di ANDREA FILLORAMO
E’ indubbio: il Covid 19, imperversando in tutto il mondo con tutto il suo improvviso carico di dolore e di sofferenze di ogni specie, è stato e continua a essere come un torrente in piena che travolge tutto, persone, economia e cose, presentandosi quasi come espressione di una vendetta della natura, che si ribella alle violenze che l’uomo ha operato nei suoi confronti, senza mai fermarsi dinnanzi all’invito di quanti volevano arrestare la mano che l’ha, in varie maniera, ferita mortalmente.
Nessuno pensi che questa sia da interpretare come una retorica ambientalista, in quanto da tempo tanti , fra cui Papa Francesco, richiamavano tutti al rispetto della natura senza essere ascoltati e, forse, profeticamente prevedevano la catastrofe, che cercavano, in ogni modo di evitare .Nessuno mai pensava, però che un corpo piccolissimo, come un virus, avesse la capacità di operare più danni di un terremoto o di un vulcano in eruzione.
A cento anni di un’altra pandemia, che ha fatto tantissimi morti, la ” Spagnola” (1919), che è stata una virulenta forma di influenza che, a conclusione della prima guerra mondiale, si diffuse rapidamente in tutto il pianeta, diventado uno dei più letali eventi della storia, oggi, un altro virus il Covid 19, circola in varie regioni della nostra Italia e con difficoltà si cerca di arrestarne la sua corsa silenziosa. Ancora è presto per sapere quali siano stati, ai primi sentori della sua apparizione, i veri motivi per i quali non sono stati approntati prima i necessari e urgenti rimedi per creare delle barriere, che lo fermassero .
Probabilmente nessuno lo conosceva o nessuno allora pensava alla sua pericolosità. Tuttavia ci chiediamo: dove stavano, allora “i virologi”, che, in piena contraddizione fra loro compongono oggi il ” Comitato tecnico scientifico”, che detta al governo quelli che sono le regole e i comportamenti da osservare per evitare l’infezione? Si badi bene: essi sono gli stessi che venivano date durante la Spagnola, quindi ” nihil novum sub sole” (niente di nuovo sotto il sole). Intanto questi Signori, pagati profumatamente mentre aumentano i poveri e l’economia langue, appaiono e scompaiono dagli scherni televisivi, pronosticano, fanno i loro monitoraggi, partecipano alle interviste, seminano la paura, anzi il panico o affermano che il virus ” biologicamente ” è scomparso, disorientando così la gente e deprimendola sempre più.
Intanto non si contano i medici e gli infermieri, che sono morti per curare in vari ospedali, nelle terapie Intensive, gli ammalati: a loro il riconoscimento del loro sacrificio. ll riconoscimento viene ad essere dato anche a quel personale medico e infermieristico, che rischiando la vita, durante il pieno dell’epidemia, lasciando il loro posto di lavoro hanno offerto la loro opera là dove era urgente il loro intevento. Fortunatamente oggi sono usciti indenni e sono ritornati a svolgere il lavoro nei loro ospedali.
Chi scrive, attualmente e speriamo per poco, è ricoverato al Reparto pneumologico (fortunatamente non è stato infettato dal virus), in un ospedale di Seregno, dove ci sono medici e infermieri, che nel pieno dell’infezione, sono stati trasferiti a Vimercate, nel Reparto Covid, per prestare il loro servizio. La loro – mi diceva una giovane infermiera – è stata un’esperienza non solo professionale ma umana indimenticabile, che ha sconvolto e migliorato la loro vita.
Porterò sempre dentro di me anche la commozione che quella donna cercava di nascondere, nel raccontare quei giorni terribili. Porterò anche con me, in un quello che è un momento particolare della mia vita il ricordo non solo di lei ma dei medici e di tutti gli infermieri, persone preparate, altamente professionali, umane che realizzano veramente il precetto della carità cristiana