Solo l’abrogazione dei Decreti sicurezza avrebbe potuto consentire di rimettere al centro i diritti e le persone. ActionAid sottolinea come la revisione dei Decreti sicurezza come da comunicato del consiglio dei ministri mostra innegabili passi avanti: la “protezione speciale” che ripristina i livelli di protezione che erano legati alla cosiddetta ”umanitaria”, la convertibilità di permessi di soggiorno preesistenti, e la possibilità di ospitare nel circuito a titolarità pubblica di microaccoglienza diffusa, nuovamente, anche i richiedenti asilo sono sicuramente tra le principali novità positive del testo.
Da segnalare subito però la perplessità sulla divisione tra rifugiati e richiedenti asilo per l’accesso ai servizi di integrazione nel sistema di accoglienza in capo ai Comuni (Ex Sprar oggi Siproimi) e la necessità di rivedere presto il capitolato di gara che disciplina centri governativi e straordinari, di cui vengono ripristinati i servizi (CAS).
Sono ancora diversi gli aspetti fortemente critici che restano del vecchio impianto dei Decreti sicurezza. Oltre alle multe alle ong e alla criminalizzazione del soccorso in mare, almeno due punti sono emblematici: l’iter che scatta al momento dell’ingresso delle persone straniere e l’altro per le persone straniere che invece sono radicate sul territorio da anni. Da un lato infatti le procedure accelerate e di frontiera sono ancora lì e rischiano di perpetuare prassi al limite del diritto e spesso informali, sottratte allo sguardo e alla possibilità di monitoraggio della società civile.
Dall’altro il fatto che non si sia neanche tornati ai 24 mesi per l’esame della domanda di cittadinanza – come da legge vigente prima del 4 ottobre 2018 –, mostra un atteggiamento non concretamente riformatore rispetto al primo governo Conte. Il decreto di revisione secondo ActionAid non rompe con l’approccio securitario e a dimostrarlo ulteriormente c’è la detenzione amministrativa, trattata alla stregua di un dato naturale e indiscutibile: la privazione della libertà per i migranti rimane ordinaria amministrazione, nascosta agli occhi della società civile e piegata alla strumentalizzazione.
ActionAid continuerà a monitorare l’evoluzione della normativa e in particolare la riconfigurazione del sistema di accoglienza, e chiede al Parlamento scelte coraggiose in fase di conversione per applicare importanti correttivi al decreto legge approvato dal CDM. Fondamentale che il Governo proceda inoltre all’approvazione di un nuovo schema di capitolato di gara per le strutture governative e prefettizie. Nell’ambito dei cambiamenti prodotti dal nuovo contesto giuridico – e ancor più con la pandemia – l’accesso ai dati risulta cruciale per monitorare la riconfigurazione del sistema e come questa incida sulla condizione psicologica, sociale e giuridica delle persone che vi sono ospitate.
ActionAid ha realizzato insieme ad Openpolis il rapporto “La sicurezza dell’esclusione – Centri d’Italia 2019” sulla valutazione dell’impatto delle politiche migratorie del primo Governo Conte.
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