ActionAid in piazza al fianco di Priorità alla scuola domani 26 settembre per supportare le richieste di studenti, docenti e genitori e di tutte le comunità educanti.
Le classi hanno ufficialmente aperto le porte a minori e adolescenti il 14 settembre. Assistiamo però a una situazione di riapertura a macchia di leopardo e disomogenea, preannunciata da Priorità alla Scuola e dalla stessa ActionAid da alcuni mesi: scuole ancora prive delle condizioni strutturali e di organico per aprire, orari ridotti e non chiare prospettive sul tempo pieno, carenza di docenti per errori e ritardi nelle graduatorie, una didattica a distanza preponderante nelle ore degli istituti superiori, un’insicurezza sul prossimo futuro e le strategie per affrontare un’eventuale aggravarsi della situazione sanitaria.
Conferme di quanto sta avvenendo giungono ad ActionAid tramite la voce di docenti, studenti e studentesse e dagli stessi genitori che stanno monitorando la situazione in tanti territori. A oggi restano senza risposte alcune questioni urgenti: le diseguaglianze educative aggravate dall’emergenza Covid, la riflessione sui luoghi e metodi di apprendimento innovativi, equi e inclusivi che non si limiti alla didattica digitale, l’attenzione per chi è rimasto escluso durante il lockdown e fortemente colpito dalla dispersione digitale, la continuità dei patti educativi territoriali di comunità già in corso in particolare in periferie e zone fragili del nostro paese. Non ultimo il punto sulla prevenzione sanitaria da organizzare direttamente nelle scuole, quantomai necessaria in questo periodo post-Covid.
È per ottenere l’ascolto, e di conseguenza una reale presa in carico da parte del Governo e del Ministero dell’Istruzione, che attivisti e attiviste e referenti di ActionAid saranno in piazza domani 26 settembre, insieme a Priorità alla Scuola, al fianco di tutti e tutte le docenti che credono in una scuola presidio di democrazia e legalità, di tutti gli studenti e le studentesse che rivendicano un apprendimento basato sulla relazione con il corpo docente e il confronto con i compagni e le compagne, e con tutti i soggetti della comunità educante, dai genitori, alle associazioni e alle istituzioni locali.
Saremo in piazza per chiedere di mettere al centro della politica i bisogni e il potere decisionale dei cittadini e delle cittadine di oggi e del futuro, perché le istanze avanzate da studenti, genitori e docenti siano effettivamente ascoltate e prese in carico, in particolare nell’ottica di una reale coprogettazione dei fondi del Recovery Fund e del Piano Next Generation EU. Crediamo nella forza di una piazza che esprime una denuncia ma che vuole essere profondamente propositiva, che è consapevole delle richieste legittime avanzate e che richiama la volontà di collaborazione con il Governo e con il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca sull’identificazione delle priorità dell’educazione del presente, come forma di investimento per il futuro.
“Un welfare che funziona e la lotta alle diseguaglianze cominciano da una scuola inclusiva, equa e sicura, attenta alla prevenzione sanitaria, che consenta e stimoli la crescita umana e politica in primis dei minori, così come delle comunità educanti. Per questo la richiesta di rimettere al centro scuola e istruzione, tornando a destinare anche il 5% del Pil del nostro paese riteniamo sia più che legittima. Ed è necessario anche riflettere profondamente e in modo partecipato e aperto con i cittadini e le cittadine sugli investimenti garantiti grazie al Recovery Fund, in particolare sull’identificazione delle priorità e della destinazione di quei fondi dopo un’attenta e partecipata analisi dei bisogni di ogni istituto scolastico”, dichiara Katia Scannavini, vice segretaria di ActionAid.
TESTIMONIANZE
“Ho avuto l’opportunità con la mia classe di partecipare a un percorso di cittadinanza attiva con ActionAid e l’associazione El Chentro a Tor Bella Monaca, i nostri docenti ne erano entusiasti. Siamo usciti dalla scuola e abbiamo analizzato le carenze e i bisogni del territorio, abbiamo co-progettato un parco per bambini e bambine insieme ad associazioni, altri gruppi di studenti e alle istituzioni locali. Ognuno e ognuna di noi ha potuto valorizzare le proprie competenze e svilupparne di nuove. Imparare a essere cittadini attivi a scuola è a mio avviso fondamentale: tutti e tutte devono poter sperimentare cosa significa essere responsabili e prendersi cura delle persone e dei luoghi che abitiamo. Il valore di questi percorsi all’interno della programmazione didattica è inestimabile, quando si inseriscono nei PTOF o nel PCTO, e in particolare quando si sviluppano in territori periferici e fragili come il nostro. Mi rendo conto che in questa fase sono a rischio. La scuola è scuola, non uno schermo, e ha uno scopo educativo e civico da preservare e rafforzare, e sono qui per questo.” Dichiara Davide Sicari, attivista del gruppo giovani di ActionAid.
