma anche e soprattutto di visione, di modello di sviluppo.
Il raddoppio del Canale di Suez, nell’agosto 2015, ha aperto incredibili scenari poiché ha di fatto quasi raddoppiato anche i traffici delle merci che transitano nel Mediterraneo.
Queste merci attraverso il canale di Suez viaggiano da Gibilterra e arrivano in Europa attraverso il porto più ricco d’Europa, quello di Rotterdam: un giro “molto largo” che bypassa il cuore del Mediterraneo.
E’ facile, dunque, comprendere come il Meridione, se adeguatamente infrastutturato, potrebbe divenire il più grande competitor di Rotterdam giacché i tempi ed i costi di trasporto e consegna delle merci, tra il Mediterraneo ed il Continente europeo, potrebbero essere decisamente più bassi.
L’obiettivo, quindi, deve essere quello di creare le condizioni per tornare ad essere baricentro del Mediterraneo, intercettando una parte rilevante di quei beni provenienti da Oriente e dal Canale di Suez.
Solo per comprendere la dimensione del valore di questo tipo di mercato ricordiamo che il traffico merci di Rotterdam genera circa il 6% (circa 45 miliardi di euro/anno) del PIL dei Paesi Bassi.
E’ proprio all’interno di questo quadro che chiediamo a gran voce la costruzione del Ponte sullo Stretto.
Tema, in verità, molto più ampio, articolato ed interessante poiché (insieme alla costruzione del Ponte sullo Stretto e perché lo stesso assolva alla propria funzione di collegamento tra il Mediterraneo e l’Europa) vanno realizzate altre importanti infrastrutture come il completamento dell’alta capacità in tutto il Paese, al fine di trasportare le merci dal Mediterraneo in Europa, il Porto Core di Augusta e la riorganizzazione di quello di Gioia Tauro.
Interventi, importanti per l’economia Italiana, mirati ad intercettare grandi flussi finanziari e capaci di tramutare il Meridione da “palla al piede” a motore propulsore per l’intera nazione.
In attesa che il Governo comunichi quale sia la visone sulla quale punterà e quali gli obiettivi che intende perseguire attraverso le opere che verranno finanziate va ricordato che Sicilia e Calabria, da sole, rappresentano circa il 11,7% (7 milioni di abitanti) della popolazione nazionale (60 milioni di abitanti).
Tale percentuale arriva a superare il 34% se rapportata alla popolazione di tutto il Mezzogiorno pari a circa 20,6 milioni di abitanti.
E’ evidente che un progetto di riorganizzazione e perequazione delle disuguaglianze strutturali del Paese dovrà prevedere che almeno il 34% delle risorse, tra quelle vincolate e quelle non vincolate, pari a circa 68 miliardi di euro, vadano in modo proporzionale alle regioni del Meridione.
E’ altrettanto evidente che alle parole ed alle cicliche, ormai poco credibili, dichiarazioni di intento, registrate nuovamente anche in questi giorni, dovranno seguire, immediatamente dopo gli Stati Generali, fatti concreti.
Che nessuno immagini di utilizzare i temi dello sviluppo come quello del Ponte sullo Stretto quale strumento di distrazione adducendo scuse o peggio provando a rinviare ancora la realizzazione dell’unico sistema di infrastrutture capace di ridare speranza e dignità al Sud Italia.Il tempo delle valutazioni è finito da un pezzo e siamo già in estremo ritardo con un Paese davvero allo stremo.
Vigileremo, faremo pressione e cercheremo convergenze con chiunque affinché gli interessi della Sicilia e di tutto il Meridione non vengano ancora una volta sacrificati sull’altare di logiche “nord-centriche” o delle solite questioni strumentali che vengono periodicamente tirate fuori.
Siamo alla resa dei conti ed il Governo, ne siamo certi, dimostrerà come da una crisi tremenda come quella attuale si possano invece creare le condizioni per invertire drasticamente la rotta realizzando, finalmente e con fatti concreti, l’Unità di Italia.