Le complicanze e i disturbi neurologici da pandemia saranno transitori o permanenti? Quale sarà l’impatto dei vaccini sul sistema nervoso? La Società Italiana di Neurologia (SIN) fa chiarezza in occasione della Settimana del Mondiale del Cervello, la campagna di sensibilizzazione promossa nel nostro Paese dal 15 al 21 marzo dal titolo appunto “Il Cervello ai tempi del Covid”.
Sono ormai centinaia, infatti, gli studi scientifici pubblicati a livello internazionale sulle complicanze neurologiche dell’infezione da Covid-19, tanto che ormai si parla di “NeuroCovid”. L’infezione può colpire sia il sistema nervoso centrale – con cefalea, vertigini, disturbi dello stato di coscienza (confusione, delirium, fino al coma), encefaliti, manifestazioni epilettiche, disturbi motori e sensitivi, maggiore incidenza di ictus con maggiore severità – sia il sistema nervoso periferico, con perdita o distorsione del senso dell’olfatto, del gusto, neuralgie e sindrome di Guillan-Barrè.
Anche nella fase successiva alla malattia sono emersi vari problemi quali astenia protratta, disturbi di concentrazione, disturbi della memoria e comportamentali, che potrebbero essere collegati a piccoli danni vascolari o infiammatori del sistema nervoso, con ripercussioni a lungo termine.
Inoltre, nei mesi di prolungato isolamento e alterazione dei ritmi di vita e delle abitudini sociali, si evidenzia un peggioramento dei sintomi comportamentali e un aumento del decadimento cognitivo per le oltre 1.200.000 persone affette in Italia da demenza, di cui 720.000 da Alzheimer, e una maggiore incidenza dei disturbi del sonno, che riguardano mediamente 12 milioni di italiani e che durante la pandemia ne ha colpiti circa 24 milioni.
“Abbiamo assistito nel corso dell’ultimo anno a continue conferme della correlazione tra Covid 19 e malattie neurologiche – sottolinea il Prof. Gioacchino Tedeschi, Presidente della Società Italiana di Neurologia e Direttore Clinica Neurologica e Neurofisiopatologia, AOU Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli – Proprio per questa ragione la Società Italiana di Neurologia sta portando avanti progetti di ricerca e studi clinici per indagare in maniera approfondita su questo legame, con l’obiettivo di chiarire la portata e la durata degli effetti neurologici, e mettere a punto protocolli clinici che aiutino gli specialisti a intervenire tempestivamente per contrastarne i danni”.
Dal 13 marzo partiranno gli eventi virtuali organizzati su tutti il territorio nazionale e, fino a maggio, la SIN proporrà ogni settimana un webinar gratuito aperto a tutti i cittadini dal titolo “Pillole di Covid” che offrirà informazioni e aggiornamenti sulle correlazioni tra Covid e malattie neurologiche. Il calendario è disponibile sul sito della SIN www.neuro.it e i webinar verranno trasmessi sulla pagina Facebook della società scientifica.
I focus della Settimana del Cervello 2021:
- NEUROLOGIA AL TEMPO DEL COVID E NEL POST COVID
Prof. Gioacchino Tedeschi, Presidente della Società Italiana di Neurologia e Direttore Clinica Neurologica e Neurofisiopatologia, AOU Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli
Le difficoltà derivate dalla pandemia Covid-19 lungo tutto l’anno 2020 hanno mostrato chiaramente la necessità di adeguare i processi di lavoro dei Neurologi alle attuali esigenze dei cittadini e alle notevoli innovazioni delle scienze biomediche, puntando sul rafforzamento dell’erogazione di prestazioni e servizi a distanza per mezzo delle nuove opportunità offerte dalle tecnologie digitali.
Ad Aprile 2020 l’American Academy of Neurology ha pubblicato le raccomandazioni per l’implementazione dei servizi di Telemedicina per l’esame obiettivo neurologico in remoto.
In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità, il 13 Aprile 2020, ha diffuso un documento sulle “Indicazioni ad interim per servizi assistenziali di telemedicina durante l’emergenza sanitaria COVID-19”.
Nel prossimo futuro l’esame obiettivo neurologico in remoto potrebbe essere ulteriormente implementato con l’eventuale uso di accelerometri (oramai sono presenti nella maggior parte dei comuni smartphone), che permetterebbero un esame più accurato della deambulazione, della postura e dell’equilibrio, di device che permettono di quantificare l’esperienza sensoriale o degli “in-home neuro kits”, con vision card, diapason, spilli e batuffoli di cotone, già in uso adesso per la valutazione della scala EDSS nella Sclerosi Multipla.
