Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: Ma Gesù è veramente esistito?

di ANDREA FILLORAMO

Non rispondo mai a e-mail di sconosciuti, ma, date l’importanza delle domande postemi in una di queste non posso esimermi di rispondere, anche se in modo molto sintetico. Le domande sono: “Ma Gesù è veramente esistito? I Vangeli sono delle biografie di Gesù?”

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La storicità di Gesù oggi nessuno può metterla in dubbio. Essa si basa su fonti storiche riconosciute tali da due millenni, che sono:

1) I quattro Vangeli canonici: Marco, Matteo, Luca, Giovanni

2) Le datazioni dei Vangeli

3) Le Fonti pagane;

4) Le Fonti ebraiche.

 

2) I QUATTRO VANGELI

I Vangeli non sono da intendere come biografie di Gesù. Si tratta di opere semplici, essenziali, per nulla paragonabili alle vaste e organiche opere che l’antichità ci ha tramandato. In essi la vicenda storica di Gesù di Nazaret, inoltre, come tutti i fatti biblici, è raccontata secondo una pro­spettiva di fede, che seleziona degli avvenimenti in fun­zione della loro lettura teologica. Ritengo, al fine di comprendere pienamente i Vangeli come tutti i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento, che sia necessaria una più moderna reinterpretazione da legare all’enorme cambiamento culturale che, a partire dall’avvento della Modernità, ha scosso, e non di poco, le radici più profonde del pensiero e dell’espressione della stessa esperienza cristiana. È necessario, quindi, l’utilizzo da parte dei biblisti delle più moderne metodologie ermeneutiche che sono proposte per la lettura di tutti i testi, come nel campo filosofico così pure in campo teologico, atte a sviluppare una migliore compressione dei più antichi documenti. In poche parole: è necessario un approccio più scientifico per comprendere anche la parola di Dio. La fede – è bene affermarlo con forza – non ha nulla da temere dalla scienza, che sfrutta le capacità dell’intelligenza umana, che è un dono di Dio.

Non è possibile, perciò, accostarci ai testi evangelici come dei bambini che hanno bisogno, per credere, di “favole” di “miti”, di “immagini” amplificate, deformate e colorate dalla fantasia, che hanno la pretesa di apparire vere, reali o comunque verosimili, anche in virtù di taluni particolari, relativi ad ambienti o personaggi, che offrono l’impressione di una qualche attendibilità storica. Credo che a tutti risulti evidente che la descrizione neotestamentaria, così come viene spesso presentata, anche da preti, almeno da quelli che per pigrizia o per impegni pastorali, rifiutano di tenersi aggiornati sui temi biblici, forse non si adatti alla nuova visione del mondo, al concetto di verità storica o di verità scientifica, che va al di là di quel mondo immaginifico che è stata solo una cornice della stessa “Parola di Dio” quando è stata scritta. Il problema investe profondamente il quadro stesso delle formulazioni in cui trovano espressione le grandi verità della fede.

 

2) LA DATAZIONE DEI VANGELI

La critica storica ottocentesca tendeva a collocare la stesura scritta dei vangeli canonici anche dopo duecento anni dagli eventi, ma le recenti scoperte papirologiche e l’analisi linguistica del greco dei vangeli hanno imposto le datazioni che sono, molto vicine agli eventi. Nel datare i vangeli, la tendenza di diversi critici è di collocarli dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme (anno 70 dopo Cristo).

Teniamo conto che la morte di Gesù è avvenuta intorno all’anno trenta. Dopo di allora, gli apostoli sono rimasti a Gerusalemme circa trent’anni, per costituire la prima comunità cristiana, fedele agli insegnamenti del maestro. È questa la fase della predicazione orale. Da tenere presente che nel giudaismo dell’epoca la tradizione orale veniva tramandata seguendo regole precise e rigide di fedeltà, parola per parola. Nelle scuole rabbiniche gli insegnamenti venivano imparati a memoria, con il controllo e l’autorità del maestro.

Èoquindi verosimile che anche la prima comunità cristiana, costituita da ebrei, abbia seguito questa prassi di trasmissione fedele delle parole del maestro, fissate dall’autorità degli Apostoli. Fu raccolto così il materiale probabilmente scritto in ebraico, anteriore alla redazione scritta dei vangeli. Un passo ulteriore fu la traduzione dall’ebraico o aramaico in greco, la lingua parlata in tutto il mondo antico. Gli scritti evangelici si distinguono rispetto a tutti gli altri testi dell’antichità classica per una straordinaria ricchezza di manoscritti.

