A maggio l’indice di disagio sociale si attesta a 39,8 (-0,7 punti su aprile). La disoccupazione estesa si attesta al 31,5% . I prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto risultano invariati su base annua. Permangono condizioni molto difficili sul mercato del lavoro, che rischiano di aggravarsi in autunno…
Il Misery Index di maggio 2020 si è attestato su un valore stimato di 39,8. L’area del disagio sociale si conferma ai massimi da quando viene elaborato l’indicatore. Gran parte si concentra tra coloro che pur avendo ancora ufficialmente un lavoro si trovano a vivere condizioni di grande difficoltà, in considerazione di una ripresa dell’attività produttiva graduale che mantiene ai minimi le ore lavorate. Il ricorso massiccio alla cassa integrazione ed ai fondi di solidarietà sta per il momento sostenendo i redditi dei lavoratori che operano in imprese di minori dimensioni e in settori tradizionalmente esclusi dagli ammortizzatori sociali. Situazione che non potrà protrarsi a lungo, vista anche la difficoltà per molte di queste imprese, soprattutto del turismo, di tornare a livelli di attività accettabili ed idonei a garantirne la sopravvivenza. Il rischio di un autunno molto difficile sul versante dell’occupazione non deve essere sottovalutato.
A maggio il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato al 7,8%, in aumento di 1,2 punti percentuali su aprile, in seguito al ritorno sul mercato del lavoro di parte degli inattivi (+307mila unità le persone in cerca di occupazione sul base mensile). Includendo una parte dei sottoccupati tra i disoccupati, fermo restando il complesso delle persone presenti sul mercato del lavoro, la situazione si conferma ancora una volta meno favorevole. Nonostante le progressive riaperture sono ancora numerose le persone che vivono una situazione di forzata riduzione dell’orario di lavoro, elemento che porta il tasso di disoccupazione corretto al 10,7%, in aumento su aprile. Nonostante il ritorno sul mercato del lavoro di una parte di coloro che nei mesi di marzo ed aprile erano stati costretti ad una forzata inattività il numero di scoraggiati si conferma su livelli storicamente elevati.
A maggio 2020 le ore autorizzate di CIG si sono attestate su di un valore di prossimo a 473 milioni di ore a cui si associano oltre 398 milioni di ore per assegni erogati da fondi di solidarietà. Di queste 871 milioni di ore oltre 849 avevano causale Covid-19, dato sostanzialmente in linea con quanto rilevato ad aprile. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate destagionalizzate e ricondotte a ULA, si stima che questo corrisponda a oltre 4,4 milioni di unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha portato il tasso di disoccupazione esteso al 31,5% in linea con il dato di aprile.
Nello stesso mese i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto sono risultati invariati su base annua, in deciso rallentamento rispetto allo 0,8% di aprile.
La figura 1 mostra le due componenti del MIC (in rosso l’inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto ed in blu la disoccupazione estesa), mentre l’ingrandimento riporta l’andamento complessivo del disagio sociale negli ultimi dieci mesi.