La Telemedicina risulta avere un ruolo fondamentale anche per i pazienti che necessitano di riabilitazione. Anche in questo ambito, la SIN sta collaborando con l’ISS per sviluppare specifici progetti riabilitativi
- RELAZIONE TRA SARSCOV2 E SISTEMA NERVOSO
Professor Paolo Calabresi, Ordinario di Neurologia e Direttore della Neurologia del Policlinico Gemelli di Roma
Il COVID-19 colpisce il cervello in vari modi tra i quali l’infezione diretta delle cellule neurali con SARS-CoV-2, e la grave infiammazione sistemica che inonda il cervello di agenti pro-infiammatori danneggiando così le cellule nervose
SARS-CoV-2 utilizza l’ACE2 come principale recettore di attacco della “proteina spike” per l’ingresso cellulare. La proteina ACE2 è stata osservata nel sistema vascolare, ma in minor misura nel rivestimento dei vasi cerebrali. Tuttavia, il sequenziamento dell’RNA ne ha dimostrato la presenza, anche se modesta nel cervello umano.
L’esperienza del Gemelli, Centro COVID2 di Roma: in uno studio pubblicato recentemente e relativo a pazienti sintomatici ricoverati nella prima ondata di COVID19, 213 pazienti sono risultati positivi per SARSCoV2, mentre 218 pazienti sono risultati negativi e sono stati utilizzati come gruppo di controllo. Per quanto riguarda le manifestazioni del sistema nervoso centrale, è stato osservato nei pazienti positivi alla SARSCoV2 una maggiore frequenza di cefalea, iposmia ed encefalopatia sempre correlata a condizioni sistemiche (febbre o ipossia). Inoltre, il coinvolgimento muscolare era più frequente nell’infezione da SARS ‐ CoV2.
In conclusione, le manifestazioni neurologiche di COVID-19 costituiscono una delle principali sfide per la salute pubblica non solo per gli effetti acuti sul cervello, ma anche per i danni a lungo termine alla salute del cervello che potrebbe derivarne. Queste manifestazioni ritardate potrebbero essere presenti anche in pazienti che non hanno mostrato sintomi neurologici nella fase acuta.
- VACCINAZIONE ANTI-COVID ED EFFETTI COLLATERALI NEUROLOGICI
Dottor Ettore Beghi, Dipartimento di Neuroscienze, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, Milano
In un recente rapporto dell’AIFA sulla sorveglianza dei vaccini, relativo al periodo 27/12/20 – 26/1/21, i sintomi neurologici sono risultati al secondo posto dopo i disturbi nella sede di sommistrazione del vaccino. Va però sottolineato che nella massima parte dei casi si è trattato di sintomi lievi e transitori (mal di testa, capogiri, sonnolenza, disturbi del gusto, formicolii).
Considerando la stretta correlazione accertata tra COVID-19 e disturbi neurologici, la Società Italiana di Neurologia (SIN) si è posta il problema di sorvegliare la campagna vaccinale per verificare se i vaccini possano essere responsabili dell’insorgenza di malattie neurologiche, nonostante i dati finora acquisiti ci possano tranquillizzare sulla loro sicurezza. Per questa ragione è stato avviato uno studio sugli eventuali effetti indesiderati neurologici dei vaccini nella pratica clinica esaminando pazienti giunti all’osservazione del neurologo per una serie di malattie (ictus cerebrale, Alzheimer, Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, epilessia, sclerosi multipla, malattie del midollo spinale e dei nervi periferici).
- STUDIO NEUROCOVID
Prof. Carlo Ferrarese, Direttore del Centro di Neuroscienze di Milano, Università di Milano–Bicocca e Direttore della Clinica Neurologica, Ospedale San Gerardo di Monza.
