Il 21 febbraio 2020, pur essendo stati già riscontrati a fine gennaio due casi di COVID-19 in due turisti cinesi in visita a Roma, viene identificato a Codogno, nel lodigiano, quello che sarà erroneamente chiamato il “paziente zero”. Da lì a poco, nel giro di 3 giorni, si arriva a 325 casi confermati: è l’inizio della pandemia in Italia, che porterà al lockdown nazionale a partire da domenica 8 marzo.
L’arrivo del vaccino è ora una nuova speranza ma restano le drammatiche conseguenze sanitarie e sociali della pandemia che in un anno ha segnato in modo indelebile la vita delle persone in tutto il pianeta, superando i 110 milioni di contagi e i 2,4 milioni di decessi. A questo tema dedichiamo “Virus forte, comunità fragili. Un anno di emergenza sanitaria tra le popolazioni indigene” (.pdf), il 63° Dossier con Dati e Testimonianze (DTT) che approfondisce in modo particolare l’aspetto della diffusione del virus in America.
Il dossier, dopo aver osservato alcuni dati complessivi sulla diffusione del virus, prende in esame la situazione delle comunità indigene del continente americano, evidenziando le situazioni di criticità a cui tali popolazioni sono sottoposte a causa della diffusione prolungata della pandemia e delle misure di contenimento sociale. Il profilo delle vittime dell’epidemia in Centro e Sud America infatti è diverso da quello dell’Europa: a morire non sono soprattutto gli ultraottantenni, che in tali Paesi sono molti meno che nei Paesi europei, ma le persone giovani, con meno di sessant’anni. L’epidemia e la morte colpiscono tutti i livelli sociali, ma il numero più alto di morti si conta tra i più poveri. Nel mondo più di 476 milioni di persone appartengono a popolazioni indigene. Si tratta di un raggruppamento pari al 6% della popolazione mondiale. Nella sola America Latina sono presenti 522 popolazioni indigene. Molte popolazioni indigene sono a maggior rischio di malattie infettive emergenti rispetto ad altre popolazioni
Nel Dossier sono riportate testimonianze inedite da noi raccolte sul territorio e alcune forme di resilienza e risposta alle situazioni di crisi, messe in atto dalle popolazioni native, sia in forma autonoma che mediante il sostegno di organismi nazionali e internazionali, tra cui la Caritas e le Chiese locali.