 

3) FONTI PAGANE

La storicità di Gesù può essere anche dedotta da alcuni documenti antichi, appartenenti al mondo pagano, che ovviamente non era assolutamente interessato a Gesù, ma parlando dei cristiani hanno fatto un riferimento diretto o indiretto a Lui, cioè ad un ebreo di nome Gesù, vissuto più di duemila anni or sono.

Tra questi documenti citiamo Tacito, nato nel 56 d. C, considerato a pieno merito come il più grande rappresentante del genere storiografico della letteratura latina, che negli Annales XV, 44, la cui attenzione è nei confronti delle persecuzioni contro i cristiani fatte da Nerone, scrive: “Nerone allora per far tacere queste voci fece passare per colpevoli e li sottomise a torture raffinate coloro che per i loro delitti il popolo detestava e chiamava Cristiani. Erano chiamati così dal nome di Cristo, il quale, sotto l’impero di Tiberio, era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; quella superstizione nefasta, repressa sulle prime, ora tornava a prorompere, non solo in Giudea, luogo d’origine di quel malanno, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluiscono tutte le cose atroci e vergognose e vi trovano seguaci”.

Plinio il Giovane, scrittore latino ( 62 d.C.- 114), che in Epistulae X, 96 riferisce il fatto che i cristiani erano soliti riunirsi prima dell’alba e intonavano un inno a Cristo.

Svetonio (nato attorno all’anno 70 d.C), dichiarato “uomo integerrimo, onestissimo, eruditissimo”. Nella sua opera Vita dei dodici Cesari, una raccolta di dodici biografie degli imperatori da Cesare a Domiziano scritta intorno al 120, ci lascia due accenni ai cristiani. Il primo si trova nella vita di Claudio: “Espulse da Roma i Giudei che per istigazione di Cresto erano continua causa di disordine” (Vita Claudii XXIII, 4). Non ci si deve stupire del fatto che Svetonio scriva Chrestus in luogo di Christus; basti notare che le parole greche Chrestòs (buono, eccellente) e Christòs (unto, Messia) erano pronunciate allo stesso modo, e potevano essere facilmente confuse, specie da chi non fosse ben informato sui fatti.

 

4) FONTI EBRAICHE

Il martire e filosofo cristiano Giustino intorno all’anno 160 scrisse un “Dialogo con Trifone”, con il quale voleva dimostrare che il cristianesimo era la naturale continuazione dell’ebraismo. L’opera è strutturata in forma di un dialogo tra l’autore e l’ebreo Trifone, nel quale secondo alcuni, probabilmente a torto, è ravvisabile il noto Rabbi Tarphon; in tal caso, la finzione letteraria del dialogo sarebbe forse l’eco di una reale discussione avvenuta tra i due ad Efeso nel 135.Nel racconto, Giustino ricorda un avvertimento che sarebbe stato inviato dagli Ebrei palestinesi ai Giudei della diaspora, che contiene un giudizio su Gesù: “E’ sorta un’eresia senza Dio e senza Legge da un certo Gesù, impostore Galileo; dopo che noi lo avevamo crocifisso, i suoi discepoli lo trafugarono nottetempo dalla tomba ove lo si era sepolto dopo averlo calato dalla croce, ed ingannano gli uomini dicendo che è risorto dai morti e asceso al cielo” (Tryph. CVIII, 2).

CONCLUDENDO: l’indagine storica su Gesù ha assunto, col tempo, un carattere interdisciplinare e ha conosciuto un allargamento interconfessionale della ricerca, con contributi rilevanti anche da parte di studiosi laici.

Gli studi moderni, che ora prendono in considerazione anche una varietà di testi cristiani apocrifi, sono inoltre spesso caratterizzati da una rivalutazione dei materiali tradizionali e quindi da una rinnovata fiducia nella possibilità di ricostruire resoconti della vita di Gesù con tratti plausibili dal punto di vista storico.

N.B. Chi volesse approfondire questo argomento, invito tutti a leggere (al di là dei vari manuali che vengono utilizzati negli studi teologici) un articolo ben strutturato di Ortensio da Spinetoli (un biblista che ha avuto qualche attrito con l’autorità preposta al controllo dell’ortodossia del suo insegnamento, ma senza dubbio uno specialista degli studi sul NT), apparso in “Tempi di fraternità”, rintracciabile sul web, dal titolo “Dal Gesù della storia al Cristo della fede”.