Dopo 8 mesi di didattica a distanza solo la Toscana ha riaperto le aule di scuole superiori e di secondo grado nella data prevista, ovvero l’11 di gennaio. Per gli studenti di tutte le altre regioni italiane i rientri varieranno fra il 18 gennaio (si spera) e il 1 febbraio, a seconda dei parametri di criticità relativi alla diffusione del virus.
“Per i ragazzi si tratta di un duro colpo, e l’onda lunga delle conseguenze di questo ulteriore stop all’attività didattica in presenza è un’incognita che spaventa sia loro che le famiglie. Ancora una volta i nostri figli sono stati completamente abbandonati dalle istituzioni, che né durante il primo lockdown né durante il secondo hanno adottato misure idonee ad assicurare un minimo di continuità delle attività non solo scolastiche, ma anche sportive e sociali, indispensabili nel percorso di crescita e di sviluppo personale ed emotivo dei ragazzi”, spiega Nan Coosemans, family coach che da vent’anni lavora nel mondo dello sviluppo personale a contatto con bambini e adolescenti, aiutandoli nel percorso di crescita personale, autrice del libro ‘Quello che i ragazzi non dicono’ (Sperling & Kupfer) nonché fondatrice di Younite, azienda di formazione per le famiglie e adolescenti, e di Yada, una scuola di formazione per chi desidera diventare Youth Trainer o Family Coach.
I dati appena diffusi dalla Società Italiana di Neuropsicofarmacologia evidenziano che un italiano su tre ha sviluppato sintomi di depressione legati all’epidemia causata dal Covid-19. In uno studio coordinato dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” finalizzato a valutare le aree del funzionamento psicosociale, tra cui la presenza di sintomi dello spettro ansioso-depressivo, ossessivo-compulsivo e post-traumatico da stress, i risultati, ottenuti da un campione di 20.720 partecipanti, evidenziano che durante il lockdown sono aumentati i livelli di ansia, depressione e sintomi legati allo stress, soprattutto nei soggetti di sesso femminile. (Fonte ISS https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-salute-mentale).
Il reparto Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Regina Margherita della Città della Salute di Torino ha denunciato nei giorni scorsi un incremento preoccupante dei ricoveri per tentato suicidio nella fascia adolescenziale e pre adolescenziale. I Ts, la sigla con cui vengono registrati secondo i protocolli sanitari, nel 2020 sono aumentati di cinque volte rispetto alla media degli ultimi dieci anni.
Ai disturbi mentali si sommano quelli legati alle dipendenze: se nel 2019 gli italiani che consumavano alcol erano 36 milioni (66% della popolazione), di cui 8.700.000 a rischio dipendenza, alla fine 2020 si stima che il totale abbia superato i 10 milioni di persone (Dati Istat). La Società Italiana di Alcologia ha lanciato un allarme dopo avere stimato un aumento del 15% nelle dipendenze da alcol, nella metà dei casi associati a serie manifestazioni psico-patologiche. Non solo: il 20% dei pazienti che erano usciti dal tunnel della dipendenza da alcol, con il lockdown e relativo isolamento sono ricaduti nella dipendenza. E se nel 2019 i minorenni bevitori erano circa 800mila, nel 2020 hanno ampiamente superato il milione.
“La stra-grande maggioranza dei ragazzi che seguono i miei percorsi, e che hanno fra gli 8 e i 21 anni si è comportata correttamente e ha seguito le regole senza troppe lamentele. Ciononostante, dopo l’estate, quando le maglie dei divieti si sono allargate e i ragazzi hanno ritrovato un minimo di libertà, le accuse di leggerezza e di mancanza di senso di responsabilità sono arrivate puntuali, proprio da chi aveva concesso loro di tornare ad aggregarsi, pur nel rispetto delle misure per contenere i contagi”, spiega Coosemans.
A tutto ciò si aggiunge l’incertezza sulla riapertura delle scuole, che non fa che ingenerare ulteriore senso di precarietà e instabilità nei ragazzi. “Questi messaggi discontinui e contraddittori possono causare ansia e stati di depressione, che i genitori si ritrovano a dover gestire spesso senza poter contare su nessun tipo di supporto professionale. Ma non è tutto: l’energia creativa che i ragazzi non possono convogliare nelle attività a cui normalmente si dedicherebbero trova come unico canale di sfogo quello della rabbia, che si traduce in risse (lo abbiamo letto più volte nelle cronache nei giorni scorsi, ndr), aggressività costante e conseguenti stati depressivi. È quindi fondamentale essere preparati a riconoscere i segnali e a reagire affinché la situazione possa essere contenuta e controllata”.
