di ANDREA FILLORAMO
Messina, come tutte le città siciliane e non solo, per tanto tempo ha accolto la Pasqua con tutte le tradizioni che questa festa cristiana portava con sé. Adesso: non so. Fra queste tradizioni vi era la preparazione, che una volta le donne svolgevano a casa, di parecchi dolci tipici del periodo pasquale. Indimenticabile per i più anziani la cosiddetta cuddura cu l’ova, che era preparata e consumata la domenica di Pasqua e il lunedì dell’Angelo. Pochi forse sanno che il termine cuddura deriva dal greco (kollour) che significa: “corona”. Con questo termine essi indicavano il pane che veniva offerto agli dei durante i loro riti religiosi.
La tradizione molto antica della cuddura fu continuata anche nell’era cristiana, quando le spose prima del matrimonio preparavano e portavano in chiesa, nel periodo pasquale, le cuddure per la benedizione che veniva data dal prete e, quindi, per donarle ai loro futuri mariti. Diverse erano le forme della cuddura che rispecchiavano dei simboli ben precisi: “u campanaru” (simbolo delle campane che risuonano al momento della resurrezione di Cristo), “u panareddu” (segno di abbondanza), “a curuna” (per indicare la corona di spine di Cristo) ecc. Rimanendo in tema tradizioni siciliane di Pasqua, bisogna necessariamente affermare, che date le restrizioni dovute alla pandemia, il recupero di qualche tradizione culinaria o dolciaria tipicamente siciliana non soddisfa soltanto il palato. Domani è Pasqua e, anche per la pandemia che ci obbliga ad alcune restrizioni, non sarà una pasqua consumistica ma una Pasqua familiare più intima, quindi più vera, quando ciascuno di noi può offrire, se non la cuddura cu l’ova, a chi vive con noi, perché forse non sa come si prepara, almeno quello che essa significa e cioè l’annuncio della resurrezione suggerito dalla cuddura a forma di campanaro; l’abbondanza di affetto di cui sentiamo il bisogno, data dalla cuddura a panareddu e, infine, la capacità di vincere la depressione data dal coronavirus, rappresentata dalla corona di spine, propria della cuddura cu l’ova a forma di corona.
A tutti, quindi: BUOMA PASQUA ANCHE SENZA A CUDDURA CU L’OVA.