I numeri delle giornate nere: turni di 12 ore senza interruzioni, decine di visite in ambulatorio e domiciliari, centinaia di messaggi sms e wapp, 48 chiamate al giorno per ogni medico che parla al telefono almeno con 4 pazienti ogni ora, altrettanti pazienti restano senza risposta (non per colpa dei medici di famiglia)…
A casa di pazienti malati di Covid? L’ultima sentenza del Consiglio di Stato, che obbliga i medici di famiglia a visitare i pazienti sintomatici nella loro abitazione è solo l’ultima tegola che si abbatte sulla categoria, già ingiustamente bersagliata da più parti per difetto di comunicazione o per il solito scaricabarile e balletto di responsabilità che i medici di medicina generale sono stanchi di subire.
L’ultima sentenza del Consiglio di Stato, che supera quella del Tar del Lazio che impediva ai medici di famiglia di fare le visite domiciliari ai sintomatici di Covid 19, trova impreparati loro malgrado nell’organizzazione i medici che non hanno nessun presidio di sicurezza adeguato mettendo a repentaglio la vita propria e dei pazienti che eventualmente sono chiamati a visitare nel giorno successivo alla visita del paziente affetto dal virus.
La Fimmg non ci sta! “Occorre intervenire presto affinchè non si contino altre vittime- afferma Luigi Sparano Segretario Provinciale Fimmg- ognuno faccia la sua parte, noi faremo le nostre visite ma salvate le famiglie dei pazienti se non volete salvare le nostre!”
L’iniziativa simbolica è partita dalla Fimmg Napoli guidata dal Segretario provinciale Luigi Sparano, il sindacato che riunisce a livello nazionale 1 milione e 800mila medici di famiglia, allo scopo di accendere i riflettori su una categoria troppo spesso bersaglio di polemiche e attacchi ingiustificati a fronte della mole di lavoro a cui sono chiamati i medici di famiglia tutti i giorni con carenze strutturali e organizzative a discapito dei pazienti che sono i primi a subire i disagi e che a loro volta vedono nei medici di famiglia la responsabilità dei disguidi, responsabilità che i medici invece non hanno, salvo rare eccezioni , come accade in tutte le categorie, di casi di medici “indisponibili” che vanno stigmatizzati e da cui la Fimmg prende le distanze.
In questo periodo “caldissimo” a causa della pandemia da Coronavirus, si è sentita l’esigenza di restituire ai medici di famiglia il ruolo e la dignità e il rispetto che meritano perché sono in prima linea a gestire situazioni difficilissime con pazienti sofferenti di diverse patologie e che spesso si ammalano anche di Covid 19.
Per questo motivo la Fimmg ritiene opportuno ristabilire chiarezza sui compiti dei medici di famiglia o di medicina generale e dei nuovi Usca (Unità speciali di continuità assistenziali) in modo che, con le altre specializzazioni e con i medici ospedalieri, si lavori , ognuno svolgendo la sua attività, in un clima di collaborazione nel raggiungimento di obiettivi comuni che sono rivolti alla salvaguardia e tutela della salute e della vita dei pazienti.
Proprio nell’ottica di un equilibrio di rapporto medico-paziente da ristabilire, a cui i medici di famiglia tengono in modo particolare essendo proprio nel loro Dna professionale la cura del paziente a casa, instaurando con lui un rapporto umano oltre che fornire la semplice prescrizione di una ricetta, la Fimmg ha voluto dare un segnale forte simbolico alla città, a tutti quei medici di famiglia che vengono ingiustamente attaccati e nel rispetto di tutti quei colleghi che, nell’assistere in pazienti a casa e nell’esercizio della loro attività, sono morti di Covid.
Ecco alcune delle frasi che si leggono sui manifesti, tutte con lo slogan “In difesa dei medici di famiglia”: “Non mandarci all’inferno. Già ci siamo”; “Per molti siamo invisibili. Ma chi ci è vicino ci riconosce ad occhi chiusi”; “Abbiamo giurato di aiutare gli altri. Quando ci insultate , ricordatevelo”; “Ogni giorno viviamo esperienze che nessuno conosce. Forse è per questo che si dimenticano di quello che facciamo”.
Tra le varie criticità che i medici della Fimmg denunciano: la mancanza di un supporto adeguato per la struttura organizzativa in grado di sostenere l’attività no-stop dei medici di famiglia in questo periodo in cui gli stessi danno la disponibilità ininterrottamente dalle 8,00 alle 20 grazie all’AFT (aggregazione funzionale territoriale); un numero insufficiente di medici di medicina generale in alcuni quartieri rispetto alla densità abitativa ( es: Vomero, 100 medici di famiglia e 20 pediatri per oltre 200mila abitanti); l’assenza di linee guida da parte del Governo centrale e della Asl; l’impossibilità di accedere alla banca dati dei medici di famiglia da parte della Asl e degli ospedali perché le infrastrutture tecniche esistenti non consentono il collegamento in rete condivisa.
Si fa presente inoltre che, in merito alle notizie di stampa diffuse su pazienti che si lamentano del non risposte al telefono dei medici di famiglia, che gli stessi rispondono nell’arco di 12 ore ad almeno 48 pazienti se si considera che sono al telefono per circa 15 minuti con ogni paziente e tenendo presente che nello stesso arco temporale i medici, tra una telefonata e l’altra, devono anche effettuare le visite in studio o a domicilio.
Facile immaginare che in questo periodo le telefonate sono certamente più di 48 per ogni medico, forse il doppio, e il medico non può materialmente gestire più di quelle 48 chiamate, trovandosi da solo spesso anche ad aprire la porta dello studio.
Se si vogliono dare colpe e responsabilità ai medici che non hanno, si pensi prima a dotarli di personale e strutture in grado di accogliere l’utenza che è obiettivamente aumentata a causa della pandemia e, anche se i medici di famiglia non sono tenuti a fare visite domiciliari dei pazienti di Covid, può succedere che nel controllare il paziente ammalato di altra patologia, si scopra che lo stesso abbia contratto il Covid.
Continua l’amarezza dei medici di medicina generale, lasciati soli, dopo la protesta con i manifesti affissi in tutta la città che raccontano, con frasi d’effetto, la dedizione quotidiana dei medici di famiglia nei confronti dei loro assistiti.