Nel mese di Marzo dello scorso anno l’Università di Milano-Bicocca, l’Università di Milano e l’Istituto Auxologico di Milano hanno disegnato uno studio multicentrico, chiamato NEUROCOVID, con l’obiettivo di documentare tutte le possibili manifestazioni neurologiche all’esordio, durante o dopo l’infezione COVID-19, e di metterle in relazione alla gravità dell’infezione, alle alterazioni dei parametri respiratori, circolatori, dei valori ematici, nonché ai dati antropometrici, alle abitudini, agli stili di vita, alla presenza di altre patologie e alle terapie assunte dai pazienti. Tale studio è stato quindi patrocinato dalla Società Italiana di Neurologia ed ha visto la partecipazione di 50 Neurologie italiane, distribuite nelle varie regioni, con la partecipazione anche di San Marino. Tali centri stanno attualmente registrando tutte le possibili complicanze neurologiche insorte sia nei pazienti ospedalizzati nella fase acuta della malattia, che nei pazienti trattati a domicilio dai medici di medicina generale e da questi segnalati ai neurologi dei centri partecipanti allo studio. I pazienti inclusi nello studio verranno inoltre seguiti a distanza di 3 e 6 mesi, per documentare l’evoluzione della complicanza neurologica. L’arruolamento dei casi è sia retrospettivo, a partire da Marzo 2020, che prospettico, fino al 30 Giugno 2021, con un follow-up previsto fino a Dicembre 2021
- POST-COVID E LONG-COVID: EVIDENZE O FAKE?
Prof. Alessandro Padovani, Direttore Clinica Neurologica, Università degli Studi di Brescia
A seguito della prima ondata sono stati segnalati sintomi persistenti, soprattutto di natura neurologica, tra i sopravvissuti al COVID-19. Tra questi sono compresi pazienti che inizialmente hanno sperimentato una malattia acuta lieve. In molti casi si tratta di una reale persistenza (secondo alcuni in questo caso è appropriata l’adozione del termine LONG COVID) mentre in altri casi si tratta di sintomi o disturbi insorti in epoca successiva alla infezione COVID (in questo caso il termine più appropriato dovrebbe essere POST COVID).
La caratterizzazione dell’eziologia e della fisiopatologia delle sequele tardive è tuttora in corso e in molti casi riflette i danni d’organo insorti durante la fase di infezione acuta (vedi Ictus cerebrale o encefalopatia), spesso in relazione a manifestazioni di uno stato iper-infiammatorio persistente o una risposta anticorpale inadeguata.
Non meno rilevanti sono, tuttavia, le sequele psicologiche a seguito di un decorso lungo o difficile della malattia oltre a quelli relativi ai cambiamenti dello stile di vita dovuti alla pandemia. Probabilmente, le sequele persistenti di COVID-19 sono espressione di più sindromi risultanti da distinti processi fisiopatologici lungo lo spettro della malattia.
Nello studio COVID-NEXT, in corso di pubblicazione e tuttora attivo a Brescia, la percentuale di malati precedentemente ospedalizzati con riferiti disturbi a distanza è stata superiore al 70% dei casi. Tra i sintomi quelli maggiormente riportati hanno incluso l’astenia, i disturbi cognitivi e di concentrazione, i disturbi del sonno, le mialgie con valori superiori al 30% seguito da disturbi depressivi, perdita dell’autonomia e da instabilità, disturbi della vista e formicolii. Lo studio in questione ha permesso di rilevare una stretta correlazione del numero dei sintomi neurologici con la gravità dell’infezione COVID, con l’età avanzata e con lo stato di salute ovvero l’elevata multi-morbidità all’ingresso e alla dimissione. Tuttavia, si tenga presente che nei soggetti ospedalizzati che non hanno manifestato una gravità elevata i sintomi più frequenti rilevati a 6 mesi di distanza dall’infezione COVID sono risultati i disturbi depressivi/ansiosi, i disturbi del sonno e i disturbi di concentrazione, presenti in oltre il 30% del campione.
Coordinata dalla European Dana Alliance for the Brain in Europa e dalla Dana Alliance for Brain Initiatives negli Stati Uniti, la Settimana del Cervello è il frutto di un enorme coordinamento internazionale cui partecipano le Società Neuroscientifiche di tutto il mondo e a cui la Società Italiana di Neurologia aderisce fin dall’edizione 2010.
La Società Italiana di Neurologia (SIN) conta tra i suoi soci oltre 3.000 specialisti neurologi e ha lo scopo istituzionale di promuovere, in Italia, il progresso della conoscenza delle malattie neurologiche, al fine di promuovere lo sviluppo della ricerca scientifica, di migliorare la formazione, di sostenere l’aggiornamento degli specialisti e di elevare la qualità professionale nell’assistenza alle persone colpite da condizioni morbose che coinvolgono il sistema nervoso.