di ANDREA FILLORAMO
Mentre la pandemia purtroppo ancora imperversa e siamo, quindi, costretti a vivere dentro casa, i vari canali televisivi continuano a diffondere in modo incontrollato e contradittorio notizie che non ci aiutano a riconquistare la serenità, da tempo perduta, che è forse la terapia più efficace a controllare e forse a debellare il coronavirus.
La televisione e Internet, infatti, con la schiera dei tanti infettivologi, virologi ai quali si accompagnano i soliti politici ospitati nei palinsesti dell’informazione, assumono sempre di più un potere assoluto, illimitato e incrementano il panico che è già molto diffuso.
Lo sappiamo: il Covid-19 ci ha trovato totalmente impreparati e, man mano che i giorni passano, notiamo anche gli inevitabili errori della gestione di questo evento da parte dei medici e dei politici. Ritengo, pertanto, assurdo che venga accentuata la già grande confusione informativa, che fa accrescere la rabbia sociale che già vediamo manifestare nelle piazze delle nostre città e provoca le emozioni più rilevanti.
L’esperienza che stiamo vivendo ormai deve mostrare a tutti che una malattia fortemente infettiva, come il Covid-19, non viene evitata con la paura e, quindi, con i report quotidiani che descrivono le caratteristiche dei pazienti deceduti e positivi e con la distribuzione geografica dei decessi, ma con la consapevolezza di dover necessariamente convivere con il virus che attenta alla nostra vita e tenerlo controllato con quanto la scienza ci offre.
Ogni imposizione, ogni proibizione data ed imposta – diciamolo pure – paralizza, come possiamo osservare, la società e l’economia e diventa, quindi, non solo dannosa ma anche inutile e controproducente. Non è più il tempo delle proibizioni. A nessuno, infatti, sfugge che negli ultimi decenni abbiamo assistito a macroscopico fenomeno socio-culturale che ha scardinato e abolito d’un colpo tutti i divieti. Che questo sia un bene o un male: non è questo il problema che adesso ci poniamo. Tutto, oggi, diventa frutto della spontaneità. Per non mettere a disagio la spontaneità del flusso del pensiero, tutto è messo, ai nostri tempi, in soffitta. Nel passaggio poi dalla modernità alla postmodernità degli ultimi anni, con l’imperversare dell’individualismo, accentuato all’estremo dall’attuale era del digitale, il fenomeno del “vietato vietare” si è imposto come regola indiscussa e indiscutibile.
Al di là, quindi, delle tempeste informative televisive, dalle quali dovremmo cercare di difenderci, limitando l’ansia dell’ascolto, occorre che ciascuno di noi attivi un’opera di convincimento di un unico obbligo, che nasce dal principio dell’autoconservazione dell’individuo e della specie, che è ad un tempo un principio morale e sociale: salvaguardare, cioè, la nostra e l’altrui vita specialmente quella degli anziani e dei più fragili.