Nelle ultime settimane l’Associazione per gli Studi giuridici sull’Immigrazione (ASGI) ha rilevato la grave prassi messa in atto in diversi territori italiani dalle Prefetture anche con il supporto operativo della Croce rossa, di trasferire in “nave quarantena” di stranieri già titolari di protezione umanitaria o richiedenti asilo o comunque regolarmente soggiornanti da tempo sul territorio esclusivamente sulla base del presupposto della positività al virus.
Rispetto alle modalità di esecuzione di tale operazione si riporta come cittadini stranieri risultati positivi ai tamponi rinofaringei (eseguiti generalmente sulle persone accolte a seguito della rilevazione di un caso positivo all’interno della struttura di accoglienza in cui sono ospitati) e già regolarmente soggiornanti da tempo in Italia e accolti nei centri di accoglienza siano stati, sempre in orario notturno, prelevati e trasferiti in navi “quarantena” attraccate in alcuni porti italiani. Le persone verrebbero trasportate con mezzi gestiti dal personale della Croce rossa, presumibilmente scortati dalle forze di polizia, senza alcuna informazione e/o comunicazione preventiva e senza alcuna valutazione legata ad eventuali condizioni di vulnerabilità, fragilità, integrazione sul territorio e presenza di legami familiari e alla necessità di garantire accesso tempestivo all’assistenza sanitaria.
ASGI ritiene che tale forma di trasferimento coattivo sia illegale e discriminatorio anche perché posto in essere in assenza di base legale. L’isolamento sanitario è misura che non dovrebbe comportare limitazioni alla libertà personale, ma limitarsi a tutelare il diritto alla salute del singolo e della collettività.
Tale prassi risulta violare la libertà personale garantita a tutti dall’art. 13 della Costituzione, perché comporta che gli stranieri che sono trasferiti coattivamente si trovano in una condizione di fatto di illegittima privazione della libertà personale, attuata fuori da casi previsti da norma legislativa e in mancanza di un provvedimento individuale che giustifichi tale privazione, delle necessarie garanzie giurisdizionali e dei doveri di informazione previsti, che esula dalle misure di prevenzione del contagio previste per tutti (cittadini e stranieri) che avrebbero potuto essere espletate sul territorio in condizioni di tutela dei diritti di tutti (cittadini e stranieri).
Tale prassi comporta anche una violazione del divieto di discriminazione previsto dalle norme italiane ed europee, perché attua misure di isolamento sanitario con modalità differenziate rispetto a quelle previste nella generalità dei casi e nei confronti dei cittadini italiani.
Le norme in vigore durante lo stato di emergenza per la pandemia Covid-19 infatti consentono alle autorità di imporre ad ogni persona, dietro provvedimento dell’autorità sanitaria, divieto di mobilità dalla propria abitazione o dimora alle persone sottoposte alla misura della quarantena in quanto risultate positive al virus COVID-19, e non già misure di esclusione e confinamento avendo le persone in oggetto un domicilio idoneo all’espletamento dell’isolamento stesso.
Tuttavia poiché nelle strutture di accoglienza, anche a tutela degli altri ospiti, spesso non sussistono le condizioni materiali per adottare le misure di isolamento al proprio interno, gli stranieri risultati positivi al Coronavirus devono essere trasferiti in apposite e adeguate strutture adibite all’isolamento sanitario, come è previsto per chiunque, e non già all’interno di apposite navi, senza dimenticare l’irrazionalità di creare costi e rischi sanitari per trasferire persone a centinaia di chilometri e l’impatto psicologico su persone che magari in passato avevano vissuto traumi in mare.
Invece l’utilizzo navi come luoghi di espletamento isolamento fiduciario e quarantena per migranti è un’ipotesi prevista dal decreto del Capo della Protezione civile del 12 aprile 2020 esclusivamente per gli stranieri soccorsi o arrivati autonomamente via mare e non già, come nel caso di specie, per stranieri già regolarmente soggiornanti e ospitati in centri di accoglienza. Come è noto con tale decreto il Capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno è stato incaricato di provvedere all’assistenza alloggiativa e alla sorveglianza sanitaria delle persone soccorse in mare, prevedendo che, in tali situazioni, nel rispetto dei protocolli condivisi con il Ministero della salute, possano essere utilizzate navi per lo svolgimento del periodo di sorveglianza sanitaria.
Alla luce di ciò ASGI chiede con urgenza al Ministero dell’Interno, al Ministero della Salute, al Dipartimento della protezione civile e alle altre autorità competenti di interrompere immediatamente tale prassi illegale e fortemente lesiva dei diritti fondamentali.