“Parte dello scorso anno scolastico l’ho trascorso con studenti, studentesse e docenti di tre scuole superiori della periferia milanese nell’ambito di un progetto di contrasto e prevenzione della violenza di genere e lotta alle discriminazioni. Ogni incontro era un momento di confronto costruttivo e dibattuto con studenti e studentesse sulle proprie relazioni, le esperienze, le emozioni, le paure...sino ad arrivare a toccare ed indagare le cause profonde di stereotipi o atti di violenza. Insieme abbiamo cercato di trovare risposte e soluzioni, nell’ottica di rendere la scuola realmente inclusiva per tutti e tutte anche con cambiamenti concreti, dal ripensamento degli spazi, a proposte per l’uso di un linguaggio inclusivo, a regolamenti scolastici più inclusivi e basati sulle relazioni. Oggi queste stesse scuole stanno con enormi difficoltà garantendo non più di due ore di lezione in presenza, hanno carenze di organico e non hanno ritrovato tutti gli studenti e le studentesse in classe. Come possiamo garantire il diritto allo studio di questi ragazzi e ragazze, in particolare a coloro a rischio di abbandono? E come garantire programmi, oltre alle lezioni, che permettono alla scuola di essere un presidio civico e democratico in luoghi privi di istituzioni? Per questo anch’io sono in piazza, perché la scuola è anche una mia responsabilità, e chiedo al Governo che sia lo stesso” dichiara Giulia Arosio, giovane educatrice e attivista di ActionAid.
“Quando dopo le prime settimane di Dad in cui ho stravolto i programmi scolastici per aiutare i miei studenti a riflettere su quanto stavamo vivendo e quindi sui concetti di paura, vulnerabilità e responsabilità che stavamo sperimentando, quando ho capito che con quella modalità avremmo concluso l’anno scolastico, ho iniziato con Priorità alla scuola una battaglia perché la Dad, da strumento emergenziale, non diventasse parte strutturale della scuola post Covid. Perché la scuola è innanzitutto relazione, la scuola è il luogo in cui emancipandosi dall’ambiente familiare e sociale di provenienza, si diventa se stessi, per gli incontri che si fanno, per il modo con cui si impara a guardare il mondo, ad agire nel mondo, a trovare un proprio posto nel mondo e a renderlo migliore questo mondo, perché la scuola è il primo luogo in cui si combattono le diseguaglianze, le discriminazioni, l’esclusione e l’indifferenza che questo mondo affliggono.” Dichiara Gloria Ghetti, docente istituto superiore di Faenza e attivista di Priorità alla scuola.
“Le associazioni riunite nella rete nazionale Educare alle differenze, che con passione e competenza lavorano per una scuola pubblica più inclusiva e plurale, parteciperanno alla mobilitazione, convinte che senza scuola non c’è futuro né democrazia. Per ricordare che la scuola debba essere al centro dell’agenda politica in ogni singola declinazione: per quanto riguarda il precariato e il miglioramento delle condizioni lavorative del settore scolastico; per garantire forme di prepensionamento o congedo volontario al personale scolastico, docente e ata che soffra di patologie e fragilità sanitarie; per una scuola intesa innanzitutto come luogo di relazione prima ancora che di didattica. L’educazione all’accoglienza di ogni punto di vista e la valorizzazione delle differenze non deve essere corollario della scuola pubblica, né una ‘materia’ o ‘un tema’, ma un approccio trasversale all’educazione che ha l’obiettivo di fornire degli strumenti critici necessari per decostruire i modelli dominanti legati alle identità di genere, agli orientamenti sessuali, alle provenienze culturali o religiose. Così facendo è uno strumento fondamentale sia per favorire la crescita di adulti/e liberi/e e autodeterminati/e, sia per contrastare fenomeni quali la violenza maschile contro le donne, la segregazione formativa di genere, il bullismo omotransfobico, il razzismo, sia per decostruire gli stereotipi e i modelli sociali che sono l’origine di ogni discriminazione. Saremo in piazza e porteremo questo ragionamento nella battaglia per dare Priorità alla scuola” Dichiara Monica Pasquino, Presidente di Scosse e della rete di Educare alle differenze.