Matera – Gli agenti della Polizia di Stato hanno arrestato la nipote 26enne del 91enne che il 7 gennaio di quest’anno fu ritrovato nella propria abitazione di Marconia di Pisticci ucciso in maniera efferata, a colpi di bastone e di coltello.
Il provvedimento cautelare è stato disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Matera a conclusione delle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Matera e dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Pisticci, e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Matera. Alla giovane è stata contestata anche l’aggravante dell’aver agito con crudeltà nei confronti del proprio congiunto, accudito proprio dalla presunta omicida. La vittima, infatti, fu colpita da ben 26 coltellate inferte nella parte anteriore e posteriore del torace, e da 11 colpi di bastone, la maggior parte dei quali violenti alla testa.
Già dal primo sopralluogo, forte emergeva il sospetto che l’omicidio fosse maturato in ambito familiare o, comunque, che lo stesso fosse stato commesso da una persona conosciuta dalla vittima. Sin dall’inizio, le indagini hanno svelato un quadro di forte conflittualità familiare, tra il defunto, i suoi figli e i nipoti e tra i nipoti stessi, per ragioni soprattutto economiche.
Gli inquirenti hanno indagato comunque in ogni direzione, con intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche; sono state visionate video ripresi da telecamere, acquisiti tabulati telefonici, dati GPS d’interesse. La Polizia Scientifica ha svolto una serie di accertamenti tecnico-scientifici di tipo biologico, merceologico e comparazioni di impronte.
Molti e univoci gli indizi a carico della nipote accusata del delitto.
Alla richiesta degli investigatori di consegnare i fotogrammi delle telecamere della sua abitazione, la donna li forniva tutti tranne tre, proprio quelli che inquadravano il momento della sua uscita di casa per recarsi all’abitazione del nonno la mattina dell’omicidio. In quei fotogrammi, poi comunque estrapolati, la donna si vede ripresa con gli abiti e le scarpe indossate al momento dell’omicidio.
Pochi giorni dopo l’omicidio, l’intercettazione ambientale nell’auto della donna registrava che la stessa si era fermata per circa trenta secondi all’altezza di una piazzola di sosta lungo la strada che stava percorrendo e, dopo aver preso qualcosa dal sedile, era uscita dall’auto per rientrarvi subito dopo. Subito dopo gli investigatori hanno rinvenuto sul posto un paio di scarpe numero 38 colore fucsia, dello stesso tipo, modello e colore di quelle che la donna calzava la mattina dell’omicidio uscendo di casa, riprese nelle telecamere della sua abitazione. Proprio quei fotogrammi che non aveva consegnato alla Polizia.
Sul punto, la sospettata cadeva diverse volte in contraddizione, negando che le scarpe ritrovate lungo la strada fossero sue, in netto contrasto con le evidenze registrate nella intercettazione ambientale.
Gli esami di polizia scientifica sulle scarpe facevano poi emergere che le scarpe rinvenute nella cunetta erano state lavate con un detergente, e che inoltre presentavano tagli netti ed asportazioni, fatti volontariamente, sulla gomma dura di entrambe le suole.
I rilievi della Polizia Scientifica hanno riconosciuto un rapporto di compatibilità con un’impronta formatasi per impressione col sangue del deceduto e rinvenuta sul luogo del delitto.
Inoltre sono state rinvenute tracce di DNA misto, del nonno e della nipote, sia sulla felpa da lei indossata il giorno dell’omicidio, sia sul bastone utilizzato per colpire l’uomo.
Di converso, non sono state trovate in tutta l’abitazione tracce di altra persona, che non fossero la vittima e la nipote.
La donna è attualmente detenuta nella sezione femminile del carcere di Trani.