Alcuni di questi segnali, secondo Coosemans, sono inequivocabili e rappresentano chiari indicatori di stati depressivi, soprattutto se superano la durata delle due settimane:
– perdita di interesse per le attività che i ragazzi amavano prima;
– cambiamento drastico di peso;
– voti e interesse per le attività scolastiche in costante calo;
– tristezza o irritabilità insolite anche durante le fasi di maggiore “libertà” concesse;
– lentezza;
– sentimenti di inutilità e di disperazione;
– auto critica molto severa (“Non valgo, non sono bravo, non farò mai amicizie, non c’è più futuro…”)
– pensieri ricorrenti o tentativi di suicidio.
Ma esistono azioni concrete da mettere in campo con un figlio adolescente per incentivarlo realmente a riprendere a vivere senza che l’insofferenza dovuta alle restrizioni o le paure abbiano il sopravvento?
“Ricorda prima di tutto il tuo ruolo di genitore. Tu sei l’esempio. Stai attento a come parli anche in questa circostanza così particolare: può suonare scontato ripeterlo, ma la verità è che i nostri figli sono come spugne, assorbono tutto e parleranno come noi”, sottolinea la Family Coach.
L’esperta suggerisce poi alcune regole pratiche per genitori alle prese con i figli in preda ad ansia e depressione a distanza di 10 mesi dall’inizio della pandemia:
1) Create un ambiente domestico e dei momenti dove sia concesso ai ragazzi di parlare, condividere e sentirsi liberi di esprimersi senza sentirsi giudicati. Cercate di andare in profondità rispetto a quello che stanno comunicando, non accontentatevi di un “Sto male perché c’è il corona virus”. Ascoltate attentamente senza cercare di “alleggerire” le loro emozioni e senza interromperli fino che non chiedono aiuto o consigli.
2) State molto attenti a quale esempio offrite, evitate di esagerare o di seguire ossessivamente la tv, parlando sempre e solo di contagi e di morti.
3) Fate presente ai vostri figli che esistono periodi di incertezza. Potete anche fare loro qualche esempio: quando siete andati alle scuole medie o alle superiori per la prima volta non sapevate cosa sarebbe successo, o cosa vi sareste trovati ad affrontare, avete vissuto il cambiamento quotidianamente. Spiegate loro che in momenti come questi, vivere giorno per giorno è la soluzione migliore.
4) Il legame con gli amici è importante: suggerite ai vostri figli di creare una connessione diversa con loro, ad esempio attraverso “sfide” settimanali come quelle che proponiamo noi nella CAD (crescita a distanza), un programma online creato per accompagnare i ragazzi per 4 settimane, durante le quali devono completare alcuni task con obiettivi precisi in favore di persone che hanno bisogno del loro aiuto;
5) Rimanete attivi: l’attività fisica non solo aiuta a proteggere e a curare la depressione, ma è anche fondamentale per motivare i ragazzi con un corretto esempio.
6) Create un piano con attività da fare, ci sono tantissimi corsi online per stimolare interessi e talenti: si può imparare a costruire robot, a diventare dj o cimentarsi con tutorial di trucco. Potete anche assegnare qualche piccolo lavoretto in casa per guadagnare un po’ di soldini. Agli adolescenti piace essere stimolati con piccoli premi, soprattutto in denaro, da spendere per i loro interessi.
7) Parlate anche di ciò di cui siete grati anche in questo periodo, gli adolescenti sono talmente assorbiti dal loro vortice di pensieri che spesso si dimenticano di non essere soli sulla terra. Esprimere gratitudine può innescare un cambiamento di prospettiva nei vostri figli;
8) Mangiate sano e coinvolgete i ragazzi nella cucina. Limitate i dolci a una volta alla settimana: lo zucchero ha un forte impatto sui livelli di dopamina e un boost di insulina può creare un momentaneo effetto positivo, seguito però da un forte “down” quando questo effetto svanisce;
9) Guardate qualche film insieme e dimostrate interesse in quello che i ragazzi cercano on online: la tecnologia può rappresentare un grande aiuto per capire meglio gli interessi dei vostri figli;
10) Create tempo di qualità insieme, i momenti d’oro possono avere anche una durata di 10 minuti al giorno.
“E infine ricordate: essere genitori è l’avventura nella vita più emozionante e audace! Abbiate il coraggio di essere gli adulti che vorreste i vostri figli diventassero”, conclude Coosemans.
Nan Coosemans, formatrice e mamma di due adolescenti, lavora da vent’anni nel campo della crescita personale. Nel 2010 ha fondato Younite®, un’organizzazione di formazione che opera a livello nazionale e internazionale sviluppando programmi scolastici, workshop e campus dedicati agli adolescenti e alle famiglie. È co-fondatrice di Youth Awareness Development Academy (YADA), un master in NLP, TLT, VT® e Family Therapy. Insieme alla squadra di Younite® ha lavorato con migliaia di ragazzi di età compresa fra i dieci e i vent’anni.
È autrice del libro “Quello che i ragazzi non dicono” (Sperling & Kupfer, 2018).
Nel 2020 ha pubblicato il libro “Adolescenti e quarantena: sette passi per guidare tuo figlio durante e dopo questo periodo”, in vendita, anche in versione ebook, su Amazon.