Il Covid19 ha colpito anche sul web. È l’immagine che sembra arrivare leggendo l’analisi della Polizia Postale e delle Comunicazioni attraverso il suo report sull’attività del 2020. La proliferazione delle fake news su internet può comportare anche un potenziale impatto negativo sulla salute pubblica e sulla corretta comunicazione istituzionale.
Su questo particolare fenomeno la Postale ha innalzato i livelli di attenzione: l’aumento delle segnalazioni è stato, infatti, del 436% (dalle 21 del 2019 alle 134 del 2020) mentre gli “alert” diramati sono passati da 29 a 136, per un incremento del 353%.
Altro aspetto legato alla pandemia è l’aumento delle truffe online che sono state 98mila circa e hanno riguardato anche la distribuzione e la vendita di materiale sanitario comprese mascherine e disinfettanti. Centoventisei, poi, le indagini su revenge porn con 59 denunciati, 143 di stalking e 2.234 di diffamazione mentre quelle di sextortion (unico dato in aumento rispetto all’anno scorso) sono state 636 e oltre mille quelle di minacce e molestie online.
Contro la minaccia informatica, poi, la Polizia Postale ha portato a termine sia in Italia che all’estero, 14 indagini anche sul dark web, con un +132% di casi trattati, +93% di indagati, +86% di arresti e +48% di perquisizioni per un +69% di materiale sequestrato.
Il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (Cncpo), in particolare, ha ricevuto il 110% di denunce in più rispetto all’anno precedente che hanno determinato 69 arresti e 1.192 indagati per sfruttamento sessuale di minori online e adescamento di minori sulla Rete.
Per quanto concerne l’attività di prevenzione svolta dal C.N.C.P.O., attraverso una costante attività di monitoraggio della rete sono stati visionati 33.681 siti, di cui 2.446 inseriti in black list e oscurati in quanto presentavano contenuti pedopornografici.
Aumenti analoghi riscontrati dal Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) che ha scoperto 507 minacce rispetto alle 239 del 2019. Fattore legato anche alle strutture informatiche delle aziende che avendo fatto ricorso massicciamente a smart working hanno determinato talvolta un indebolimento della sicurezza che è stato vittima di infiltrazioni da parte di hacker. Anche in questo caso, i dati sono a supporto: 21 arresti su 99 indagini (tre nel 2019) con 79 denunce e oltre 79mila alert.
Stesso discorso per quanto riguarda il contrasto al cyber crime finanziario con 48 imprese medio grandi frodate per 25 milioni di euro, quindici dei quali sono stati recuperati, 24 arresti e 674 indagati, con 3.741 truffatori online denunciati.
Sono stati, inoltre, monitorati 36 mila spazi web per l’azione di contrasto al “cyberterrorism”.
Nel corso dell’anno è stato organizzato un “Action Day” che ha coinvolto unità specializzate del Centro europeo antiterrorismo (ECTC) e rappresentanti di 18 Paesi, tra cui 13 Stati membri dell’U.E. e 5 Paesi extra U.E. che ha avuto come obiettivo la rimozione di contenuti online creati o utilizzati come materiale didattico per ispirare e commettere attacchi nel contesto del terrorismo di matrice jihadista, nonché dell’estremismo razziale, antagonista ed anarchico.
Gli esperti della Sezione Cyberterrorismo hanno rilevato diversi contenuti online tra cui manuali e tutorials su come preparare ed attuare attacchi terroristici, come selezionare gli obiettivi, come utilizzare le armi e costruire bombe. Alcuni dei documenti individuati contenevano anche le istruzioni su come rimanere anonimi online e su come evitare di essere individuati durante la pianificazione di un attacco terroristico.
Al termine di questa attività di indagine, anche a carattere sovranazionale dato la natura internazionale del fenomeno, sono state segnalate e rimosse 1.724 “url”, cioè gli indirizzi internet, riconducibili a 113 piattaforme web utilizzate per la propaganda jihadista e 182 url su 67 piattaforme web nell’ambito dei contenuti riferibili all’area dell’ultradestra ed antagonista/anarchica.