C’è un gran parlare in questi giorni di “costruttori”, cioè di parlamentari che dovrebbero sostenere il governo Conte, cambiando “casacca”, cioè passando da un gruppo parlamentare all’altro.
Cosa dicevano i vari esponenti politici dei parlamentari “voltagabbana”?
Vediamo.
Luigi Di Maio (M5S), prima delle elezioni sosteneva che chi entra in Parlamento con un partito e poi lo cambia se ne deve tornare a casa. Ieri li definiva traditori, oggi costruttori.
Matteo Salvini (Lega) ha dichiarato che un parlamentare che cambia casacca dovrebbe dimettersi, ma accetta i voltagabbana.
Matteo Renzi (Italia viva) ha dichiarato che un parlamentare che cambia casacca dovrebbe dimettersi, però eletto nelle liste del PD ne esce per fondare il gruppo parlamentare di Italia viva.
Giorgia Meloni (FdI) ha fatto sottoscrivere dai suoi un patto d’onore che li impegna a non “cambiare casacca”, ma accetta i voltagabbana.
Silvio Berlusconi (FI) è contrario al “cambio di casacca” ma accetta i voltagabbana.
Insomma, se vieni nella mia Chiesa sei un converso e benedetto, se vai in altra Chiesa sei un traditore e un maledetto.
Quando si smetterà con le appartenenze chiesastiche sarà sempre tardi.
Nessuno di costoro ricorda che i parlamentari rappresentano la Nazione e non i partiti, così come previsto dalla nostra Costituzione e da tutte le Costituzioni dei Paesi democratici e che parlare di casacche e gabbane non ha alcun significato perché non c’è il vincolo di mandato partitico.
Sappiamo che è difficile comprendere il significato di rappresentante della Nazione e non di partito, ma così è.
Lo ricordiamo, per memoria, a un popolo smemorato e, soprattutto, ai parlamentari che, benché eletti, non conoscono e non osservano la Costituzione.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc