La risposta dell’amministrazione al comunicato di messinAccomuna sul masterplan, affidata alla nota ufficiale di un ufficio-stampa sempre più ridotto a propaganda sindacale, ha un merito politico e uno tecnico.
Sotto il primo profilo, l’amministrazione si affida alle ricostruzioni di Gianpiero D’Alia, all’epoca il più fiero oppositore di Accorinti, che aveva imposto ai suoi consiglieri una inconcludente “strategia dell’Aventino”. È lo stesso che in quei giorni, dall’alto della sua funzione parlamentare, tentava disperatamente di sottrarre ad Accorinti la gestione del Masterplan per affidarla al suo fedelissimo Commissario Metropolitano Filippo Romano e che è oggi il politico “di razza” maggiormente prebendato dalle nomine del sottobosco deluchiano.
La bugia di D’Alia fu resa evidente dall’immediata capacità di incardinamento dei progetti degli enti locali nel finanziamento: i progetti erano lì (lo dicono non opinioni, ma le carte del Masterplan), per cui farfugliare, come tentò il Senatore, di incapacità progettuale era (ed è) fumo soffiato negli occhi: intossica e distrae, ma si disperde in breve tempo. È dunque chiara la ragione che aveva portato a escludere Messina dai Masterplan rendendo necessario l’intervento di Accorinti sul Governo per rimediare. Ed è chiaro da che parte stavano (e da che parte stanno) i “poteri forti” contro cui De Luca sceneggia una lotta che Accorinti combatté davvero nella sua sindacatura.
Sotto il secondo profilo, poche osservazioni:
1) Fa piacere apprendere che la capacità di spesa avviata dall’amministrazione Accorinti (accredito di 31 progetti sulla piattaforma nazionale per 100 milioni circa su 104; richiesta di anticipazione finanziaria per 21 di questi) non sia andata tutta sprecata: è grazie a questo lavoro che l’assessore Previti ha potuto rendicontare quanto dice nel 2018 e nel 2019;
2) La nota tace (e dunque conferma): la soppressione di servizi per i giovani e le donne (sportello imprenditorialità, attivato a giugno 2018, chiuso ad agosto 2018), il definanziamento della “piastra logistica” (opera strategica di rilievo metropolitano), la soppressione dei fondi per i rom, le “rimodulazioni” che hanno portato alla non spesa (riciclabile solo a causa della pandemia in spesa corrente per i servizi alle famiglie abbienti);
3) Un po’ di buona aritmetica non guasterebbe in chi gestisce i fondi per lo sviluppo della città: le risorse per AMAM cristallizzate nel masterplan ammontavano a € 3.110.000 per il Fiumefreddo, € 2.200.000 per il Montesanto, € 1.000.000 per la rete fognaria. Un bambino di terza elementare è in grado di sapere che questa somma ammonta a 6,31 milioni, non a 5,4 come asserito dall’amministrazione;
4) Resta il punto di domanda: 6,3 o 5,4 milioni che siano, che ha fatto De Luca in due anni con questi soldi che Accorinti gli aveva lasciato in eredità per AMAM?
5) Che fine ha fatto lo svincolo di S. Teresa, così convintamente voluto dall’allora sindaco-onorevole? Era un bluff, polverone per autopromuoversi, come (purtroppo) tutta la sua politica, compresa la sua risposta sul Masterplan.