I dati Istat sono innegabili: vendite in aumento tranne che nei piccoli esercizi e per alcune tipologie merceologiche (calzature, viaggi, cartoleria, libri e giornali). Il boom delle vendite online, 54,6% in più (1). E’ il Paese che si comporta come il nuovo regime di vita gli impone. Online, ovviamente. Scarpe… perché si cammina meno. Viaggi: dopo la piccola ripresa estiva siamo tornati nel quasi zero. Cartoleria… con il lavoro a casa e le scuole chiuse. Libri e giornali… in tanti si buttano sull’online per ragioni logistiche (confinamento) e, visto che ci hanno preso gusto per gli acquisti, l’abitudine si estende anche all’informazione e alla cultura. Sono i nuovi italiani e i nuovi consumatori in tutte le parti del mondo ricco (ché in quello povero, pur senza dover fare confronti coi dati, son messi male un po’ più di quanto male fossero messi prima). E siamo solo agli inizi, in un contesto in cui le capacità di spesa per i prodotti “base” (comunque sempre meno voluttuari) ha ancora riserve da smaltire. Siccome non sembra che al momento ci siano soluzioni a breve termine per la salute e l’economia, a parte gli ottimismi più o meno esternati, nulla ci fa pensare che più si va avanti col tempo e peggio sarà la situazione. E, a parte alcune ristrette categorie e i dipendenti del Pubblico (per quanto il Pubblico reggerà ancora), si prefigura una situazione a cascata, dove le categorie più colpite e più deboli flettono prima ma, subito a seguire, la debolezza comincia a diffondersi anche in quelle che prima stavano meglio. Estremizzando: anche i poveri che comprano meno contribuiscono a rendere più poveri quelli che prima tali non erano. E se i poveri aumentano… aumentano anche quelli che ne subiscono le conseguenze. Questa è solo una fotografia. Che ci deve far riflettere ed agire per ingegnarsi a non continuare a lamentarci per un ritorno al passato, ma attivarci per costruire il futuro. Ovunque. 1 - https://www.aduc.it/notizia/vendite+al+dettaglio+aumento+istat_137612.php Vincenzo Donvito, presidente Aduc