In queste settimane si parla molto del festival di Sanremo che, innegabilmente, ha una sua importanza. Le ipotesi perché si possa svolgere sono tante, più o meno colorite di contesti: la nave da crociera con pubblico solo vaccinato, per esempio, senza pubblico o pubblico selezionato. E poi ci sono le minacce di dimissioni del direttore Amadeus (che crediamo incassa qualcosa come mille euro al minuto) perché non avrebbe gli strumenti per svolgere le proprie funzioni. Il festival di Sanremo, oltre a fenomeno culturale è anche economico: per gli introiti e soprattutto per le spese (i vip in passerella delle passate edizioni sono costati proprio tanto).
Ma siamo in pandemia. Ci sono quindi altre priorità. Per esempio, restando nell’ambito ricreativo, quelle che hanno fatto spostare i giochi olimpici di Tokyo (dieci anni di preparazione), o le corse di Formula 1 e Champions League senza pubblico.
Perché non si può spostare o annullare o fare senza pubblico il festival di Sanremo? E’ grave, debilitante rispetto alla cosiddetta cultura musicale del Belpaese, minimalista, una rimessa economica? Forte tutte queste cose insieme e forse no. Ma una cosa è certa, c’è la pandemia, ci sono i malati, i morti, le restrizioni, le scuole, il lavoro che manca e salta, i divieti… tutto quello che sembra servirà a superare la pandemia. Il festival di Sanremo ha un suo statuto al di fuori e sopra tutto questo?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc