In queste ore ogni fine anno nelle varie redazioni dei giornali, delle radio, in Tv, si tirano le somme dell’anno appena trascorso. Io nel mio piccolo, davanti al mio pc, mentre aspetto la mezzanotte, nel frattempo disturbato dallo stupido frastuono dello scoppiettio delle bombe (ma non c’era la crisi?) cerco di fare qualche riflessione…
Quest’anno la pandemia ha la priorità su tutto. Tra un lokdown e l’altro siamo arrivati alla fine col rosso fisso, come un’auto in riserva. A fine anno siamo veramente stanchi di Dpcm, di chiusure, di divieti, di aperture, di zone rosse, zone gialle e arancione, di coprifuochi, di autocertificazioni, di permessi, di conferenze stampa, di ristori, di discussioni nei talk show, dei tiggi più o meno allineati.
Basta! Abbiamo bisogno di tregua, di pace, di serenità, non ne possiamo più di parole, ammonimenti, impedimenti, concessioni, condizionamenti, rassicurazioni.
E’ stato un anno segnato dalla Pandemia, che per certi versi ci ha rispediti per qualcuno, al tempo della peste nera, al “medioevo”. Per me, l’ho anche scritto, per certi aspetti siamo ripiombati alla fine dell’impero romano. Al tempo dell’imperatore Marco Aurelio, nessuno sapeva come curare le persone colpite, il famoso medico classico Galeno, fuggì da Roma, per rifugiarsi nella casa di campagna e qui rimase finché il pericolo non cessò.
Sta finendo un anno contrassegnato dal flagello del coronavirus, sicuramente, nato (artificialmente o naturalmente) in Cina, ma per noi italiani, dal governo Conte e Co con i suoi tragici errori sulla pelle di tutti noi, che abbiamo dovuto subire i suoi ordini e contrordini, naturalmente sempre il nostro bene. Certamente la pandemia esiste, negarla e negarne le conseguenze significa negare la realtà e offendere i molti che hanno perduto i loro cari. Che sia stata gestita male, per rimanere in Italia, è altrettanto vero.
Ha ragione il professore Luca Ricolfi su Il Messaggero del 19 dicembre scorso. (La seconda/ ondata Ma la colpa non è solo dei cittadini indisciplinati). “Lo sapevo, che avrebbero dato la colpa a noi”. “Avete deciso di ripartire, avete scelto di farlo senza che la macchina per il controllo dell’epidemia fosse pronta sui 4 versanti fondamentali delle mascherine, dei tamponi, del tracciamento dei contatti, dell’indagine campionaria sulla diffusione del virus. Ne avevate il potere, perché ve lo siete preso. Tutto potete fare, perché avete cancellato tutte le nostre libertà fondamentali. Ma una cosa non potete farla, anche se ci proverete: dare a noi la colpa, quando l’epidemia rialzerà la testa”.
Per la verità, a molti è sembrato un governo che ha navigato a vista e per usare una metafora calcistica, il governo Conte, dava l’impressione di essere una squadra, che non sapendo cosa fare, lanciava a casaccio la palla in avanti, o fuori dal terreno di gioco.
Nulla di quanto avvenuto nel corso dell’anno appare tanto significativo quanto la diffusione del Covid-19, neppure le elezioni negli Usa, con la presunta sconfitta, nonostante i 74 milioni di voti, del presidente uscente Donald Trump. Pertanto si parla solo di pandemia e di vaccini.
Di fronte agli inevitabili scontri fra allarmisti e negazionisti, cosa dovrebbe fare un cristiano, un cattolico? Condivido alcuni consigli di Marco Invernizzi, responsabile nazionale di Alleanza Cattolica.
“Quello che ciascuno di noi potrebbe e dovrebbe fare è riflettere su come usare la pandemia per convertirsi, ma anche per aiutare la società a cambiare direzione (convergere altrove) abbracciando tutta la dottrina sociale della Chiesa, senza escluderne nessuna parte”.
Pertanto, il dirigente cattolico è convinto che bisogna concentrarsi “ su noi stessi anzitutto, per utilizzare questo tempo al fine di costruire il futuro, quando sarà possibile riprendere una normale vita di relazioni. Se non ci sarà una conversione personale, nulla di buono accadrà nella società. Saremo condannati a un’eterna dialettica fra chiusure e assembramenti, fra chi sostiene che non si può relegare un popolo in casa e chi sostiene invece che se ci si incontra ci si infetta”.
Infine ci sono gli effetti negativi della pandemia sull’economia del nostro paese. Noi consumatori potremmo orientare i nostri consumi sulle molte imprese, negozi e attività artigianali che sono state costrette a chiudere e che ora subiranno la inevitabile concorrenza delle imprese multinazionali. E poi c’è la Cina che a quanto pare, la sua economia, nonostante la pandemia, esce col segno positivo.
Attenzione però, la Cina è il paese dove la libertà religiosa non esiste per nessuna religione. Ma non esiste neanche libertà di stampa. Il 28 dicembre scorso, il tribunale di Shanghai ha condannato a quattro anni di reclusione Zhang Zhan, una “cittadina giornalista” che aveva documentato l’inizio della pandemia a Wuhan nel gennaio 2020, filmando i malati ammassati negli ospedali, denunciando il ritardo della politica cinese e andando avanti fino a maggio nella sua opera di informazione.
Insomma la Cina sarà una grande potenza economica, “ma certamente – scrive Invernizzi – non è seconda a nessuno nel disprezzo dei diritti umani e nella violazione della libertà religiosa. Teniamolo presente quando facciamo degli acquisti, affinché la nostra pretesa di giustizia non rimanga una parola vuota. E sarebbe bene lo tenessero presente anche tutti gli Stati e le imprese che fanno accordi economici con la Cina senza pretendere nessun cambiamento riguardo ai diritti umani e alla libertà religiosa”.
DOMENICO BONVEGNA
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